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Napoli, primo scudetto e quel film da querela

Opinionista: 

10maggio 1987 - 10 maggio 2017. Mi è parso giusto ricordare, e celebrare, l’evento del primo scudetto del Napoli. Ma, soprattutto, la festa, la gioia, l’allegria che superava anche la legittima soddisfazione per quella vittoria in un calcio di altri tempi. E di altri campioni. Con Anna e con tutti i ragazzi c’eravamo al San Paolo quella domenica di maggio, quella del pareggio fra il Napoli e la Fiorentina, che sancì la matematica vittoria dello scudetto. Poi fu solo festa. Il ricordo più bello: l’allegria di tutto lo stadio e poi la “passeggiata”, rigorosamente a piedi, da Fuorigrotta a Mergellina per imbarcarci su di una delle corse straordinarie degli aliscafi per Ischia. Per continuare la festa sull’isola insieme ai tanti amici. Festa ed allegria. Trenta anni dopo, a prescindere dall’entusiasmo genuino di tanti “reduci” di quella giornata, l’amara constatazione che neppure questa celebrazione ha unito le Istituzioni: due premiazioni dei vecchi campioni, una al Comune, una alla Regione, con la vergognosa gaffe del San Paolo chiuso e conseguente rimpallo delle responsabilità tra il Comune e il Calcio Napoli. Veramente intollerabile. Per fortuna ci ha pensato… San Gennaro, che, per l’occasione, ha “voluto” che il suo sangue si sciogliesse “fuori ordinanza“ per offrirsi al bacio della teca da parte dei campioni antichi. Poi, a luglio, verrà Maradona ed allora sarà altra festa. Molti dicono quella vera. Intanto sugli schermi cinematografici si è consumata la vergogna di un film, “Maradonapoli”, “degno” di essere segnalato all’apposto ufficio voluto dal sindaco di Napoli per querelare chi offende l’immagine di Napoli e dei napoletani. E quel film la offende. Chi sa se il sindaco penserà di utilizzare per una volta con termini appropriati, quella sua “trovata”. E dire che quel film ha ricevuto anche pubblici finanziamenti. L’unica cosa seria di questa ricorrenza appare quella straordinaria vittoria sportiva e la festa di tutto un popolo. A quel dì. Tutto il resto è noia ripetitiva. CANNES. L’Italia non sarà presente ufficialmente con il suo Cinema nella prestigiosa rassegna di Cannes. Lo sarà “solo” con la splendida, e sempre più consapevole, Monica Bellucci. Lo sarà anche, in una sezione speciale alla Quinzaine, con questo bravissimo regista, Leonardo Di Costanzo nostro concittadino, già affermato autore di quel “cammeo” che fu L’Intervallo e di un bellissimo episodio de “I Ponti di Sarajevo”. Protagonista sarà il quartiere di Ponticelli con le sue storie, la sua umanità, dolente e violenta, ma sempre vere e viva: non una storia di camorra, ma una realtà vera con la camorra “presente”. Il titolo “L’Intrusa.” con una sola attrice professionista, Raffaella Giordano, mentre tutti gli altri, “attrici ed attori”, presi dal popolo, protagonisti della vita di ogni giorno in quel quartiere di frontiera. C’è da essere certi: farà un altro capolavoro di questo regista bravo, sensibile, intelligente. Cittadino dell’isola d’Ischia, che ha saputo farsi onore nel mondo. IL LIBRO GOSSIP. Ferruccio De Bortoli, grande e prestigioso direttore del Corriere della Sera nonché del Sole 24 Ore, ha pubblicato un libro importante di “memorie”: “Poteri forti (o quasi). Memorie di oltre quaranta anni di giornalismo”. Un testo anche utile, non solo per comprendere bene la personalità di questo grande giornalista, che ha attraversato quaranta anni di Storia Italiana e la ha raccontata al meglio, ma anche, e soprattutto, per conoscerne più approfonditamente i protagonisti ed i “fatti” che hanno prodotto. A cominciare dalla famosa, o “famigerata?!”, privatizzazione di Telecom, presidente del Consiglio Massimo D’Alema. Si disse, a quel dì, “la madre di tutte le privatizzazioni”. E si sospettò anche di più. Devo dire: una “narrazione” così importante non meritava di essere praticamente “oscurata” da un presunto fatto-gossip, riguardante un altrettanto presunto “interessamento” di Maria Elena Boschi, perché Unicredit valutasse la possibilità di acquisire Banca Etruria, vicepresidente babbo-Boschi, in crisi. De Bortoli sapeva benissimo che la notizia, o presunta tale, di questi tempi avrebbe fatto rumore grande. La sua scelta: un cedimento alla sua “civetteria” o, peggio, al desiderio strumentale di aiutare il lancio del suo libro. Che, data la importanza, proprio non doveva averne bisogno. Dal mio modesto osservatorio: una caduta di stile. Proprio non da lui.