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Troppi mentitori, molti Def(icienti)

Opinionista: 

(Def)icienti. È così che il Governo ha trattato gli italiani in questi 10 mesi. Dove sono finiti i ministri affacciati ai balconi che annunciavano una crescita da Paese del Bengodi, «l’abolizione della povertà», «un nuovo boom economico» e via mentendo? Bugie. Solo bugie. Nient’altro che spudorate bugie. Ora, non potendo più negare la realtà e vedendo gli scogli comparire minacciosi all’orizzonte, ad ammettere di aver raccontato menzogne sono gli stessi mentitori. Addirittura mettendo le fandonie nero su bianco.

Perché il Documento di economia e finanza dell’Esecutivo non è solo un bagno di realtà, ma la certificazione di quanto sia stata dannosa per la Nazione la politica economica imposta finora da Lega e M5S. E a dirlo sono proprio loro. Basta leggere il Def per rendersene conto. Lì ci sono tutti i numeri che certificano la cifra dell’azione gialloverde: il fallimento.

A iniziare dalle tabelle che spiegano cosa accadrà dopo i provvedimenti di palazzo Chigi: peggioreranno il Pil, il tasso di occupazione e quello di disoccupazione. Incredibile: dopo aver sfiorato la crisi con l’Ue, messo in cantiere oltre 44 miliardi di debiti in tre anni per finanziare reddito di cittadinanza e quota 100, aver portato lo spread a 300 punti e varato una legge di Bilancio da mille e una notte, adesso il Governo dice che i fondamentali dell’economia non solo non miglioreranno, ma andranno peggio. Qualcuno dovrebbe almeno chiedere scusa. 

Certo, la maggioranza sostiene che la crisi dipende dal rallentamento globale. Ma anche questa è una mezza bugia: in realtà, la recessione tecnica degli ultimi due trimestri del 2018 è stata determinata dalla domanda interna, non da quella estera. Piuttosto le scelte demenziali di Lega e M5S hanno accresciuto l’incertezza ed amplificato l’incidenza della congiuntura negativa europea.

Tuttavia, la prova del nove della malafede dei nostri governanti sta proprio nelle loro misure bandiera. Quantificando l’impatto del sussidio di nullafacenza, i pentaleghisti dicono che grazie ad esso quest’anno l’occupazione aumenterà di un misero 0,1% e nel 2020 di appena lo 0,3%; il tasso di disoccupazione l’anno prossimo salirà dell’1,3% e quello di partecipazione al lavoro di solo l’1,2%. Tradotto: spenderemo 44,3 miliardi in un triennio per avere risultati miserrimi. È la conferma che si tratta di soldi buttati.

Come se non bastasse, poche pagine più avanti i nostri eroi garantiscono che se le loro politiche del lavoro avranno piena efficacia, i salari saranno destinati ad abbassarsi di 0,48 punti percentuali. È come se il Governo dicesse: pregate che le sciocchezze che abbiamo fatto non abbiano gli esiti annunciati, altrimenti chi lavora guadagnerà ancora meno. Roba da non credere.

Ma quali saranno le ricadute sulla crescita di queste mirabolanti misure? Il reddito di cittadinanza inciderà sul Pil nel triennio 2019-21 appena per lo 0,5%. Peggio ancora andrà per quota 100. Nella tabella che prende in esame l’impatto dei prepensionamenti sulla crescita, infatti, l’Esecutivo scrive che essa sarà pari allo 0,2% in tre anni. Pazzesco.

E il mitico turn-over? Come, non ve lo ricordate? Grazie a quota 100, giuravano Salvini e Di Maio, per ogni nuovo pensionato ci sarà un nuovo assunto. Come no. Peccato che nel Def ci sia scritto che l’effetto di questa misura sull’occupazione sarà la seguente: quest’anno -0,3%, l’anno prossimo -0,5% e nel 2021 -0,4%. Avremo più disoccupati. C’è bisogno di aggiungere altro? Sì che ce n’è. Resta da chiarire quanto ci costerà questa pagliacciata: 133 miliardi di spesa pubblica aggiuntiva, di cui 115 a debito, e 23 miliardi da trovare per evitare l’aumento dell’Iva. Un capolavoro.

Nel frattempo, gli stessi che ci hanno rifilato le bugie che oggi sono costretti ad ammettere, ora promettono la flat tax (finta, perché sarà a più aliquote). Ma voi la comprereste un’auto usata da questi qui?