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È l’era del web: “selfo” ergo sum

Opinionista: 

C’è un nuovo (e nemmeno più tanto) spettro che si aggira sulle nostre strade mietendo vittime e dolori. È lo smartphone che, in sé, sarebbe un dispositivo anche innocuo e, anzi, di massima utilità, se non fosse che si usa in modo sempre più irrazionale, convulso e forsennato. L’ultimo caso balzato agli onori (si fa per dire) della cronaca è quello relativo alla giovane automobilista (appena 25 anni!) schiantatasi in autostrada subito dopo aver postato agli amici, su “whatsapp”, un video che la ritraeva alla guida della sua vettura alla velocità di 170 km/h. Una follia, pagata, purtroppo, con la vita, che poteva avere conseguenze ancora più tragiche se avesse coinvolto altri ignari automobilisti. E ciò semplicemente per superficialità e inconsapevolezza. Usare il telefonino in ogni frangente della propria vita è diventato, infatti, un gesto talmente abituale che impedisce di cogliere gli effetti perversi (e non sono pochi) di questa vera e propria dipendenza. Soprattutto alla guida, lo smartphone costituisce un rischio letale, come e più dell’alcol, perché distrae e rallenta i riflessi, illudendo chi lo usa di tenere comunque la situazione sotto controllo. D’altronde, questo comportamento è l’inevitabile riflesso del “must” della nostra era che impone di saper rispondere a più stimoli contemporaneamente, moltiplicando le azioni in simultanea. E così si ascolta il telegiornale leggendo contestualmente le notizie che scorrono ininterrottamente sullo schermo; si chatta sui social network tenendo aperte più conversazioni, nello stesso istante e su argomenti diversi; si legge un libro con un occhio sulle pagine, l’altro sul display del telefonino o sul monitor del tablet e con gli auricolari nelle orecchie per ascoltare musica ecc. È una sollecitazione continua all’iperattività che trasmette ansia e stress, diventando un male sociale. In questo contesto, lo smartphone, in quanto strumento in grado di assicurare contatti e scambi di informazioni ed emozioni su più livelli, in tempo reale, con qualsiasi parte del globo terrestre, costituisce il simbolo perfetto del nostro tempo: la testimonianza incontestabile della nostra presenza nel mondo. Estremizzando: si esiste fintantoché si compiono atti che possono essere immediatamente condivisi con gli altri, ricevendo riscontri, positivi o meno, in un continuo gioco di feedback. Ci si alza la mattina e si dà un corale buongiorno alla tribù degli amici/ conoscenti in contatto sui vari social disponibili, con un bel selfie della colazione in procinto di essere mangiata. Per un briciolo di residuo pudore, si evitano riproduzioni personali della fase preparatoria in toilette per poi, subito dopo, interrogare le solite chat per dirimere i dubbi sul vestito da scegliere. E così si va avanti, ininterrottamente, nel prosieguo della giornata in un continuo scambio di immagini e video sui singoli atti compiuti (anche i più insignificanti) e commenti sulle superficiali emozioni provate. E’ inevitabile, quindi, che questo comportamento venga assunto pure alla guida, in quanto parte integrante del vissuto quotidiano di una molteplicità di persone, giovani e adulte che siano. Fino ad arrivare alle situazioni di “cortocircuito” costituite, appunto, dall’incidente stradale, ma anche dal ciberbullismo, come dimostrano i recenti casi di ragazze vittime di filmati privati diffusi in rete senza consenso. Prima che sia troppo tardi, è ora di correre ai ripari. Vietare o sequestrare lo smartphone, a seconda delle circostanze, così come è stato proposto da qualcuno sull’onda emotiva di certe disgrazie, serve a poco. Prima della repressione, infatti, si dovrebbe attivare un processo educativo per un corretto uso delle nuove tecnologie. Ecco ciò che manca, in famiglia, nella scuola e, più in generale, nella società: un codice etico per l’utilizzo razionale e discreto di queste apparecchiature. In Giappone, per esempio, è severamente proibito parlare al cellulare sia nei mezzi pubblici che alle fermate e stazioni, per non arrecare disturbo a chi è intorno. In Svezia, sono stati installati segnali stradali di pericolo per mettere in guardia i “phono-dipendenti” dai rischi della distrazione. Ed oggi sono allo studio soluzioni intelligenti che, finalmente, disattivano lo smartphone quando l’auto è in movimento. Insomma, dobbiamo partire dai fondamentali per allevare “generazioni cibernetiche” responsabili e consapevoli del fatto che l’uso indiscriminato e senza regole dei prodotti “hi-tech” rischia di nuocere alla propria salute, se non addirittura alla vita, ed alla stessa civile convivenza