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L’invasione gialloverde nel deserto delle idee

Opinionista: 

V arato sul filo di lana il Governo, le truppe gialloverdi cavalcano adesso solitarie nelle praterie dei talk-show, del web, di una stampa incerta tra la celebrazione e il dileggio. C’è sempre una telecamera pronta a celebrare ogni e qualsiasi momento: Di Maio che sale le scale del nuovo Ministero, che apre le porte, che fa entrare tutti in saloni lindi e immacolati, là dove non era mai entrato nessuno, che ci parla della Terza Repubblica, del nuovo corso, dell’Italia che volta pagina. Salvini che anticipa lo stop ai fondi per i migranti, la fine della Legge Fornero, il reddito di cittadinanza, l’inizio di un nuovo rapporto con l’Europa. Tra folle oranti ed esaltate che stringono bandiere, che inneggiano, che vogliono partecipare, che avvertono il nuovo che avanza. E i nuovi ministri, prima ancora della fiducia di Camera e Senato sono già lì, a parlare sulle prime pagine dei giornali, pronti a lanciare nuovi slogan che stordiscono: l’indipendenza di Regioni come Veneto e Lombardia, a trazione leghista, la famiglia vista in un’ottica tradizionale, altro che unioni civili. Ed altro si prepara ed altra polvere da sparo viene predisposta perché l’obiettivo vero, più che governare, è restare mediaticamente, presenti, tutti i giorni, continuare eternamente la campagna elettorale perché non finisca mai, secondo lo schema scoperto da Trump che, contraddittoriamente, qualche risultato sta portando oltre Oceano. Tanto più, dicevamo, che i nuovi leaders si muovono in un assoluto deserto. Il Partito democratico è ancora inebetito dalla sconfitta elettorale e dai cento rovesci che lo attendono localmente nei test di questo fine settimana. Forza Italia boccheggia dietro l’implosione del centrodestra (Lega al governo, Fratelli d’ Italia in appoggio esterno e Berlusconi all’ opposizione). Si continua a ripetere sistematicamente che l’alleanza regge senza problemi ma, per come è messa oggi la formazione in campo, crederci appare davvero difficile. Le stesse forze minori, che qualcosa, comunque, potrebbero dire (Bonino, Leu) sono fantasmi. Ed ecco, quindi, che è facile recuperare spazi, invadere i programmi televisivi, battere il chiodo del governo del cambiamento, dell’Italia che cambia. In questi novanta giorni la nuova maggioranza ha detto tutto e il contrario di tutto, si è contraddetta migliaia di volte, superando allegramente ogni contraddizione, ogni alleanza elettorale, ogni logico ostacolo. Ma c’è sempre pronto un nuovo artificio da rilanciare, qualcosa di magico da proporre, perché le logiche innovative devono essere nutrite quotidianamente. Penso all’inizio del cammino dei 5 Stelle quando nessuno voleva andare in tv, perché la stampa cambiava le opinioni, fuorviava i discorsi, appariva un nemico da combattere. Oggi i pentastellati fanno la fila per andare dovunque, ad ogni ora del giorno e della notte. L’ennesimo cambiamento in un Paese senza più gomene.