Napoli città rifugio, ma anche città ribelle
Surreale! Come, e più, è accaduto al tempo di Antonio Bassolino con il suo… Rinascimento. Sembra che Napoli sia… nata con l’attuale sindaco de Magistris, che si attribuisce il merito del grande boom di presenze di questi ultimi tempi. Secondo il sindaco, «Napoli è vista come città rifugio e come città ribelle». Ipse dixit, anche se come slogan non c’è male, a patto che se ne capisca il significato. Così abbiamo questa straordinaria contraddizione: Napoli è agli ultimi posti nella classifica per vivibilità e per qualità della vita, tanto che coloro che possono se ne scappano, ma allo stesso tempo esercita grande attrazione turistica, perché è vista «come città rifugio e come città ribelle». A prescindere dalle cartacce, e non solo, che invadono persino piazza del Plebiscito, via Roma, la Galleria, gli spazi antistanti il Teatro di San Carlo, i Decumani. E così via, fino alle periferie abbandonate. A prescindere anche dal caos del traffico, dalle insufficienze drammatiche del trasporto pubblico. E dalla camorra invadente, con il suo carico di morti ammazzati e di violenza. Come è ulteriormente evidente con la tragica sparatoria alla Duchesca, di cui al ferimento di una bambina ed al terrore seminato tra la gente. Per fortuna la grandezza di Napoli, il suo fascino, i suoi Musei, le sue Chiese, il suo San Carlo, il suo Centro Storico, per il cui recupero proprio il sindaco non è riuscito a spendere completamente 100 milioni di euro stanziati dalla Ue, la grande tradizione musicale preesistevano all’attuale sindaco. Certo, se, invece, recuperassimo su tutti quei parametri di cui alla pessima classifica sulla vivibilità della nostra città, il boom delle presenze potrebbe essere costante e non legato a contingenze favorevoli, alle quali non è estranea la sicurezza da terrorismo. Se poi, ancora, qualcuno ripensasse a quel grande patrimonio che è l’Opera Buffa e la tradizione musicale del Seicento e del Settecento, che fece di Napoli «l’autentica capitale europea della Musica», e ne ricavasse un Festival annuale, magari in quella che è la sua “casa” naturale, il Teatro Mercadante, allora si potrebbe contare su un pubblico di alta selezione, come quello, è solo un esempio, che affolla Salisburgo nel tempo del suo Festival di Pentecoste. Tutto questo, naturalmente, al netto delle iniziative meritorie di Enti ed Associazioni, una per tutte “Il Sabato dell’Idee”, che arricchiscono la città ed il suo tessuto, determinando, come accade anche con il glorioso Istituto di Studi Filosofici, diffusione del Sapere ad opera illustri pensatori, di cui, e non solo per antica amicizia personale, Biagio De Giovanni è alfiere indiscusso. SOCIALISTA ALL’ONU. Se ne parla poco, forse perché l’Onu ha perso di ruolo nell’immaginario collettivo, ma dal primo gennaio abbiamo un nuovo Segretario generale. È Antonio Manuel de Oliveira Guterres, portoghese, socialista, già premier di quel Paese. È stato, proprio dell’Onu, Alto commissario per il difficile incarico relativo ai migranti di tutto il mondo. Ma era stato anche presidente dell’Internazionale Socialista dal 1999 al 2005. Una figura forte, dice la sua storia personale, con alcune specificità: cattolico, anche integralista, terziario francescano, ma sempre ligio alla linea del partito su alcuni temi scottanti come quelli del divorzio e delle unioni civili. L’Onu da tempo ha smesso di essere tribuna per i Grandi della Terra, che utilizzavano spesso la inaugurazione delle annuali Assemblee generali per far sapere al mondo quale era la posizione dei loro Paesi sulle questioni più impegnative. Gli anziani, come me, ricordano ancora Nikita Kruscev quando nell’Assemblea generale del 1960 si tolse una scarpa e con violenza la sbatté con il tacco sul suo banco per far sentire ancora più forte la sua voce. Così come non dimentico il discorso emozionante di Pietro Nenni a commento della Pacem in Terris, la Enciclica epocale di Papa Giovanni XXIII, alla Assemblea generale dell’Onu del 19 febbraio 1965. Altri tempi quelli della “guerra fredda” tra gli Usa e l’Urss con i rispettivi blocchi: era l’Onu la sede dove si dibattevano i grandi problemi di un mondo, certamente più semplificato. Pur tuttavia l’Onu conserva un grande spiegamento di forze, diplomatiche e militari, i Caschi Blu, per esemplificare, che sono pur sempre attivi nei più delicati focolai, per garantire la pace. Come pure l’Onu è presente e attiva sia nelle grandi questioni umanitarie, soprattutto con l’Unicef e la Fao, sia con gli Alti Commissariati, istituiti per le più delicate emergenze. Per non dire dell’Unesco e della sua grande funzione per la Cultura, di cui anche alla individuazione dei siti “Patrimonio dell’Umanità”. Da Guterres tutti si aspettano, anche conoscendo il suo temperamento, un recupero forte dell’Onu. E noi socialisti, quelli che non hanno bisogno di appartenenze contingenti per sentirsi tali, ci aspettiamo anche una caratterizzazione decisa nella direzione di un recupero di identità di largo respiro per combattere diseguaglianze e povertà. E per recuperare il valore della pace laddove è in pericolo. Ugo Intini, in un bell’articolo su “Il Mattino” del 27 dicembre 2016, racconta che il neo Segretario generale è un grande ammiratore di Filippo Turati e di Pietro Nenni, i padri del socialismo dal volto umano. Ci sono le premesse per coltivare la concreta speranza di un tempo migliore. Almeno per un diverso e più puntuale ruolo delle Nazioni Unite.