Regionali al bivio, la Grecia sul baratro
Il fantasma della crisi si muove nella vecchia Europa. E i suoi riflessi corrono il rischio di contagiare, in prospettiva, anche l’Italia e il suo segmento più debole, il nostro Mezzogiorno. La Grecia, ormai, è sul baratro Non può più pagare i suoi debiti al Fondo Monetario Internazionale. L’uscita dall’euro, la cosiddetta Grexit, appare più di un semplice annuncio. Posizioni tattiche, dichiarazioni strumentali? Vedremo. Anche perché nel vecchio Continente tutti hanno molto da perdere rispetto alla bancarotta ellenica. Non è solo un problema economico (60 miliardi di euro prestati dalla Germania, 46 dalla Francia, 40 dall’Italia) ma anche e, soprattutto, un tema legato alle inevitabili ricadute internazionali che possono portare, a breve scadenza, l’euro a deragliare. La situazione è un prisma dalle mille sfaccettature. Tzipras ha sviluppato, in questi mesi, tante e tali promesse elettorali da rendere impossibile un reale accordo economico. Il suo partito non è più unito, come nelle urne. È frazionato tra ali governative e guardiani dell’ area radicale che condizionano fatalmente le mosse del premier. Il leader dell’opposizione interna ha dichiarato candidamente che l’uscita dall’euro non è certamente un disastro per la Grecia. Ma Tzipras e lo stesso Varoufakis sanno benissimo che l’Unione Europea vuole evitare un effetto contagio nel vecchio Continente e sanno, soprattutto, che nessuno vuole veder slittare la Grecia verso l’area d’influenza della Russia. Carte coperte e carte scoperte sono ora sul tavolo dei negoziati. Ma l’indulgenza della Merkel e dei suoi alleati è fatalmente limitata. Si può ancora guadagnar tempo, si può proiettare tutto verso l’autunno ma il tempo delle scelte è, ormai vicino, anche perché, in Europa, aumenta il peso specifico dei partiti contro l’austerity. Le municipali, in Spagna, ci hanno consegnato il successo di “Podemos”, mentre le presidenziali in Polonia hanno visto il trionfo degli euroscettici dell’ultradestra del nazionalista Duda. E, in questo contesto, ogni concessione dell’Unione Europea alla Grecia aprirebbe, fatalmente, la spirale delle polemiche. Non osiamo, al momento, pensare alle gravi ricadute di questa situazione internazionale su un soggetto sufficientemente debole come il nostro Mezzogiorno. È un tema che cade nell’ultima settimana di una campagna elettorale velenosa come quella regionale, dove Caldoro deve, con forza, far emergere la sua immagine, il suo prestigio personale, anche al di là dei partiti, per vincere una sfida che ha acceso, più che mai, le luci della stampa nazionale.