Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Le babygang sono parenti del marketing gomorroide

Opinionista: 

Nel mio libro “Luci a Scampia” (Minerva), dopo essermi opposto da solo alle riprese di “Gomorra”, avevo anticipato e previsto quanto sta accadendo per mano di giovani influenzati e plagiati dal male e questo scontro e passerelle politiche su chi è più bello. Ecco uno stralcio: “Il successo di share ha trasformato Gomorra in una pseudo griffe culturale per le nuovissime generazioni. Purtroppo "Gomorra - la serie" complice l’assenza ed incapacità delle istituzioni ha una parte di responsabilità in quello che sta accadendo nelle strade di Napoli, perché propone un modello culturale sbagliato e solo esempi negativi neanche affrontati dalla politica. È una serie all'americana dove i camorristi sono belli, forti, uccidono e non hanno paura di essere uccisi, senza esempi positivi o figure sane. Ma vogliamo davvero questo? O forse, caro Saviano, sarebbe opportuno lavorare di più sulla cultura e potenzialità della città?”. Come ho spiegato e scritto nel libro non ho mai avuto nulla contro Saviano. Anzi, quando uscì il suo libro ne ero attento lettore poi deluso. Mi piaceva la sua forza e la sua verità ma poi non ho mai visto il bene e lezioni di civiltà. Con il successo è la fama qualcosa in lui è cambiato: è entrato a far parte del presepe di quelli che non sbagliano mai. Il partito di "nessuno tocchi Saviano" è tra i più forti in Italia. Impossibile tentare di ragionare su posizioni diverse dalle sue perché si diventa, automaticamente, complici della camorra e si rischia come accadde a chi si schierò contro “Gomorra”. Ma così non si va da nessuna parte: anzi, si alimenta il gioco di chi fa ciò che vuole dell'immagine di Napoli. E così, sotto l'alone di intoccabilità, si possono coprire operazioni commerciali, molto redditizie, che dell'idea distorta di questa città hanno fatto una moda, una firma. Questo io rifiuto in modo categorico: che la narrazione prevalente, con il benestare di intellettuali e gruppi di potere, mortifichi quanto c’è di buono in città ed accade anche nelle periferie. Durante il mio mandato da presidente dell'VIII Municipalità ho visto molte cose cambiare: operazioni di magistrati e polizia che hanno debellato le piazze di spaccio, la creazione di uno sportello anticamorra, la reazione di molti cittadini ed esercenti alle intimidazioni, il lavoro di associazioni e parrocchie. Oggi la criminalità organizzata, che pure è attiva, non è così più forte ma i giovani si stanno perdendo vittime di fenomeni di emulazione pericolosi. Tra l’altro Saviano e la produzione della serie sono rimasti fermi a dieci anni fa ed ora si alimentano di quanto si è seminato con il marketing del male e della violenza. Di fatto anche qualche risposta a Roberto Saviano a seguito delle sue solite e ultime interviste su “Gomorra - La Serie”, avendo governato per cinque anni Scampia, il territorio divenuto per concessione di De Magistris “teatro” della fiction, penso di poter replicare allo scrittore. Saviano, infatti, pur incalzato dalle puntuali domande, si limita a ribadire la sua verità: il male è nei fatti, non in chi li rappresenta. Senza riconoscere - forse proprio perché ormai distante fisicamente anni luce da quelle terre - l’autentica “mutazione antropologica” che quella stessa rappresentazione sta contribuendo ad alimentare. Qui non si vuole certo fare del negazionismo e gli ultimi a farlo dovremmo essere proprio noi, che da difensori della parte civile stiamo ricostruendo tutti gli orrori avvenuti anche in un’enclave camorristica come il Parco Verde di Caivano. Ma è proprio in virtù di questo inedito “superamento del fronte”, verificatosi anche tra alcune famiglie di ventenni e trentenni a Caivano, che chiediamo a Saviano di riflettere sulla sua posizione, ormai cristallizzata in decine di pubbliche affermazioni. Perché non è vero che la rappresentazione del male non possa produrre, nelle menti fragili di chi vive, nasce e muore senza punti di riferimento e famiglie sane alle spalle , danni irreparabili, peggiori del male vero in sé. Certo, la narrazione cruda della realtà di Gomorra produce, come era nel suo intento, un salutare sussulto negli studiosi, negli storici e nei sociologi, così come nelle menti più avvertite e acculturate fra le giovani generazioni ma bisogna seminare ed investire nel bene e nella cultura non sulla violenza. Non ha prodotto alcun effetto nella classe politica locale – contrariamente a quanto da tutti auspicato – né tanto meno in quella nazionale, come si è visto. Portata in tv, assume invece effetti devastanti su quei “figli di nessuno” che vedono nei clan e nella violenza l’unica “impresa” pronta ad “investire” su di loro, come giustamente ha osservato lo stesso Roberto Saviano. Al di là dell’imprinting morale e materiale indelebilmente lasciato su questa generazione, “Gomorra – La Serie” ha prodotto nel quartiere altri effetti non meno ignobili, che forse il grande scrittore ignora. Consiglio a Roberto Saviano, malgrado sia sempre in giro per il mondo, quanto capita a Parigi di fare un salto alla redazione da David Doucetb lo scoprirà il perché! Forse, forse capirà cosa sta davvero succedendo a Napoli, la “cinecittà di Gomorra”.