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Se la politica scoprisse la buona educazione

Opinionista: 

Non si stupisca il lettore se in uno spazio, solitamente dedicato al commento degli eventi della politica, soffermiamo la nostra attenzione su un avvenimento che, almeno in apparenza, con la politica non ha alcun rapporto. Ci riferiamo all'ampio, sentito, profondo cordoglio che ha accompagnato, nei giorni scorsi, la scomparsa di Fabrizio Frizzi. Se torniamo sull'argomento a oltre dieci giorni di distanza è perché ci sembra che vi sia una ragione in più sulla quale riflettere per spiegare il motivo di una così vasta partecipazione all'evento. Una ragione che va al di là della pur vasta popolarità del conduttore televisivo, correlata, in qualche misura anche al mondo della politica. Questa ragione è che la tragica scomparsa di Frizzi ha fatto riscoprire alla gente quei valori - la buona educazione, la gentilezza, il garbo - che ne costituivano la peculiare caratteristica. Ecco perché l'evento di cui questa settimana parliamo è soltanto "in apparenza" svincolato dalla politica. La spiegazione dell'intensità della partecipazione popolare al lutto per la scomparsa di Frizzi è strettamente legata proprio al temperamento del personaggio che interpretava, appunto, quei valori ai quali abbiamo fatto riferimento dei quali, evidentemente, si avverte un'esigenza che si fa sempre più pressante poiché la maleducazione, la villania, la rozzezza dei comportamenti non sono - come qualcuno fa mostra di credere - segnali di modernità e di spigliatezza, ma restano manifestazioni di inciviltà e di regresso. "Quel che preoccupa - diceva Piero Ottone, maestro di giornalismo scomparso non molto tempo fa - è la convinzione, sempre più diffusa, che le buone maniere siano un'anticaglia e che non valga la pena di impararle". In realtà non è così. Il cordoglio vasto e indubbiamente sincero suscitato dalla scomparsa di Frizzi, può essere considerato un segnale, un avvertimento per tutti, anche per il mondo della politica. Diceva un famoso aforista (ci sembra Oscar Wilde, ma non ci giureremmo) che “la buona educazione e la gentilezza sono come un gettone che non costa nulla, ma apre tutte le porte” e che “chi non lo usa è un cretino”. Abbiamo assistito, di recente, ad una campagna elettorale che si è svolta all’insegna – diciamolo pure – della più assoluta sguaiataggine. I partiti concorrenti non sono stati considerati avversari, ma nemici da demonizzare e criminalizzare; il linguaggio adottato ha in più d’una occasione raggiunto livelli di piena trivialità; un’autentica gara a chi la sparava più grossa è stata ingaggiata tra le forze politiche. Venute meno le ideologie, abbassatosi il livello dei leader, la politica non sembra in grado di offrire molto di più. E allora, constatando come la corale partecipazione alla scomparsa di Fabrizio Frizzi, abbia dimostrato soprattutto , fortunatamente, che la gente gradisce e apprezza valori come la buona educazione e il garbo, è lecito chiedere se anche la politica non farebbe bene a riscoprire e a far propri questi valori perduti. Ne trarranno vantaggi tutti e anche per questo, riflettendo, possiamo dire che Fabrizio Frizzi non è stato soltanto un semplice conduttore televisivo, ma qualcosa di più.