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Libia, il brutto suolo dell’odio

Opinionista: 

Cari amici lettori, quando mi guardo alle spalle e rileggo i miei scritti degli anni passati, ho la sensazione di essere una specie di Cassandra: una sensazione che assolutamente non mi piace. Da anni, ormai, vado ripetendo che siamo in guerra con gli adoratori di Allah e, fino a pochi giorni fa, riscuotevo, fra gli addetti ai lavori, ironici sorrisetti di sufficienza. Oggi un coro di opinionisti ripete che la guerra è in corso: davvero una bella scoperta, giacché più di un’organizzazione islamica ce l’ha dichiarata espressamente. Ora mi conforta un articolo di Franco Cardini, uno dei maggiori esperti europei di cultura islamica. Sono d’accordo con lui sul fatto che non possiamo muovere guerra a un miliardo e ottocento milioni di musulmani: per questo è necessario allearci, oltre che con la Russia (che, essendo parte dell’Europa cristiana, è nostra amica), con l’Egitto, con la Giordania e con gli altri governi islamici che temono i jihadisti senza essere paralizzati dalla paura. Tengo a precisare, però, che i dittatori musulmani e i cosiddetti musulmani moderati non sono né potranno mai essere nostri amici: sempre musulmani sono. Dobbiamo allearci con loro perché sono nemici dei nostri nemici. Ma si tratta di tattica, non di strategia e le due cose non vanno confuse: non a caso i governi degli Usa e della Francia hanno combinato soltanto guai con le loro mosse tattiche, privi come sono di una strategia di contrasto del nemico. Pensate alle cazzate più recenti, come le guerre fatte a Gheddafi e Saddam Hussein e quella progettata ad Assad, ma anche agli interventi precedenti in Afganistan, in Somalia, in Bosnia, in Kosovo e via dicendo. In Iraq, in Siria, in Libia i tagliatori di teste sono stati armati, direttamente o indirettamente, da Usa e Francia. Stupidità pura o autoevirazione, alla maniera di Origene, per glorificare la dea Democrazia? Sono anni, del pari, che vado ripetendo, contro il suicida buonismo e l’affaristico interesse delle cooperative rosse, che gli arrivi dei barconi non sono soltanto una fuga dei miseri, ma soprattutto un’invasione ben programmata. Ora ce lo confermano i jihadisti libici che minacciano, se attaccati, di spedirci cinquecentomila migranti in una sola volta! E, tanto per chiarire quanto ci considerino, minacciano con i kalashnikov i militari della nostra guardia costiera che, tanto per chiarire quanto siamo imbelli, agiscono su vedette disarmate. I criminali pretendono e ottengono di riavere indietro il barcone dal quale sono stati prelevati i migrati appena partiti dalla costa libica. Risultato: Libia - Italia 1-0! Roba che non riesce neanche ai Ct della nostra nazionale di calcio ai mondiali! Nella stessa Libia, dopo che i jihadisti avevano mostrato in un video la decapitazione di 21 copti egiziani rapiti a Sirte tra dicembre e gennaio, l'Egitto ha bombardato postazioni dell'Isis a Derna, Bengasi e Sirte, uccidendo una cinquantina di miliziani. I fondamentalisti hanno reagito con il rapimento di altri 35 braccianti agricoli copti (di religione cristiana e nazionalità egiziana) e gli egiziani hanno promesso altri attacchi. Al Sissi, come Abdallah, dunque, non si tiene gli schiaffi. Ma fa schifo che la reazione debba venire da un musulmano, mentre i governanti dei popoli cristiani se ne fottono altamente, come al solito. Anzi, alle richieste di egiziani e libici per un nostro intervento, Renzi ha smentito i suoi ministri degli esteri e della difesa, affermando recisamente che per ora non se ne parla. A suo tempo, invece, Napolitano e Frattini forzarono Berlusconi perché l’Italia fornisse le basi a Sarkozy e Obama che volevano far fuori Gheddafi, con i bei risultati che io previdi fin da allora e che oggi vediamo realizzati. La democrazia in Libia? Si può essere così imbecilli da credere una cosa simile? No di certo, per cui fu, ovviamente, esemplare malafede. Dovrei parlare, a questo punto, dei fatti di Copenhagen, dei missili puntati sull’Italia, della minaccia che grava su San Pietro e sul Colosseo, dell’inesistenza di una politica europea e del suicidio dell’Italia, ma non mancherà tempo. Si tratta, invero, di argomenti molto complessi, che non è possibile esaurire in poche righe. Concludo allora ricordando che, poco più di un secolo fa, nel 1911 per l’esattezza, furoreggiò una canzone che esaltava la conquista della Libia: si rivolgeva a “Tripoli, bel suol d’amore” ed evocava il navigare della corazzata, il rombo del cannone e la marcia di marinai e bersaglieri. Certo, sono tempi diversi, ma anche perché allora c’era gente con i cosiddetti e Renzi non c’era. Bene, oggi dovremmo, al contrario, parlare di “brutto suolo dell’odio”. E lanciare le maledizioni del caso ai criminali italiani, francesi e americani che hanno reso possibile (anzi provocato) questo malanno.