Nel segno del Magnifico
Una stella nel firmamento del calcio di serie A. Una stella che finalmente brilla di luce propria. Lorenzo Insigne è sempre più il trascinatore del Napoli di Sarri. La notte di San Siro l’ha fatto entrare ancora di più nella storia del club azzurro. La sua prima doppietta nel massimo campionato l’ha reso protagonista assoluto alla Scala del pallone e non a caso, quando è uscito, c’è stata una standing ovation sotto gli occhi di Antonio Conte. Che quando l’ha visto calciare su punizione e segnare, è rimasto freddo ma in cuor suo ha esultato sicuramente. Anche perché l’ha convocato per le prossime sfide di qualificazioni europee. L’uno due al Milan ha evidenziato ancora di più le qualità di un ragazzo che può fare benissimo anche in Nazionale. Chi se lo sta godendo, però, è Maurizio Sarri. Il tecnico di Figline Valdarno se lo è adottato sin dai primi giorni di ritiro a Dimaro. Accettando senza problemi le sue richieste di giocare da trequartista. Quando, però, da Brugge in poi si è cambiato modulo, il 24enne di Frattamaggiore si è esaltato ancora di più perché si è ricordato delle magie che faceva alla corte di Zeman prima a Foggia e poi col Pescara. Allora si diceva che si giocava in C e in B e quindi non poteva essere valutato. Oggi, invece, si sta esprimendo come un fuoriclasse in una grande squadra, la sua, e al cospetto di avversarie di un certo rango. Il Magnifico, tranne contro il Carpi, ha sempre segnato dall’Empoli in poi. Ben cinque le griffe fino alla settima giornata di campionato e secondo nella classifica cannonieri assieme ad Higuaìn e ad una rete da Eder. A proposito del Pipita. Si trovano a meraviglia i due puntero partenopei. Non c’è verso di fermarli quando hanno palla al piede. L’argentino, poi, lo cerca sistematicamente e dopo l’assist contro la Juve, si è ripetuto pure ieri sera al Meazza. Quel tocco preciso in area ha permesso a Lorenzinho di sfruttare il piatto forte di casa, il destro a giro che non ha permesso a Diego Lopez di intervenire. Poi si è superato con la perla su punizione. Ancora un destro perfetto che si infilato nell’angolino dove il portiere spagnolo c’è arrivato ma non abbastanza. A prescindere da Insigne, è tutto il Napoli che sta facendo grandi cose. La prima vittoria in trasferta in campionato ha mostrato un gruppo che fa della compattezza, dell’equilibrio e della forza offensiva le proprie armi migliori. La Fiorentina sarà anche prima in classifica, Roma e Juventus sono tornate alla vittoria, ma il miglior calcio in Italia lo sta esprimendo la formazione di Sarri. Squadra corta, pressing alto, sei uomini nella metà campo avversaria: tutto funziona come un orologio. Eppure il sor Maurizio ancora non è contento al 100%. Vuole il top dai suoi ed è per questo che a fine partita non si è esaltato troppo. Ha fatto i complimenti al prossimo avversario Paulo Sousa che sta facendo sognare i tifosi di Firenze ma non ha voluto parlare assolutamente di scudetto. «È una bestemmia», ha detto il toscanone. Inutile dire che dentro di lui sa bene che, per come si sono messe le cose, sognare il tricolore non è peccato. Ma gli sono bastati tre mesi per capire che cosa significa allenare a Napoli. Dopo le prime tre giornate era già stato messo in croce e secondo qualche critico non avrebbe passato indenne il primo lungo ciclo finito ieri. Sarebbe il caso di chiedere scusa ad un allenatore che, ad inizio stagione, non aveva detto per caso che c’era bisogno di tempo per esprimersi a certi livelli. A quanto pare, considerato ciò che è successo dal Brugge in poi, aveva assolutamente ragione. Sta forgiando un gruppo capace di stare bene fisicamente ma soprattutto mentalmente. Ha cambiato la vita calcistica azzurra di calciatori che sarebbero voluti scappare. Primo tra tutti Gonzalo Higuaìn. Ma che dire di Jorginho che sembra davvero Pirlo. Beh, se proprio non si deve parlare di scudetto, meglio aspettare la gara con la Fiorentina alla ripresa del campionato. Si dovesse vincere pure con la Viola, allora...