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Sogni, parole indegne e arbitri senza cuore...

Opinionista: 

Potremmo parlare dello strano caso del mondo Fiat. La notte di follia di Madrid ci ha convinto ancora una volta dell'ambiguo idealismo sportivo della casa torinese, si può ottenere la vittoria in modo diverso: giocando mediocremente o inseguendo la bellezza della follia genialoide dello spirito
italico. In Formula1, la Fiat ha deciso che per vincere nel mondo e portare soldi e onore al marchio bisogna osare anche al di fuori della ordinarietà, senza sperare nell'aiuto dell'ex Todt: così si spiegano le due vittorie. Nell'altra sezione societaria, basta essere Juve, magari grazie ad un arbitro "di cuore", e correre verso lo scudetto, ma dopo l'andata a Torino sembravano sfumati i sogni europei di gloria, perchè la bellezza del gioco e la meravigliosa rovesciata di Ronaldo sono solo "spettacolo da circo"! A Madrid qualcosa si è rotto nella conservativa testardaggine bianconera. Non avendo alcunchè da perdere, tranne la faccia, la Juve ha tentato e indovinato la partita perfetta. Ma quando sembrava essere riuscita nell'impresa di giocarsi la semifinale almeno per altri 30 minuti, l'arbitro, un inglese "troppo giovane" e con la monnezza al posto del cuore, ha dato un rigore al Real, "di quelli che non si danno al 94°", un rigore di lesa maestà! Il risultato finale, grazie ad un lampo di bel gioco conforta entrambe le ideologie, ma il punto è che mentre la Juve appena esce dai confini della serie A è "costretta" a combattere contro "potenze economiche con fatturati superiori", a rendere pegno alla dura lex, non scritta, del Bernabeu - ma non erano lacrime napulitane? - in Italia riesce a fare "o gall ncopp'a munnezz. Per una società in cui conta solo la vittoria, andando a ben guardare, non importa "come" si è usciti dalla Coppa, ma brucia l'eliminazione. Anzi, per un ironico contrappasso, la Juve esce sconfitta dopo una delle sue più belle prestazioni, vittima, a suo dire, di quella stessa legge non scritta che troppo spesso ha alimentato dubbi e sospetti anche sulle sue "puntuali" vittorie. Nella Formula 1, con l'acquisizione del marchio Ferrari, la grande bellezza, l'intuizione fuori dai soliti schemi risulta essere l'unico strada per riconquistare un pubblico esigente e riguadagnare in Borsa. C'è però una considerazione da fare, amara o ironica, decidete voi. La notte di Madrid ci consegna, e non soltanto a noi ma al mondo intero mediatico, la solita squadra arrogante e spocchiosa nel metodo. Quella che ancora parla di scudetti defraudati e mostra in giro nei canali sportivi ancora i volti insipidi di imbroglioni condannati, come Moggi o Bettega. È la Juve decadente e decaduta delle parole indegne, della violenza verbale di un grande portiere, troppo servilmente osannato dal mondo calcistico - quello del gesto maramaldeggiante di Chiellini, per intenderci - di cui abbiamo "opportunamente" dimenticato il coinvolgimento nel giro scommesse o il comportamento antisportivo sul gol famoso di Muntari. Già, Buffon, con quei suoi 2 minuti di collera furibonda, stile Juve, reiterata ed offensiva anche nel seguito, ha dilapidato il senso di onore e di appartenenza italica, che, almeno per una notte, aveva legato tutti noi, sull'onda dell'impresa della Roma. Cosa dire di Agnelli, del suo "misurato" candore politico e diplomatico? Il suo ergersi improvviso a paladino della legalità calcistica, nel plauso servile degli studi televisivi, non merita alcun commento, solo un silenzio basìto. Defraudata del sogno, non potendo permettersi ulteriori intoppi, la Juve italiana "dovrà" vincere il settimo scudetto, si terrà stretto il giocatore pagato a caro prezzo per fare quel salto di qualità che certamente continuerà a mancare. Perchè la qualità non è mai sinonimo di ordinaria furbizia, aurea mediocrità, o il becerume unico di quei patetici supporters meridionali - a Benevento ne hanno dato un'ulteriore prova - ma si raggiunge con la classe, con il senso dell'estetica, frutto dell'ingegno e della saldezza morale del proprio operato. Poi si può anche perdere, con rispetto e dignità, ma non puoi chiamarti Juventus.