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Sinistra & Bagnoli: colpe imperdonabili

Opinionista: 

Martedì scorso per il “bubbone” Bagnoli - le bonifiche mai fatte, anzi da rifare, un assurdo di inaudita gravità - è arrivata, dopo dieci anni dall’avvio del procedimento, la condanna di autorevoli figure della sinistra napoletana “pigliatutto” a Palazzo San Giacomo e, a lungo, anche a Palazzo Santa Lucia. Si parla addirittura di disastro colposo. Bene subito ricordare che siamo al giudizio di primo grado e che “l’imputato non è considerato colpevole fino a sentenza definitiva” e per un preciso dettato costituzionale, art. 27 comma 2, e per un elementare senso di civiltà. Tuttavia non si può tacere il comportamento a intermittenza di una sinistra, come sempre, faziosa e settaria, da “canovaccio” tristemente noto, anzi stomachevole. Quando a incappare nella giustizia è un suo esponente o simpatizzante, nel premettere subito che c’è rispetto per la magistratura anche se non è infallibile, si liquida poi il discorso con un sigillo di “insospettabilità”, su cui fa fede la propria testimonianza. Guai a chi osi dubitarne. Se a incapparvi è, invece, la destra, il discorso cambia totalmente: prima se ne dice peste e corna e poi si ricorda la presunzione di innocenza. Insomma due pesi, due misure. Quello, però, che oggi va stigmatizzato con forza a Napoli è il suo imbarazzato silenzio su una storia sciagurata, le cui responsabilità politiche sono totalmente addebitabili a scelte dei “tempi belli” di Bassolino, dei “meno belli” di Iervolino e, in minima parte, dei “tempi grigi” di de Magistris. Al di là di ogni altra valutazione, qui a pesare - e tanto - è il fallimento, senza attenuanti, di una classe dirigente, fedelissima dei cosiddetti amministratori progressisti, che promisero decenni addietro il rinascimento della città, ridimensionata anche come “capoluogo regionale”. Altro che capitale! Oggi perché tacciono coloro che inalberano cartelli di critiche un giorno sì e l’altro pure, ci riferiamo a quel saccente collateralismo di strada? Eppure non v’era occasione più giusta per indicare chi ha realmente tradito Napoli, di denunciarne i progetti “flop”, di cui sono pieni i cassetti di Palazzo San Giacomo. Se a tutto ciò aggiungiamo la emergenza epocale dei rifiuti, che, nel 2010, pose la città al centro di un internazionale biasimo per i cumuli di immondizia alti dai cinque, sei metri, sempre per colpa dei sullodati “rinascimentali” signori del “Palazzo”, ci si rende conto delle loro imperdonabili negligenze. Ora il danno ulteriore è il perdurante sequestro dei suoli, che costerà miliardi e sarà, ancora una volta, pagato dalla collettività. Ha fatto bene la coordinatrice di Forza Italia, Mara Carfagna, a ricordarlo, meglio però avrebbe fatto se avesse “allertato” la sua coalizione per “storicizzare”, definitivamente, con una giornata di denuncia e di proposte, le responsabilità immense di chi ha creato tanti disastri e vuol restare ancora a galla. Un’ultima domanda: i soldi erogati, chi li ha presi, dove sono finiti? Lo sapremo? Fa tremare il pensiero delle prescrizioni, che asfaltano ogni legittima attesa di giustizia.