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Lo sterile distinguo tra sacro e profano

Opinionista: 

Esisterà mai nella storia recente di Napoli e della sua gente un personaggio capace di suscitare passioni incontrollate, accuse feroci e snobismo da avanspettacolo, invidie e gelosie, condanna o adorazione come Diego Maradona? Bisognerebbe essergli grato almeno per il battage mediatico di questi giorni che precedono l'evento del 16 gennaio al San Carlo; per un breve lasso di tempo, non siamo stati succubi soltanto del trito ping pong dialettico del solito "trio Lescano", De Magistris, Saviano e De Luca, o di qualche inedito ritorno alla parola di intellettuali in pensione e perciò a corto di quelle laute "sovvenzioni" d'interesse culturale così generosamente elargite da una Regione Campania i cui amministratori non hanno mai compreso la differenza fra un albero di Natale e un manico di scopa. Grazie Diego, per questa ventata di freschezza, per le tue parole un po' sgrammaticate "carnali ma mai banali" che ogni tanto puntualizzano lo scenario sportivo, politico e sociale italiano ed internazionale, grazie per il tuo populismo spiccio e franco, per l'onestà che ancora ti fa riconoscere i tuoi errori e per quell'abbraccio con il figlio che ti ricordava un passato glorioso, anche se scomodo e colpevole. Grazie, perché in questo percorso d'avvicinamento alla celebrazione del primo scudetto, sei riuscito a far riemergere il peggio ed il meglio di questa nostra difficile città, dove non si spara più che in altre, non si rapina più che in altre, e c'è malasanità come in altre, dove gli intellettuali - ma ci sono veramente? - sono affetti da uno snobismo provinciale che ancora affonda le sue radici nel liberalismo paternalistico e vezzoso dei tempi borbonici, coscienti di non essere mai stati accettati dal colonialismo culturale italico. Grazie per essere al San Carlo, tramite Siani, perché hai evitato che, come auspicato da altri, l'evento fosse organizzato nel catino a temperature glaciali di un San Paolo dissestato, dimenticato in preda ad opere di restauro da circo equestre e maleodorante per il tanfo dei cessi, così finalmente il "sacro calcio" e l'interprete massimo della sua sublimazione sarà di scena nel "profano San Carlo" dove non sempre gli interpreti di uno spettacolo musicale o danzante sono stati all'altezza dello storico teatro! Vi abbiamo visto e sentito canzonettisti esibirsi, manifestazioni al limite del mero interesse politico del momento, eppure nell'anno in cui Bob Dylan, con tutto il rispetto, non ha manco l'educazione di andare a ritirare il... Premio Nobel, assegnatogli con una "larghezza di veduta culturale" che ricorda quello a Dario Fo, ci scandalizziamo della presenza del "profeta del calcio sulla Terra" nel nostro Teatro massimo, di colui che non ha alibi per una scorta onde girare per le vie di Napoli e che, all'atto pratico, ha portato il nome di Napoli all'attenzione mondiale come Totò, De Filippo, la Loren e Troisi, gente di un popolo, con tutte le sue contraddizioni, i drammi, la povertà e ricchezza. Diego sarà sempre uno di noi, Maradona è come San Gennaro per i napoletani, e non è blasfemia! San Gennaro è un patrono atipico, un Santo fratello, compagno e cumpariello, è un santo sconnesso e dissestato come i suoi protetti, resta nu santo puveriello, anche se il suo tesoro potrebbe risanare il bilancio di uno Stato ed è continua fonte di concupiscenza fra... istituzioni sacre e profane. È un Santo il cui sangue, liquefacendosi o meno, desta le stesse manifestazioni di scetticismo, proteste e accuse di paganesimo di quella miracolosa “mano di Dio" che sancì la rivincita sportiva argentina sulla sconfitta alle Maldive. E come in un "contrappasso" benefico, ogni volta che rivediamo le gesta del pibe nell'azzurro-napoli, il nostro sangue si liquefa per il calore e la delizia suprema che sa offrirci, riproducendo il "miracolo degli scudetti" che appunto sarà celebrato al San Carlo. E allora? Esiste veramente nell'accezione e nel significato che questi signori della "cultura bene" desiderano infonderci, la differenza fra il sacro e il profano? Cos'è sacro, cos'è profano? Forse l'abolizione della Sedia Gestatoria, voluta da Paolo VI, o il rifiuto di abitare nelle segrete stanze vaticane da parte di Papa Francesco, hanno fatto diminuire la sacralità della figura pontificale e della dottrina cattolica? O nel pensiero dei fedeli, del popolo, che è quello che conta, la Chiesa sta vivendo una stagione d'insperata grandezza? E quale uditorio ha decretato, di norma, il successo o meno di Verdi, Puccini e altri? Quello intenditore e povero del popolare loggione. Perciò, per una volta, non facciamo di un evento lieto e significativo, di uno spettacolo a pagamento in un Teatro alla continua ricerca di un'autonomia finanziaria, un'occasione di sterile diatriba estetica e filologica, tanto, siete “carta conosciuta” e non impressionate più nessuno.