Quel carisma malefico di corrotti e ignoranti
In principio c’era il merito, la competenza, il senso dello Stato, che tracciava un preciso limite fra l'impegno pubblico e l'attività privata, commerciale o imprenditoriale. La furfanteria, anche se in differenti dosi, è genetica nello snodo elicoidale dell'uomo, nessuno può ignorarne perciò la presenza diffusa sin dall'antichità, fino dai tempi della comparsa di un "homo erectus", ma comunque conservava un embrionale senso etico. Tanto per restare nell'ambito dei confini peninsulari, senza impantanarci in un excursus storico, ricordiamo esempi eclatanti, scandali di concussione e corruzione, sin dalla Roma della repubblica e dei Cesari, al tempo dei Comuni e delle Signorie, del papato temporale, per non dimenticare lo scandalo della Banca Romana che travolse Giolitti e i "traffici" illeciti perpetrati dai gerarchi fascisti, con la compiacenza di Mussolini, i suoi "connubi" con gli industriali dell'epoca. Per usare un termine medico, perché "l'eziopatogenesi" di tale secolare malattia ci fa tanto sbalordire, ci lascia indignati, sfiduciati e rassegnati? Eppure dopo aver conosciuto la sua eziopatogenesi, qualsiasi malattia può essere debellata, attivando la terapia specifica. Ma questa è un cancro, di quelli più nocivi, un tumore invasivo e fagocitante, che diffonde, infido e veloce, le sue metastasi letali in tutto l'organismo della nostra società. Questa "malefica malattia" ha mutato, nella sua evoluzione biologica, il suo percorso patogenetico, ed inoltre, come avviene spesso nel campo medico, ha sviluppato meccanismi di difesa e resistenza verso le comuni terapie: senso del dovere, uguaglianza dei diritti dei cittadini, lealtà al servizio della comunità, risveglio di una coscienza morale. Espressione amorfe, svuotate, oggi, anche se ridondanti, che non "parlano" alla nostra mente, non accendono più la nostra passione o rispolverano una dignità perduta, ci infastidiscono. Il tempo del duello d'onore alla Felice Cavallotti, del suicidio catartico, dell'esilio volontario o del più semplice "ritiro a vita privata" è un mondo virtuale in una società dominata ormai da regole inverse. È emblematico che ad affrontare il problema siano stati, fra altri, ex magistrati, per porre quasi un monito ai loro colleghi disattenti e distratti, ad esempio Gherardo Colombo, con il saggio "Sulle regole", ed in questi giorni, Raffaele Cantone, che denuncia, preoccupato, il ritorno del sistema di favoreggiamenti e mazzette, e l'anomala cultura in politica di una Commissione anticorruzione vista addirittura come ostacolo alla "crescita economica" del paese, alla emergenza occupazionale! Sfugge a troppi, viene sottaciuto da molti, che tale consuetudine è parte della tradizione "levantina" di un paese ormai abituato a stilèmi comportamentali prevaricatori, mossi solo dal fine del profitto personale. Può essere tollerato nel settore privato, dove la competitività ed il successo sono fini all'arricchimento ed alla sconfitta senza condizioni del nemico, ma nel pubblico denota il vandalismo intenzionale della funzione istituzionale. Indigna e sorprende - non più di tanto, in verità, vista l'ignoranza dilagante - il riconoscimento di un ruolo carismatico, che da decenni a oggi è stato accreditato a "figuri", non figure, di dubbia cultura, scarsissima sensibilità emozionale, background oscuro o quantomeno non "all'altezza" del compito, insomma ignoranti, dotati di titoli accademici o meno! È una società democratica, forse libera, ma in realtà manipolata dai media, dalla continua e premiante sovraesposizione di corrotti impuniti, dell'evasione di massa. Dall'allacciamento fraudolento al contatore elettrico, all'abuso sistematico di proprietà dello stato per uso personale, dalla "misera" mazzetta di 1000 euro ai milioni di fondi "spariti" nei meandri delle segreterie dei partiti. Una società che per adorare - nel suo marasma mentale di "copia e incolla" o "così fan tutti" - nuovi, effimeri e malefici carismi, consente il "furto di democrazia" che si sta consumando nel nostro Paese.