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Quello spirito che serve alla Campania e al Sud

Opinionista: 

Vorrei provare a ragionare sulla vicenda De Luca a mente fredda, dopo l’inverosimile bombardamento mediatico (talvolta critico, ma per lo più fatto di semplificazioni folcloristiche e di battute più o meno spiritose sul personaggio) a cui peraltro il sindaco “emerito” di Salerno ha saputo reagire con la grinta e la caparbietà che tutti gli riconoscono. E partirei dal dato delle primarie: un risultato eccezionale di partecipazione, per nulla scontato, considerato il vergognoso balletto dei rinvii (ben quattro) e la posizione pilatesca del Pd nazionale che – ma questo De Luca non lo può dire in questa fase di diplomatica coesistenza pacifica con Renzi – ha sperato fino all’ultimo o in un flop di partecipazione, o in qualche inquinamento del voto, o in uno scontro di ricorsi, per tirare fuori dal cilindro il mitico candidato unitario. Adesso tutta l’attenzione è rivolta alla questione della legge Severino e su questo problema si sta esercitando un grado insopportabile di ipocrisia politica. Da un lato, come è giusto che sia, si sostiene che bisogna rispettare la legge e che non si può riformarla ad personam, dall’altro la stragrande maggioranza di politici e di giuristi ne sottolinea l’elevato carattere di incostituzionalità. E poiché nessuno ha il coraggio di scegliere tra Scilla e Cariddi, si aspetta il provvidenziale pronunciamento della Corte Costituzionale. Intanto De Luca va avanti per la sua strada e giustamente osserva che il problema della Severino non è né suo né del governo, ma del parlamento chiamato a riformare una norma – nello specifico il suo art. 64 – palesemente lesiva dell’uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge. Commetterebbe un errore De Luca se si facesse ingabbiare in una polemica sulla legge Severino e sui suoi effetti, tutti rinviati, secondo quanto essa prevede, al dopo elezioni. Ora il vero problema è quello di convincere la maggioranza dei cittadini campani a dargli fiducia e mandato a governare una regione che in quasi tutti i campi appare desolatamente all’ultimo posto. A tal proposito vorrei fare solo due riflessioni. La prima: trovo francamente censurabile il fatto che tutti i critici e gli avversari (interni ed esterni di De Luca) hanno taciuto su un programma di governo e di riforma della Regione campana sul quale sono stati chiamati a dare il loro contributo centinaia di tecnici, intellettuali, docenti universitari, professionisti, sindacalisti, associazioni di volontariato e così via. Dalla due giorni di metà dicembre alla Stazione Marittima di Napoli è venuto fuori un dossier non solo di denunce e di segnalazione di sprechi e ritardi (si pensi solo ai fondi europei, allo scandaloso stato della sanità, al non risolto problema dello smaltimento dei rifiuti, alla mancata assistenza agli anziani e ai disabili, alla disastrosa gestione dei trasporti pubblici, e si potrebbe continuare a lungo), ma un preciso calendario di impegni. Mi ha molto colpito, per fare un solo esempio, il coraggio di dichiarare come primo dei provvedimenti da mettere in cantiere l’eliminazione di quella vera e propria bomba ecologica che ci minaccia tutti, ma più degli altri gli abitanti della terra dei fuochi, costituita dalle cosiddette ecoballe. La seconda: molti si sono esercitati in una sorta di dotta disquisizione sul fatto che una cosa è governare una città di medie dimensioni e altra è governare una regione, una cosa è l’amministrazione e altra è la programmazione. A prescindere dalla banale osservazione che anche per governare una città si deve prima programmare, non si può considerare come un fatto di poco conto il risultato ottenuto a Salerno. Sono cittadino di quella città e so cos’era Salerno sino agli inizi degli anni 90 e cos’è oggi: centro storico vivibile, servizi e parchi nei quartieri, asili nido nuovi, differenziata a oltre il 70%, cittadella giudiziaria, stazione marittima e Crescent (che a me non piace più per un fatto estetico che urbanistico). E perché mai questo stile di lavoro, questa politica del fare e del realizzare non dovrebbe diventare il segno decisivo della politica del nuovo governo regionale? Può darsi che io sia affetto da una sindrome campanilistica (anche se i cittadini di Napoli hanno premiato De Luca al di là dell’appartenenza anagrafica) e allora lascio la parola a un giudizio di persona non sospetta: Yoram Gutgeld, consigliere economico di Renzi, che ad una intervista di ieri ha così risposto alla domanda su De Luca. “La scelta di De Luca è il risultato di un processo democratico di 160.000 elettori. Purtroppo ci sono i noti problemi giudiziari. Il pronunciamento della Consulta è atteso in tempi rapidi. Rispetteremo tutte le decisioni. De Luca ha dimostrato di essere un amministratore deciso. Incarna lo spirito di saper realizzare cose concrete, lo spirito che serve alla Campania e al Sud”.