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25 Aprile 2019 - 21:57
Prendiamo il 1919 e tre avvenimenti che si prestano, in modo significativo, alla comparazione fra ieri e oggi. In quell’anno nasce l’Associazione musicale “Alessandro Scarlatti”; muove i primi passi il Partito popolare che segna il rientro dei cattolici nella vita politica; un meridionalista di grande cultura, Francesco Saverio Nitti, presiede un Governo che per la prima volta, nella storia post unitaria, mostra una particolare attenzione ai problemi del Sud cominciando proprio da quelli della ex capitale. Di questi 3 eventi, chi può distinguersi meglio per continuità-discontinuità, coerenza-incoerenza con la propria impostazione originaria?”. *** PACE STATO-VATICANO. La breccia di Porta Pia pone fine al Papa-Re. Ma l’uscita dal Quirinale di Pio IX fa ritirare dalla politica i credenti. Primo disgelo (1913) col Patto Gentiloni, ma solo 6 anni dopo si supera il dissidio. Don Luigi Sturzo, sacerdote siciliano, favorisce il nuovo abbraccio. Il suo Partito popolare dei “liberi e forti” proprone una “rivoluzione cristiana” che, tuttavia, non sfugge alla contaminazione del fascismo. Poi la seconda guerra e la ricostruzione morale e materiale con lobbie speculative sempre in agguato. I liberi e forti diventano Democrazia cristiana (1945) fino alla caduta della prima Repubblica. A Napoli, sturziano di prim’ora è Giulio Rodinò più volte ministro. Col tempo i liberi e forti diventano dorotei-gaviani. Nobile origine, declino deprimente. *** L’OTTIMISMO DELL’AGIRE. È la linea guida di Francesco Saverio Nitti, lucano-napoletano, che dopo l’era giolittiana, diventa Presidente del Consiglio. Ha Napoli nella mente e nel cuore. Incentiva portualità e Italsider nato ai primi del ‘900 da una sua legge. I successori mettono poi al bando l’acciaio senza indicare alternative. Sono quasi trent’anni che si aspetta, con poca fiducia, la riqualificazione di Bagnoli (sprecati 11 milioni di euro). Il meridionalismo di Nitti è, invece, sempre vivo come pensiero culturale e politico, anche se la città non dedica, a lui, più di una stradina (troppo corta, denuncia Ernesto Mazzetti) dalle parti dell’Albergo dei Poveri. *** MARIA ED EMILIA. Sono le 2 donne eccellenti che si incontrano -”una sera d’autunno di 100 anni fa” (sembra l’inizio di una favola che diventa però subito progetto vincente)- sulla terrazza di un’accogliente villa a Posillipo. La prima, Maria De Sanna, è fervente animatrice culturale; la seconda, Emilia Gubitosi, ha già un carisma non solo come pianista virtuosa, ma anche per essere la prima donna italiana diplomatasi in composizione (fu necessario un permesso speciale del Ministero). Si parla di musica mentre -sta nelle sue memorie -“il plenilunio dà un senso di fantastico e di irreale; vedevo nello stupore della natura un incitamento a sognare cose impossibili”. *** MUSICA E IMPRENDITORIA. L’idea che prende corpo è quella di un’Associazione che rilanci opere e spartiti della grande tradizione non solo partenopea, insieme con la valorizzazione dei concertisti più talentuosi. Ma come chiamarla? Le due promotrici si affidano a Salvatore Di Giacomo che allora è funzionario della Biblioteca Lucchesiana. Il grande scrittore non ha esitazione nel proporre il nome di Alessandro Scarlatti, compositore di origine palermitana naturalizzatosi partenopeo (dal 1725 sepolto in santa Maria della Carità). Il progetto ha però bisogno di sostegni. Nel suo lungo percorso la “Scarlatti”, grazie alla qualità dei programmi, riesce a meritarli pienamente. Una delle fasi più incoraggianti è quella che sa attrarre l’attenzione di Giuseppe Cenzato, vicentino-napoletano, ingegnere industriale e manager della Sme (impresa elettrica), appassionato tanto del suo mondo economico-finanziario quanto di quello musicale. *** UN SODALIZIO PREZIOSO. Negli anni la “Scarlatti” conquista spazi sempre più ampi nella cultura non solo napoletana. Anima operosa e pensante è Emilia Gubitosi. Monsignor Vincenzo De Gregorio (pianista e organista, preside del Pontificio Istituto di musica sacra a Roma, consulente di papa Ratzinger), la ricorda con commozione: “La sua casa, in salita Tarsia, era aperta a musicisti, editori e scrittori”. In tanti attingevano alla sua sapienza di didatta e compositrice”. Anche la Rai svolge un ruolo rilevante. La “sua” Orchestra Scarlatti, direttore Franco Caracciolo, si impone con le esecuzioni nell’auditorium di viale Marconi (memorabile un concerto dell’organista Ferdinando Germani e del pianista Arturo Benedetti Michelangeli) e con le presenze ai festival internazionali (Venezia, Salisburgo). *** UN FUTURO DI MUSICA. Il vertice della “Scarlatti” accetta ora la sfida dei tempi nuovi. Il presidente Oreste de Divitiis, neurochirurgo emerito della Federico II, vede nel pentagramma uno strumento di riscatto sociale. Il direttore artistico Tommaso Rossi, affermato flautista e spirito manageriale, sollecita il coordinamento fra tutte le istituzioni, sedi, teatri (a cominciare dal San Carlo), Conservatorio San Pietro a Majella e palazzi monumentali, per creare un circuito virtuoso tra arte e musica. Obiettivo: essere sempre più un corpo vivo nella società che cambia. E così, dopo il concerto di maggio al Mercadante (favoloso duo violino-pianoforte con Salvatore Accardo e Michele Campanella) a Villa Pignatelli tornerà la musica d’insieme con il pubblico che partecipa e ne diventa protagonista.
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