Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

L’invito alla speranza del Papa missionario

Opinionista: 

Non è agevole commentare l'epocale viaggio di Papa Francesco fra la Cuba cattolica intrisa di ritualità spiritica, riemersa da un marxismo castrista fallimentare e gli Stati Uniti che, orfani del proprio imperialismo decadente, tentano di confrontarsi, con il coraggio e la spregiudicatezza tipica della loro democrazia, sulle nuove sfide sociali ed ambientali e le radicate, quanto discutibili, tradizioni libertarie sul possesso maniacale delle armi e il ricorso alla pena di morte, come espressione unica di giustizia, ottuso retaggio di un severo calvinismo di seicentesca memoria. Per alcuni versi, anzi, ogni commento, politico, religioso, etico o partigiano che sia, può raccogliere un consenso di merito, per il motivo che ognuno ritiene di potervi leggere la propria dottrina, l'adesione politica di Francesco alle proprie tesi conservatrici o populistiche, liberali o ultramarxistiche, dimenticando una semplice verità: l'uomo venuto dall'altro capo del mondo, dal quel Sudamerica fertile terreno per le manipolazioni imperialiste Usa, il prete che ha sempre privilegiato i poveri e gli oppressi delle sue baraccopoli argentine, ha un solo credo, Gesù Cristo, ed un unico modo di professarlo, attraverso la speranza e la misericordia, magari anche offrendo di recitarlo a memoria, se necessario! Un antico aforisma recita che "spesso la forma è sostanza", ed è un aspetto di questi giorni americani di Bergoglio che dovrebbe far riflettere e mettere tutti d'accordo: è come se l'anima e la formazione gesuita del Papa abbia accantonato, ma solo in nome della secolare discrezione diplomatica vaticana, l'impeto passionale e genuino della predicazione errante francescana, per poter raccogliere più facili consensi alle sue parole e qualche osservatore sembra non aver gradito questa forma inattesa di "retromarcia ideale" del Papa. Abbiamo già in altre occasioni evidenziato la perfetta fusione culturale delle due anime, gesuita e francescana, in Francesco, ottenuta attraverso un sapiente filtraggio di autodisciplina teorica e pratica che ha formato negli anni il prelato argentino, e, come ogni buon pastore di anime, usa modalità e azioni adeguate in relazione al "gregge" che è chiamato a riportare sulla retta via per convincerlo che solo la misericordia verso i meno fortunati o la speranza verso un futuro di rinascita spirituale, economica ed ambientale può garantirci una migliore esistenza ed evitare conflitti sanguinosi e disuguaglianze drammatiche in nome della fede. È l'affermazione enciclica della Laudato si, perciò mai come in questi giorni la sostanza dei gesti simbolici, la scelta di non derogare dal suo scopo pastorale, che culminerà a Filadelfia, al Meeting mondiale delle Famiglie, il ridurre all'essenziale la sua frequentazione dei "potenti", e urlare timidamente ma con fermezza e spudoratezza francescana il suo "no" alle armi ed il suo "anatema" ai fabbricanti e venditori di morte, ha esaltato la forma dei suoi discorsi, del suo "speech" dalla tribuna congressuale a tutti gli americani in un inglese tentennante, ma nello spagnolo dell'anima agli homeless e ai figli di migranti in Saint Patrick Church. E non induca incomprensione il sincero saluto proprio a quella cospicua rappresentanza governativa discendente dai migranti di tutte le estrazioni, ma con una preponderante maggioranza di origine europea e neolatina, perché soltanto un così simbolico richiamo avrebbe potuto dar forza ai concetti espressi nel seguito del discorso. "Politico" un quotidiano della Washington governativa, un giornale "di nicchia" per lo specialistico target a cui si rivolge - nessun politico americano può fare a meno della sua presenza sulla propria scrivania - ha infatti titolato il suo commento con un'inequivocabile espressione di Francesco: "Do unto others as you would have them do unto you", non fate agli altri ciò che non vorreste che facessero a voi. È il senso pieno dell'insegnamento cristiano, il motivo conduttore dell'ecumenismo bergogliano, della sua meravigliosa sintesi del pensiero gesuita con l'afflato di San Francesco. Al di là dei commenti di comodo, pur in una forma più attenta e pragmatica, Francesco non ha arretrato d'un passo, e comunque si affronti la questione del nuovo millennio, ha pronunciato parole che sono destinate ad incidere, ad accendere ancor più il dibattito in quella nazione, dove le differenze programmatiche e ideali fra repubblicani e democratici e l'attenzione di una maggioranza scettica sono in fondo soltanto nella forma ma non nella sostanza appunto; una su tutte: il revisionismo critico della proliferazione delle armi nelle famiglie e la discussa apertura ai matrimoni omosessuali. Tutto ciò, il suo discreto lavoro ai fianchi di una rappresentatività egemonica mondiale, è risultato ancor più evidente nell'intervento alle Nazioni Unite, dove, libero dai vincoli di diplomatica ospitalità, pari "inter pares", ha chiuso idealmente il cerchio del suo credo di speranza per il futuro del pianeta, la sua missione di umile ma solenne paladino di quella umanità "scartata" come spazzatura dalla cecità nazionalistica, dai falsi "nominalismi declamatori", dai rifiuti costanti dei diritti dei diversi, degli oppressi, di quel potenziale umano sacrificato sugli altari del paganesimo culturale, del neoimperialismo economico. Forte è stato il richiamo a combattere, sempre attraverso i buoni uffici consultivi dell'Onu, il crescente disprezzo per la vita umana, per i bambini defraudati del proprio futuro, venduti al mercato della carne umana, come merce di scarto, nel perenne saccheggio dei fondamentali diritti dell'uomo, unica base, citando da Paolo VI, per costruire una casa comune di comprensione, rispettando l'ambiente martoriato, avvelenato, causa inesorabile di una ancora evitabile catastrofe mondiale. E se appare apprezzabile il richiamo alle esortazioni de "l'uomo della speranza", con lo storico accordo sul clima siglato da Obama col primo ministro cinese, a noi, gente comune di questo pianeta amato e torturato, non resta che attendere ulteriori conferme all'appello del Papa missionario, che nella sua semplice normalità non cessa mai di stupirci, e di mostrarsi un "diverso".