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Reddito di cittadinanza nelle riforme di Renzi

Opinionista: 

Matteo Renzi ha aperto da qualche tempo la campagna di recupero dei consensi parzialmente perduti in occasione delle ultime elezioni regionali e comunali e in qualche caso ci sta riuscendo, pur tra contrasti e contraddizioni (la riforma della scuola e la riforma della pubblica amministrazione ne sono un esempio) e con la promessa annunciata all’assemblea del Pd tenutasi all’Expo di riduzioni fiscali sulla casa e sull’Irpef e di approvazione del progetto sulle unioni civili entro l’anno. Il presidente sta sfruttando anche alcuni dati positivi relativi al sia pur minimo trend positivo dell’aumento del Pil e della produzione. Il programma esposto dinanzi all’assemblea del Pd a Milano è senza dubbio ambizioso e ogni italiano senza veli preconcetti non può non augurarsi che esso si realizzi. E, tuttavia, vi sono alcuni elementi di grande preoccupazione e di criticità che continuano a persistere e anzi ad aggravare il quadro politico, sociale e, come si vedrà anche etico e culturale. Inizio da quest’ultimo aspetto che è quello, lo confesso, che maggiormente mi angoscia. Mi riferisco agli incidenti di Roma e di Treviso, dove si sono pericolosamente miscelati la preoccupazione per la propria sicurezza degli abitanti e la volgare e ignobile speculazione politica dei fascisti di Casa Pound, di Forza Nuova e purtroppo anche di Salvini e della Lega. Renzi ha giustamente detto che c’è bisogno di una risposta politica al problema dell’immigrazione e che non bisogna permettere che per un punto nei sondaggi si rinunci ad essere persone umane. Non vorrei che Renzi cada nella retorica, che lui spesso mette giustamente alla berlina, dei buoni sentimenti e non metta seriamente in atto una coraggiosa politica di mutamento radicale delle politiche europee oggi miseramente e vergognosamente ridotte a scontrarsi sull’accettazione di 40.000 migranti, a fronte delle centinaia di migliaia che ogni anno si riversano sulle coste del Mediterraneo meridionale. Ed ha fatto bene il segretario del Pd a criticare la miope politica nazionalistica che anche il Pse ha scelto nella vicenda greca e nelle politiche dell’immigrazione. Si tratta ora di passare dalle parole ai fatti, dalla critica alle proposte da mettere sul tavolo delle istituzioni europee. Ma il problema non è solo politico, ma anche etico e culturale, dal momento che sta sempre più scemando nel nostro paese quella disponibilità innanzitutto umana all’accoglienza, col prevalere dello spirito razzista di Roma e di Treviso sull’esempio di Lampedusa che tutto il mondo additò a modello di solidarietà e rispetto della dignità di ogni essere umano a prescindere dalla razza, dalla religione e dal colore della pelle. C’è un reportage esemplare che farei leggere, commentare e discutere in tutte le scuole, uscito a firma di Domenico Quirico, inviato de “La Stampa” in Mali che ha fatto il viaggio della speranza insieme a tanti giovani disperati in fuga dalla fame (a proposito, ma è umano distinguere, come fanno Renzi e i governanti europei, tra migrante politico e migrante economico, come se fuggire dalla fame e dalla povertà non sia meno giustificabile e ammissibile). Mi ha molto colpito quel che ha detto uno degli intervistati di Quirico e che compendia esemplarmente la storia di tanti giovani che attraversano il deserto verso la Libia: «Potremmo andare nei paesi arabi, sono più ricchi di voi, ma in Europa non c’è solo il lavoro, ci sono le leggi, i diritti, tutto quello che non c’è qui». Ma il giovane maliano non sa una cosa che i nostri governanti hanno tenuto ai margini dei discorsi di questi giorni e che mostra forse le ragioni del sottofondo egoistico e xenofobo che sta montando in Italia. Qualche giorno fa l’Istat ha reso note alcune cifre impressionanti: nel 2007 le famiglie in povertà assoluta erano 823.000, nel 2014 sono diventate 1 milione e 400.000, con un incremento impressionante del 80%. Il dato impressionante è quello degli individui definibili poveri, passati in sette anni (gli anni dell’austerità e dei tagli, che dati alla mano ha colpito i più deboli) da un milione e 800.000 a 4 milioni e 100.000. Forse nel suo elenco di riforme, il presidente del Consiglio, farebbe bene ad inserire il reddito minimo di cittadinanza, forse questo farebbe la differenza da chi, come lui adesso, promise di togliere la tassa sulla prima casa e non ne fece nulla.