Nessuno dei due può cantar vittoria
Una cosa è l’illusionismo ottico, un’altra la realtà. Se si parla di auspici per l’anno nuovo, è un dovere augurarsi il meglio. Ma se si tratta di fare un bilancio dell’anno trascorso, bè: la cronaca dei fatti accaduti e i dati contabilizzati sono oggettivamente impietosi. Sia il sindaco di Napoli Luigi de Magistris che il presidente della Regione Vincenzo De Luca debbono fare i conti con se stessi risparmiandosi gli autoinganni (anche per quel rispetto minimo che ciascuno dei due deve a sé). *** Due inviti. Uno al sindaco di Napoli. Il Comune è noto come Palazzo san Giacomo, un santo che non fa miracoli come si è visto in tanti anni (forse però potrebbe chiedere aiuto al suo “superiore” San Gennaro che, essendo un santo che non dice mai no e che è anche patrono della città, potrebbe essere meglio predisposto). L’altro al presidente della Regione. Si affacci più spesso dal balcone di via Santa Lucia e guardi sotto, così potrebbe vedere quale recrudescenza di cortei si è determinata negli ultimi mesi: cortei che vengono da ogni parte della Campania, che circondano il “palazzo del potere” con sguardi inferociti e frasi invelenite rivolte verso le finestre della sua Presidenza. *** A ciascuno il suo. Così diceva Leonardo Sciascia (ma prima di lui il sottotitolo dell’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede). De Luca è uscito tramortito dal referendum del 4 dicembre: troppo sbilanciato prima a favore di Renzi, troppo svelto, dopo, a criticarlo e a lodare la moglie del premier, Agnese. Ora deve vedersela con il voto di scambio e quel “piatto di alici fritte” che gli è andato un po’ di traverso. Ma deve anche risolvere un dilemma che lo ossessiona: essere il Presidente della Regione o il Sindaco della Campania? Vuoi vedere che davvero pensi di poter “salernizzare” Napoli? *** Altra doppia carica. De Magistris è, contemporaneamente, sindaco di Napoli e presidente della Città Metropolitana. Dubbio amletico: in quale dei due ruoli si comporta meglio? Lui non ha certamente dubbi: nella sua spiccata autoreferenzialità, ma anche per la propensione a parlare bene di sé, non esita ad autoassolversi (qualcuno gli dice mai che chi si loda si imbroda?). La Città Metropolitana corre il rischio (scontri fra i partiti e nei partiti, distribuzione elettoralistica delle deleghe assessoriali) di far rimpiangere perfino la vecchia Provincia (il colmo!). *** Le responsabilità. Più tempo passa e meno gli alibi convincono. Il Governo, prima con Matteo Renzi e ora con Paolo Gentiloni, porta maggiore attenzione alla Campania. La sanità regionale ha punte di eccellenza, ma nel suo insieme è gravemente malata (inutile giustificarsi dicendo che molte patologie vengono da lontano). Ora De Luca gestisce il commissariamento (si parlerà ancora di pressioni per la nomina di qualche direttore generale?). Il dramma lavoro: sono adesso utilizzabili 180 milioni di euro e cinque contratti con aziende di rilievo. Più realistica la creazione di 2400 nuovi posti di lavoro con priorità ai giovani, innanzi tutto. Lo ha affermato il presidente della Repubblica nel discorso di fine anno, lo ha ripetuto il cardinale Crescenzio Sepe (“tra i giovani la disoccupazione è crescente, non possiamo arrenderci né restare indifferenti”). La Regione saprà cogliere questa opportunità, oppure sarà sempre più impegolata nei vitalizi degli ex consiglieri e nella vicenda della Scabec (la società dei beni culturali) dopo “l’infortunio” capitato alla presidente Patrizia Boldoni (infortunio che di bene culturale ha ben poco?). *** Turismo e reddito. Nella sua incontenibile euforia, il sindaco de Magistris afferma che un’onda umana di oltre 150mila persone ha attraversato piazza Plebiscito, nell’ultimo giorno dell’anno, distribuendosi lungo gli oltre tre chilometri del lungomare, dalla rotonda di Santa Lucia a Mergellina. Un dato è certo: il successo di NAlbero che rapidamente ha superato i centomila visitatori. Grande folla intorno ai cinque palchi allestiti (“una grande discoteca a cielo aperto”). Folla nel centro antico, a cominciare dai tre decumani, ma anche in altre parti della città, quartieri spagnoli compresi. Un movimento complessivo, per diversi giorni, di oltre mezzo milione di persone. Ma dopo l’euforia è d’obbligo il ragionamento: la quantità delle presenze di per sé ha fatto reddito? I commercianti dicono che le vendite sono state al di sotto delle aspettative. I servizi predisposti dal Comune sono stati adeguati? In molti hanno espresso critiche. Quanto costerà lo stress che la città ha inevitabilmente subìto? *** Ce n’è per tutti e due. La Regione è dentro ai problemi di Napoli fino al collo e non può chiamarsi fuori. Da che esiste del resto (siamo al 47esimo anno) il problema è sempre lo stesso: quale ragione può giustificare l’esistenza di questa Regione? Si dice che lo stesso Gramsci, pensandoci ora, non parlerebbe più di pessimismo della ragione e ottimismo della volontà, ma soltanto di pessimismo della “regione”. E il Comune di de Magistris? Non a caso torna di attualità quello che (rifacendosi a Ennio Flaiano e, ancor più indietro nel tempo, a Mussolini) scrisse un giorno Indro Montanelli: ”Governare Napoli non è impossibile, è inutile”. È una frase a effetto che non scagiona però minimamente l’attuale Amministrazione per i limiti che continua a manifestare. A suo tempo Nicola Amore, in un contesto addirittura tragico rispetto ad ora, dimostrò che governare Napoli era possibile e i risultati non mancarono (del resto ancora ben visibili oggi).