Processo “direttissimo” per “formiche&blatte”
La sconcertante scoperta di un nido di blatte, addirittura nella cucina dell’ospedale “Le Molinette” di Torino non poteva non essere paragonata, per una scandalosa successione di comportamenti, a quell’altra drammatica, da lazzaretto, delle formiche “circolanti” indisturbate sul corpo di una degente dell’ospedale San Paolo di Napoli. Peccato, però, che invece di farne un motivo di seria riflessione sul degrado diffuso della Sanità in Italia, più di qualcuno abbia strumentalizzato la vicenda per gettare acqua sul fuoco e chiudere i conti con una fisiologica generalizzazione. Ancora una volta, l’irresponsabile vittimismo ancestrale, fonte di ogni alibi, invece di farci prendere maggiormente coscienza delle nostre inciviltà quotidiane, ci porta sulla facile strada del teorema assolutorio. Da classica scorciatoia qualunquista: “Napoli o Torino? Tutto il mondo è paese, una cosa può succedere qui come altrove altrove. Napoli non è sola!”. Un cinismo da far rabbrividire. Un modo di sragionare, che ci riporta nei meandri più torbidi delle troppe, croniche attenuanti e delle insulse rassegnazioni, e rischia così di far archiviare il peggio in una normalità scontata, liquidando così ogni negligenza. Dalla sciatteria all’abuso. Alt a questa deprimente e abitudinaria spirale! Il modo giusto per non cadervi dentro, sta nel combattere assuefazione e generalizzazioni che non fanno percepire le realtà effettive, sollecitando una giustizia tempestiva. Che da una parte tenga vivo il dibattito su un contesto marcio e dall’altra ne accerti subito le responsabilità. In casi del genere le “toccate e fughe” sono un danno peggiore del male causato. Il migliore modo per educare è estirpare “ad horas” le male piante, alla base di alcuni nevralgici comparti della nostra società, divenuti intollerabili vergogne. Bisogna restare sul fatto, approfondendo eventuali scollamenti di intoccabili gerarchie, attraverso le cui smagliature si è potuto annidare la irresponsabilità, su cui solo il magistrato può dire se incidentale o strutturale. Tornando alle formiche dell’ospedale San Paolo, la gente di buon senso si chiede tuttora sconcertata: ma li c’erano un primario, gli assistenti, il personale medico e paramedico, insomma chi doveva vigilare e chi limitarsi a curare l’igiene dell’inferma? Ha ragione, considerando l’ambito dell’accaduto, abbastanza circoscritto, per giungere alla verità. Avendo ciascuno una propria funzione quotidiana, non si capisce perché debba essere poi tanto difficile individuare in poco tempo come si sia potuto sviluppare quell’infetto formicaio. Nessuno pretende giustizia sommaria che non appartiene alla nostra civiltà e alla nostra giurisdizione ma è giusto preoccuparsi: con le ferie alle porte non è peregrino pensare che, per oggettive carenze, non si corra il rischio di rimandare tutto alle proverbiali calende greche. Nel 2010 per il crollo della “Casa del gladiatori” a Pompei, già da tempo in pericolo e poi ulteriormente mal ridotta da una serie di piogge e di smottamenti, dopo pochi giorni dal crollo, saltò anche il ministro dei Beni Culturali Bondi. Immaginate se il “metodo Bondi” fosse preso come esempio anche per la Sanità, quante teste cadrebbero?