Le bugie hanno le gambe corte
L’intervento militare russo in Siria sta contribuendo a fare chiarezza su quanto avviene in Medio Oriente. Ora sappiamo ufficialmente che l’abbronzato premio Nobel per la pace è il principale responsabile della guerra in Siria e sostiene militarmente i terroristi islamici. Egli è, di conseguenza, responsabile della diaspora di sette (o forse dieci) milioni di siriani, molti dei quali stanno invadendo l’Europa, usando la forza per varcare le frontiere (è accaduto, da ultimo, nel tunnel ferroviario sotto la Manica). La cosa è venuta fuori (ma già tutti sapevano che i tagliatori di gole usano soprattutto armi americane) quando il guerrafondaio premio Nobel per la pace ha messo in guardia Putin dal rischio che i suoi bombardamenti facessero la bua ai consiglieri militari statunitensi e, successivamente, ha mobilitato la Nato in difesa degli oppositori al regime di Assad. Ma chi sono questi oppositori che non coincidono con il sedicente califfato (califfato che, a parole, il guerrafondaio premio Nobel per la pace vuole combattere)? Si tratta, nientemeno, di al Nusra, braccio armato di al Qaida in Siria, che negli ultimi anni ha sconfitto i cosiddetti moderati amici degli Usa, rilevandone sedi, combattenti e armamento. Al Nusra gode anche di una spiccata simpatia del petrusinièllo Renzi. Costui, incapace di riportare in patria il militare ostaggio degli indiani, ha elargito ai terroristi dodici milioni e mezzo di dollari, pari a undici milioni di euro (cifra tenuta segreta per non far incazzare i contribuenti), al fine di riscattare Greta e Vanessa, le due pasionarie talmente coccolate dai loro amici qaidisti da programmare un altro viaggetto. Si vede che non sono state trattate come le donne yazide, sottoposte a stupri seriali; o forse sì e la cosa è loro tanto piaciuta. Ma torniamo agli Usa dell’abbronzato Nobel e supponiamo per un momento che l’opinione, assai diffusa, di una segreta alleanza tra americani, sauditi, turchi e tagliagole dell’Isis sia priva di fondamento. Supponiamo che Obama voglia davvero sconfiggere il sedicente califfato, anche se finora ha fatto soltanto quel che fa Renzi per risolvere i problemi dell’Italia: “Chiàcchiare abbacante”, per dirla alla napoletana, “chiàcchiare sulamènte e niénte cchiù”. Dovremmo, allora, concludere che l’intelligenza politica e le capacità gestionali dell’abbronzato presidente non si discostano da quelle dei sindaci Marino e de Magistris e del presidente Crocetta. Historia magistra vitae, diceva Cicerone. In questo caso Obama non ha bisogno di cercar lontano; gli basta un’occhiata alla storia recente del suo paese. Nel 1961 gli Usa decisero di intervenire nella seconda guerra d’Indocina, esplosa due anni prima, in sostegno a Ngo Dihn Diem, presidente cattolico del Sud Vietnam. John Kennedy (anch’egli cattolico) decise che Ngo era un dittatore cattivo ed ordinò alla Cia di attuare un colpo di stato e l’assassinio dello statista sudvietnamita. Egli ignorava, evidentemente, che “chi di spada ferisce, di spada perisce”: Ngo Dihn Diem fu assassinato il 2 novembre 1963, John Fitzgerald Kennedy appena venti giorni dopo. Il democraticissimo governo insediato dagli Usa in Vietnam non ebbe alcun ruolo nella guerra: i militari statunitensi impegnati salirono da sedicimila a duecentomila, ma non cavarono un ragno dal buco e così, il 29 aprile del 1975, gli americani furono costretti a una ignominiosa fuga, abbandonando l’Indocina alla conquista comunista. Assad, come Ngo, è un cattivo dittatore che opprime il suo popolo; insieme agli alleati russi, bombarda obiettivi civili e ammazza i bambini. Ma queste cose le dicono proprio gli americani, accusati di crimini contro l’umanità per avere, in questi giorni, bombardato e distrutto un ospedale di “Medici senza frontiere” in Afganistan? Quegli stessi americani che non si vergognano degli inutili massacri di Hiroshima, Nagasaki e Dresda né delle condizioni in cui hanno ridotto Iraq, Libia e Siria? Io vorrei mettere in bocca a Putin le parole appropriate per rivolgersi ad Obama: “Ragazzino, lasciaci lavorare!”. Aggiungerei, a titolo personale: “Smettila di dire bugie, ché hanno le gambe corte. Renzi, tuo fedele ammiratore, ha imparato molto da te. Per nostra disgrazia”.