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Napoli è la città dove si decide il nulla

Opinionista: 

l sindaco de Magistris non perde occasione, anzi le inventa, per magnificare gli straordinari progressi di Napoli grazie alla sua amministrazione. Basta sentirlo dagli studi di una emittente televisiva cittadina, che è diventata il suo “Istituto Luce”. Ma la realtà è ben diversa da quella che lui espone perché non uno dei problemi veri di questa disgraziata città è stato risolto. È sufficiente citarne solo alcuni. Dopo la chiusura dell’Ilva e delle altre industrie Napoli ha perso il suo apparato produttivo, che per circa un secolo ha garantito occupazione e ha prodotto ricchezza. E che ha formato la classe operaria napoletana. Lo stesso Bassolino, che la pretese, se ne pentì e il 19 novembre 2009 promosse un convegno alla Città della Scienza per affermare che “Ripensare Bagnoli è ripensare lo sviluppo di Napoli e del Mezzogiorno secondo un modello ecologicamente e socialmente sostenibile, che non può essere basato solo sul turismo ma deve consistere in una vera e propria re-industrializzazione fondata sulla industria ad elevato valore aggiunto di conoscenza in una prospettiva euro mediterranea”. Ma de Magistris pensa che “Napoli deve diventare una città turistica”. Che la camorra eserciti uno strapotere lo diceva l’ex Procuratore Agostino Cordova: “Tutta la città è in mano alla camorra” e lo sostiene oggi lo storico Francesco Barbagallo: “C’è una sola cosa che funziona a Napoli ed è la camorra”. Infatti l’intera città è teatro di scippi, rapine, regolamenti di conti e omicidi. E lo confermano gli assassinii degli ultimi giorni. La vicenda di Bagnoli è talmente nota da apparire stucchevole ripetere quanto è stato detto e scritto negli ultimi vent’anni. Basterà ricordare che de Magistris aveva promesso di rimuovere la colmata con i fondi comunali ma poi preferì polemizzare con Iritecna e col presidente del Consiglio Renzi arrivando a dichiarare Napoli “una città derenzizzata”. Una dichiarazione arrogante di cui non si è mai capita l’utilità che la città ne ha tratta. Il grandioso complesso architettonico della Mostra d’Oltremare continua a essere precluso alla fruizione quotidiana dei napoletani perché il sindaco non ha capito l’importanza di trasformarla in un rione cittadino secondo una proposta condivisa dal gotha della cultura cittadina. Una soluzione che entusiasma il suo assessore alla cultura Nino Daniele al punto da fargli dichiarare: “Dobbiamo farcela”. E stiamo aspettando fiduciosi come intende farcela. L’amministrazione Iervolino aveva varato nell’ottobre 2009 il Piu (piano di interventi integrato) per impiegare nel centro storico i 240 milioni di euro stanziati dall’ Ue. Ma non riuscì ad attuarlo. Ci ha provato recentemente la Regione Campania con un piano da 100 milioni di euro nel quale il punto più qualificante è “un sistema di bike sharing per favorire la mobilità dei pedoni e migliorare la qualità dell’ambiente, fondato sul proposito di incentivare l’uso di biciclette da parte dei privati, al fine di ridurre la congestione del traffico e l’inquinamento atmosferico”. L’amministrazione de Magistris si è limitata a studiarne la “fasizzazione” (!) senza chiedersi come si possa proporre l’uso delle biciclette in una città di salite e discese come Napoli. Per risolvere la complessa problematica del Centro storico occorrono interventi progettuali di scala e di natura ben diversi da quelli del mero restauro filologico di alcuni “monumenti”. Che vanno attuati ma, preliminarmente, è necessario “rivitalizzare” il tessuto sociale. Perché questa parte della città è fatta di “persone”, con tutto il loro carico di problemi esistenziali, e non solamente di “ pietre”. Ma oltre alla “fasizzazione” (un orrendo neologismo per definire le varie fasi di attuazione del piano regionale) de Magistris e i suoi assessori non hanno uno straccio di idea su come “rivitalizzare” il centro storico, che è la condizione per evitare che il processo di degrado si riformi. Il sindaco de Magistris dica una sera al suo “Istituto Luce” quale di questi problemi è stato risolto. E smentisca l’affermazione del presidente Raffaele Cantone che “Napoli è la città dove si decide il nulla”.