La sventura di Napoli è NÀlbero smontato
Mentre impacchetto il mio albero di Natale lasciato a sfidare gli spifferi dei venticelli che annunciano la Pasqua, soltanto per far felice i miei piccoli figli intenti ad improvvisarci giochi e rotonde fantastiche intorno, mi accorgo di aver battuto il record di permanenza di un altro albero finto in un'altra rotonda. Le "polemiche" intorno al nostro albero sono state tipiche di ogni famiglia: come addobbarlo, distribuire le luci e l'effetto neve e quanti dolciumi appendere per poterli sgraffignare di nascosto. Tutto comunque nella lieta dialettica natalizia del nucleo familiare, e nella speranza di poter ripetere il rito al prossimo anno. Abbiamo smontato il nostro albero, rivivendo insieme i momenti precedenti, i giorni di gioia, lo stupore per i doni "inattesi per finta", le grida di stupore, gli abbracci: un ulteriore percorso di unione d'intenti e di affetti, insomma, che avremmo voluto non finisse mai. Quanta differenza con l'altro sulla Rotonda! Certo, a molti il paragone potrebbe sembrare fuori luogo, verrebbe da dire, alla Di Pietro, "che ci azzecca!", ma un albero di Natale, naturale o finto che sia, narra molto di più di un breve lasso temporale, di un'operazione di marketing dallo sfumato ritorno turistico, di uno stupido record mondiale in altezza, di una luminaria godibile a pagamento. E, se il metro di giudizio sul successo di questa dubbia idea è stato l'incredibile numero di selfie che la gente caciaresca ha inteso fare per immortalare il grande momento storico, come ammesso dall'assessore Daniele, beh, di cosa stiamo parlando, solo di un'altra occasione a buon mercato per ribadire il panorama oleografico e sventurato di Napoli nel mondo. Il nostro picaresco sindaco de Magistris ha precisato che dal mare lo spettacolo era incredibile. Già, perché la Rotonda Diaz, prima dell'inclito progetto, era incastonata in un panorama di monnezza... e quella copia natalizia di Torre Eiffel casereccia ha portato finalmente Napoli fra le bellezze mondiali da salvaguardare! Nulla in contrario che amministrazioni comunali e commercianti provvedano ad addobbare le strade durante il Natale, ma la misura della finezza estetica dovrebbe sempre essere salvaguardata. Purtroppo annotiamo che lo stupido rintuzzarsi scenografico e parolaio fra il governatore salernitano ed il sindaco arancione sta riempendo pagine di cronaca e di storia da dimenticare in fretta, con un deleterio impatto sulla nostra Napoli, che grazie ai fattacci degli ultimi giorni si allinea al degrado di una mediocrità politica nazionale. In tal senso, non c'è "scandalo o choc" da commentare; quando crediamo di aver raggiunto il fondo, veniamo subito smentiti. Pensare che Napoli, nonostante la sua parte sana e laboriosa si sforzi, sia libera dal giogo dell'intrallazzo e dell'infezione malavitosa, è soltanto un'idea peregrina. Paradossalmente NÀlbero ne sintetizza la storia tragicomica, una città "usa e getta" montata e smantellata a piacimento di chi la sfrutta, esaltata o ridicolizzata come una volta con la pizza e i mandolini, ma "sventrata" senza ritegno, della sua nobiltà, del suo sentimento popolare più schietto, della sua cultura centenaria, dai suoi stessi figli. Da Napoli si scappa, e i fuggiaschi non sono certo gli intellettuali, questi ormai hanno abbandonato Napoli da un pezzo, col fisico e lo spirito, pronti però a celebrarne da una "comoda lontananza" le brutture e il decadimento, ma è un esodo silenzioso e dolente di popolo, stanco di subire, in cambio di gratificazioni festaiole e di facciata, l'arroganza e la spudoratezza di una classe dirigente plasmata da imbrogli, connivenze e grassazioni. Noi siamo qui, nemmeno sorpresi da questi continui e sotterranei intrecci fra politica, cosiddetti intellettuali e malaffare che le ultime cronache ci propinano, semmai la magistratura avesse ragione, può offenderci questo strano connubio fra gente di cultura e gente di bassissimo profilo assurta al potere e alle responsabilità istituzionali. Infatti, come in un meccanico albero di Natale le luci splendenti abbagliano ricoprendo un intreccio grezzo e oscuro di abili marchingegni, così l'immagine di questa città trasmette falsi splendori, adagiandosi su un'architettura tufacea e cavernicola, che nasconde e allontana la soluzione dei segreti e misteri della sua "grande bellezza".