Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Le mille immobilità che bloccano Napoli

Opinionista: 

“Ogni volta che ritorno a Napoli è come se un vecchio film in bianco e nero si srotolasse davanti ai miei occhi, un film visto già tante volte, e che spesso s’incanta sopra un fotogramma”, così scriveva nel libro “L’occhio di Napoli” Raffaele la Capria. E aggiungeva: “Questa immobilità è non solo nelle cose, io la sento anche nella gente. Parlo di un’immobilità collettiva, che viene dalla impossibilità - oggettiva , o come tale percepita - di risolvere “il problema Napoli” e dunque il problema della propria vita nella città…. L’immobilità che sovrasta il fragore del traffico, i palazzi corrosi, le finestre sbiadite…. Quanti aspetti ha questa immobilità che sembra aver preso stabile dimora a Napoli..?”. Era il 1993. Dopo ventitrè anni, nel corso dei quali si sono avvicendati nei “palazzi” che contano - Bassolino, due mandati al Comune, due alla Regione, Iervolino due mandati pieni a Palazzo San Giacomo, infine de Magistris con un solo mandato al Comune - c’è ancora qualcuno, che non sia uno spergiuro, che possa dire che Napoli sia realmente cambiata rispetto a quella narrata da La Capria? Qui ormai è tutto un miraggio: sviluppo, occupazione, modernizzazione, recupero delle periferie, prevenzione del flagello criminalità. È affondata finanche l’unica, tradizionale risorsa del territorio, di cui sono rimasti inascoltati gli appelli alla riqualificazione del centro storico, alla riduzione delle tasse, al sostegno per fronteggiare o calmierare canoni capestro. Ci viene da dire che “Il letargo esistenziale” denunciato di recente da De Rita, presidente del Censis, nel suo rapporto annuale sul Paese, “prigioniero di scandali, corruzione, incapace di progettare un futuro”, trovi a Napoli per davvero la sua massima espressione. Oggi è “immobilità” “l’attivismo” di un ex sindaco ed ex governatore, come Bassolino, responsabile, diretto e indiretto, di larga parte dell’odierno declino, sfacciatamente tornato in campo, che promette “idee nuove” per la città, si scopre poi, tutte vecchie: quelle mai realizzate ai tempi del suo blindatissimo potere. Ancora: “immobilità” “ è la conflittualità permanente del sindaco de Magistris, che rivendica la regia comunale su Bagnoli, svilita da venti anni di inconcludenza, di cui non è responsabile ma potrebbe anche rispondere per i suoi odierni colpi di testa. “Immobilità”, infine, è il ricorrente grido di dolore per la escalation criminale e le guerre di camorra, soffocato da sterili, estenuanti diatribe. Con un enigma finale: se debba o no intervenire l’Esercito in funzione dissuasiva o di supporto alle forze dell’ordine, e scoprire poi che il suo eventuale impiego infastidisce chi ha ancora un’idea mentale “panglossiana” di Napoli come il “miglior dei mondi possibili”. Intanto la disoccupazione tocca picchi da capogiro, mentre il “mobilissimo nullatenente” Bassolino, in vista delle primarie di marzo, sbarca il lunario, sfornando “pizze” di umorismo. L’ultima? Eccola: «Napoletani, andremo avanti, casa per casa». Giusto chiedergli: «A fare che cosa? ». Elementare Watson: “La raccolta differenziata che non fece lui e non ha fatto neppure de Magistris”.