Pd, De Luca sbaglia è necessario chiarire
Finalmente c’è stata una buona discussione nella direzione provinciale del Pd napoletano. Un dibattito al di fuori dei personalismi e la consapevolezza di tutti ad accorciarsi le maniche e lavorare sodo perché il partito nella città metropolitana è ai limiti organizzativi e della credibilità politica. Il punto importante è che si è deciso di tenere il congresso in primavera in coerenza con il cambiamento e l’innovazione, e con l’impegno a dover riconsegnare ai militanti e all’opinione pubblica un partito rinnovato, aperto, inclusivo, capace di imporre le proprie scelte per lo sviluppo e il miglioramento della qualità della vita dei cittadini. È vero anche che si è ritrovato l’equilibrio unitario per dotare il partito di un progetto per la città metropolitana da contrapporre al populismo del sindaco De Magistris. Non pochi interventi, infatti, hanno sottolineato la necessità del partito di riconquistare un ruolo politico e di governo, aperto alle energie professionali e intellettuali della città. Sembra che si voglia finalmente mettere su un piano strategico per la città metropolitana, con direzioni e obiettivi, nella convinzione che attorno ad esso possano convergere i diversi attori del sistema metropolitano. Era da tempo che non si discuteva nel partito napoletano e campano di come progettare lo sviluppo di un territorio in un contesto di forte cambiamento economico e sociale. Spesso negli ultimi anni il Pd si è limitato a rincorrere le scelte sbagliate e populiste del sindaco arancione. È evidente che adesso bisogna essere coerenti con le disponibilità riscontrate negli interventi della direzione e fare in modo che il congresso riconosca la validità del progetto, ben sapendo che questa scelta comporta il coinvolgimento di esperienze e capacità professionali che non debbano corrispondere necessariamente agli interessi dei gruppi organizzati del partito. Si dà il caso però che mentre il Pd metropolitano prende atto dei suoi errori e ritardi per correggerli e riprendere una funzione politica e di governo, per dare una risposta anche al malessere interno, il governatore De Luca, lancia nella regione il suo movimento politico. Un movimento dalle aspettative incomprensibili con la pretesa di favorire la partecipazione e la democrazia. E che a leggere le sue dichiarazioni dovrebbe contrapporsi alla politicapoliticante e allo stesso Pd. Spiace dirlo, De Luca sbaglia. Sarà pure vero che i partiti vivono un momento difficile e i cittadini avvertono una distanza sempre maggiore della politica dalla loro sfera quotidiana, ma nel momento in cui la forza politica in cui egli milita e con la quale è stato eletto, intende discutere, confrontarsi, scontrarsi, a Napoli e nella regione, per vedere come superare le difficoltà, come rendere la politica più importante per le istituzioni e per recuperare la partecipazione dei cittadini, non può farsi da parte e rilanciare un proprio movimento. Tra l’altro in concorrenza col Pd. Per concorrere dove e con chi? Con Lettieri, Sommese, Moxedano e il fior fiore del trasformismo della politica? No! In questo modo si ammazza la politica degli ideali, della militanza, del benessere collettivo È la scelta più sbagliata per interpretare la disaffezione dei cittadini verso la politica e per aiutare il suo partito. È una visione miope e semplicistica a cui ricorrono spesso i populisti. A meno che De Luca non voglia tirarsi fuori dalle responsabilità che pure ha sulle condizioni del Pd in Campania e liberarsi più di quanto lo sia da qualsiasi confronto con il partito. E allora lo dicesse chiaramente. Se così fosse il Pd deve prenderne atto, incominciando dai consiglieri regionali che dovrebbero smetterla di stare col cappello in mano sulla soglia d’ingresso del governatore. Il Pd, nel rispetto della buona politica deve prenderne atto, fare chiarezza e trarne le conseguenze. Non occorre molto, basta un pizzico di coraggio e di coerenza da parte di chi ricopre il ruolo di responsabilità nel partito in Campania. Basta contrapporsi con decisione al populismo e non sostenere ad ogni costo chi non vuole essere rappresentato dal Pd.