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Sindaco e governatore: è sfida metropolitana

Opinionista: 

In un’epoca come la nostra, in cui è di rigore un impegno sinergico per evitare perdite di tempo, di denaro e per favorire la “competitività” degli enti locali ad ogni livello, sarebbe auspicabile una sintonia tra il sindaco di Napoli “Città metropolitana” e il governatore della Regione. Oltre a ragioni di buon vicinato, a consigliarlo, è una oggettiva linea di principio di organicità istituzionale. Se, per il passato, questo rapporto poteva avere percorsi non obbligati, dettati, di volta in volta, da strategie, convenienze partitiche o politiche - significativi nella fattispecie il lungo protettorato, o meglio tutoraggio, bassoliniano, nei riguardi della Iervolino e la successiva alterna “munificenza” di Caldoro verso de Magistris - ora con il varo della “Città metropolitana” cambia tutto . Una conferma “piratesca” è venuta in queste ore dal sindaco de Magistris con il blitz delle nomine tutte rigorosamente di maggioranza. È vero che dopo la soppressione della Provincia, il rimescolamento amministrativo e territoriale, siamo ancora alle prove d’orchestra ma questo atto ci sembra che vada proprio oltre ogni decenza. Lo avrà forse suggerito l’indice demografico, sociale della Campania, dove “Napoli Città metropolitana” fa la parte del leone con oltre tre milioni e passa di abitanti mentre Salerno, Benevento, Caserta e Avellino messe insieme non arrivano a tre milioni, ma da qui a farlo valere come una clava ce ne passa. Una cosa comunque è certa che questa situazione, su cui ci si è soffermati poco in campagna elettorale - presi da una quotidiana ricorsa all’insulto - sarà il futuro tormentone. Chi auspicava, da una parte, la determinazione del sindaco della Città metropolitana a perseguire uno sviluppo nuovo, aperto, policentrico in direzione dell’hinterland, delle aree limitrofe e oltre; dall’altra parte, una volontà del governatore di favorirlo, scoraggiando il “napolicentrismo”, sempre in agguato, per ora sarà deluso per l’atteggiamento “bellicoso” assunto dal sindaco di Napoli. In attesa, naturalmente, di vedere all’opera il neo governatore De Luca che, stando ai precedenti istituzionali e non solo istituzionali, non è personaggio da offrire l’altra guancia. Insomma questo discorso non è cosa di poco conto. Invece di ribaltare vecchie logiche, fronteggiare meglio gli storici squilibri tra ingorghi costieri e spopolamenti dell’entroterra, si colloca nella direzione sbagliata. Vogliamo sperare che sindaco e governatore, liberati da ogni impiccio, e con la mente più serena, comincino a dire che cosa hanno realmente in mente per far decollare la città metropolitana: ormai una “regione” nella “Regione”. Senza ripetere l’elenco delle problematiche sul tappeto sempre più dolenti - da quelle ambientali alle urbanistiche - ormai in Campania tutto è diventato emergenza. Per concludere la logica pigliatutto di de Magistris non ci sembra un segnale positivo nell’ottica di un rapporto di buon vicinato e di sinergia istituzionale. Evidentemente la recente cena di de Magistris con De Luca, anfitrione Pasquino, insomma, il famoso “souté di vongole” è andato - o andrà - a più di uno indigesto.