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Tra Regionali, Sanremo e autonomia differenziata

Gentile Direttore, dopo il netto successo del centrodestra alle elezioni regionali dell’Abruzzo, sicuramente Lei sarà inondato da lettere di “opinionisti” o comuni cittadini, che vorranno dire la loro. Del resto, non siamo il popolo quasi tutto formato da “esperti” di calcio e della “politica”? Non voglio, perciò, accodarmi ai più, pur avendo una trentennale esperienza politica maturata nelle istituzioni elettive più importanti della nostra regione. Vorrei parlare, invece, del recente festival di Sanremo, conclusosi con una velenosa coda polemica, perché sembra che la vittoria dell’italo-egiziano Mahamood (in lingua araba ha la stessa radice di Maometto, ossia “degno di lode”) sia stata costruita a tavolino da una giuria di “esperti”, che ha sconfessato il giudizio della giuria popolare, largamente favorevole al secondo classificato “Ultimo”. Non è, d’altronde, la prima volta che Sanremo da festival nazional- popolare, seguito in media dai soliti 10 milioni di spettatori, si trasforma alla fine in festival “politico”. Non discuto sulla bontà delle canzoni, essendo un “malato” di musica classica e sinfonica, che in gergo viene detta “musica seria”. Pongo l’attenzione, invece, su un aspetto trascurato dai più: l’assoluta assenza di considerazione verso la musica napoletana. L’unico concorrente Nino D’Angelo si è classificato ultimo, ma, quel che è peggio, l’omaggio alla musica universale di Pino Daniele è stato relegato in fascia oraria in cui quasi tutti dormono! E non voglio mettere il dito sulla piaga dell’esclusione da qualsiasi omaggio alla carriera di un’altra icona della musica, napoletana, nazionale ed internazionale, come Peppino Di Capri. Molti lettori penseranno: che ci importa del festival di Sanremo, di Pino Daniele, di Peppino di Capri, se il problema vero della nostra regione è la disoccupazione, la povertà, la carenza dei servizi, a cominciare dalla Sanità, per finire ai Trasporti? Al Sud si vive in media tre anni in meno, rispetto al Nord, proprio per queste carenze! Giusta osservazione! La mia timida intenzione, però, con questa lettera, è quella di dimostrare come anche in argomenti cosiddetti “leggeri” Napoli, la Campania, il Sud siano ormai relegati ad un’appendice quasi fastidiosa, buona soltanto quando si devono raccogliere consensi elettorali da un bacino condizionato dalle più elementari esigenze umane. Chi vive nel benessere è molto più libero di scegliere i suoi rappresentanti nelle istituzioni elettive, rispetto a chi aspetta il “generoso” di turno per poter avere un desco dignitoso. Che, poi, il buon Di Maio, strenuo fautore del “reddito di cittadinanza” (per la mia valutazione “obolo per il consenso”) si faccia scavalcare dall’astuto Salvini anche nella sua Regione Campania, dove un poveretto ha baciato la mano al “capitano”, perché gli hanno promesso che questi gli farà avere il famoso reddito (Salvini, non Di Maio!), è un esempio plastico di come gli improvvisati della politica si facciano fregare dai cosiddetti “marpioni”. Un pericolo ben più grave, comunque, incombe: la devoluzione delle regioni del Nord! In pratica le regioni del Nord, Lombardia e Veneto in testa, stanno trattando con il Governo centrale il passaggio di quasi tutte le competenze statali alle Regioni. È una lunghissima lista di attribuzioni con relativa autonomia del gettito e la gestione finanziaria. Si parte dalla regionalizzazione dei trasporti (strade, comprese tratte autostradali, porti, aeroporti, ferrovie ), per finire alla piena autonomia dei tributi, delle tasse automobilistiche, e, dulcis in fundo “tutte le competenze legislative e amministrative, volte a concedere incentivi, contributi, agevolazioni, sovvenzioni e benefici di ogni genere” . La chiamano “autonomia differenziata”; in realtà, è la cancellazione del Federalismo Solidale, costituzionalmente garantito! Cosa farà la Lega, ora che il segnale della sua forte crescita è stato testimoniato proprio in Abruzzo? E cosa faranno i 5 Stelle che al Sud hanno “investito”sul reddito di cittadinanza? A sfogliare la rivista del “Sindacato Padano” c’è da stare pochi allegri. In un periodo dell’articolo apparso su questa rivista si legge testualmente: “È tempo di mettere mano al Federalismo Fiscale ed al sistema dei trasferimenti statali. I nostri sforzi devono essere tutti concentrati su questi problemi, perché le Regioni del Nord sono Regioni virtuose, ma sono costrette ad aiutare le altre Regioni che a differenza delle nostre, hanno come politica quella di fare debiti su debiti, buttando sulle spalle delle nostre comunità il risanamento”. È pari al concetto del “candido” ministro della P.I. Bussetti, che in visita ad una scuola di Caivano ha parlato di due realtà culturali: la Scuola del Nord che produce, e quella del Sud, che non si impegna e chiede solo soldi! Il “ vaffa” di grillina memoria, dovrebbe partire da tutto il Sud, ma quanti hanno il coraggio di essere veramente “liberi e forti” come propugnava don Luigi Sturzo?