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La politica e le idee alla ricerca di “autori”

Opinionista: 

S’ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo…. Per carità, non siamo con il manzoniano Conte di Carmagnola alla guerra (1427) tra veneziani e milanesi, ma alla “mobilitazione generale” dei partiti napo-campani per la “conquista del potere” il 4 marzo: Napoli in testa e, al seguito, i capoluoghi di Provincia contornati dal fitto tessuto dei 550 Comuni. Gli squilli di tromba sono un passaparola “silenzioso e sotterraneo” che sanno bene a quali orecchie debbono arrivare. In campo pochi i combattenti “senza macchia e senza paura”. Al contrario, troppi quelli che vedono nella politica l’unica via per una sistemazione comoda, rapida e fruttuosa. La politica mercato, i partiti taxi che si prendono (lo ripeteva come un mantra Bettino Craxi che certamente di queste cose ne capiva), si paga la corsa e via dove si vuole. *** CLIMA DEPRIMENTE. Le polemiche aiutano però a capire. Ce ne fossero molte come quella che ha visto “duellanti” personaggi di rilievo culturale-istituzionale come Giovanni Maria Flick e Franco Roberti. Tesi dell’ex ministro della Giustizia e già presidente della Corte Costituzionale: preferibile che i magistrati procuratori della Repubblica non entrino in politica subito dopo aver lasciato, per pensionamento, un alto incarico (“si riduce l’immagine di terzietà a chi rappresenta la Giustizia; meglio una pausa temporale”). Espliciti i riferimenti a Pietro Grasso e al napoletano Franco Roberti. *** PICCATA RISPOSTA. Come l’abbia presa l’attuale Presidente del Senato non sappiamo. Immediata, ampia e argomentata, invece, la replica dell’ex (ma da poco) Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo. Non mi candido, afferma in sostanza Franco Roberti, non per le obiezioni di Flick, ma solo perché c’è un clima politico deprimente tra “sfrenata corsa alle candidature e mirabolanti promesse”. Oggi consulente del ministro dell’Interno Minniti per terrorismo e criminalità, Franco Roberti decide coerentemente di continuare una battaglia che ha condotto, con importanti risultati, da Procuratore nazionale. Non secondaria la sua rivendicazione, anche per i magistrati, di diritti e doveri costituzionalmente garantiti. *** UN CASO A PARTE. Ben diversa la posizione dell’attuale Presidente del Senato. In carica dal 2013, Pietro Grasso scende in politica, fonda un partito (LeU) e ne diventa leader. Fa comizi avvalendosi sicuramente, in modo diretto o indiretto, del ruolo e dell’apparato propri della seconda carica dello Stato. Ma pensiamo a cosa potrebbe accadere da qui alle elezioni. Per un motivo qualsiasi, il presidente Mattarella non può essere al Quirinale: gli subentrerebbe subito, come Presidente supplente, Pietro Grasso. Così, fatto assolutamente inedito nella storia del nostro Paese, avremmo il Quirinale “personalmente” coinvolto nella rissa elettorale (meno imbarazzante il caso di Laura Boldrini, anche lei, ancorché felicemente seduta sullo scranno più alto di Montecitorio, diventata madrina dei “liberi e uguali”. È “solo” la terza carica e non ha obbligo di supplenze quirinalesche). *** MEMORIA CORTA. Forse, come direbbe Bauman, anche la politica è diventata “liquida” al punto da non trattenere più, nel ricordo, nemmeno i fatti più recenti. Come non pensare a Francesco Cossiga negli ultimi anni della sua Presidenza? Quando si rese conto della congiura De Mita-Pci perché non completasse il settennato e si dimettesse “spontaneamente” 2 anni prima, decise di resistere diventando il primo “picconatore” della Repubblica. Da quel momento non la fece buona più a nessuno. Portato comunque a termine il mandato, assieme a Clemente Mastella fondò un partito: piccolo di numeri e dalla vita breve. Quanto bastò perché si gridasse allo scandalo. Il cronista ricorda un discorso, al Circolo della Stampa di Napoli, con cui Cossiga difendeva con veemenza sardo-italiana le prerogative costituzionali di un cittadino ancorché fosse stato per 7 anni sul Colle. Oggi (degrado dei tempi o rassegnata accettazione?) la vicenda Grasso non ha più niente di insolito. L’asticella della tolleranza è salita ancora più su. *** POLITICA DA BUONA A MALA. È un lungo viaggio nei secoli. Per respirare, politicamente parlando, un po’ d’aria ossigenata, o che meno prende alla gola, bisogna fare un bel salto all’indietro e tornare alla Grecia antica. Aristotele, fondatore dell’occidentale pensiero moderno, sostenne che la politica era l’amministrazione della polis- città cui tutti i cittadini partecipavano per il bene dell’intera comunità. Ma se il filosofo tornasse in vita oggi, cosa troverebbe? Esattamente quello che tutti noi vediamo cogli occhi: una corsa sfrenata a chi arriva primo al denaro pubblico e a chi se ne porta a casa la fetta più ghiotta. Tutt’intorno un intreccio di azioni illegali, una rete omertosa che coinvolge amici, parassiti e complici. Aristotele, nato a Stagira nella Macedonia, morì “calcidese”: oggi prenderebbe “a calci”, e non solo figurativamente cominciando proprio da Napoli, una quantità di candidati. *** MONITO DI GIORGIO NAPOLITANO. La nuova edizione di un libro di Thomas Mann, di cui firma la prefazione, consente al Presidente emerito della Repubblica (primo al Quirinale per 9 anni) di rilevare “l’impoverimento generale della politica e dei suoi motori” e di richiamare alla responsabilità chi ancora è in grado di farlo. Come dire: servono idee, programmi e “attori” seri, non commedianti improvvisati. *** PENSIERO PER UN “RIECCOLO”. Sulla più alta delle poltrone/il Massimo D’Alema/non fu mai la soluzione/ ma sempre il problema/. Pensava a Baffone/e si ritrovò Baffino.