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Un paese irrequieto nel senso masulliano

Opinionista: 

Irrequieto non nel senso masulliano (… agitare l’aria, smuovere le acque, spostare le pietre, suscitare venti e correnti, frescure e tempeste, non lasciare che le cose restino come erano, incidere qualche sia pur piccolo ma visibile segno sulla pelle del mondo) ma irrequieto nel senso comune di “ansioso, indeciso, smanioso”. E il frequente cambiamento, spesso irragionevole, delle leggi elettorali del nostro paese lo dimostra. Negli Stati Uniti d’America è da oltre duecento anni che, con una legge elettorale che non è stata cambiata se non in piccoli dettagli, i cittadini eleggono il Presidente e il suo vice, i 50 governatori degli Stati, i 435 deputati al Congresso, i 100 senatori (appena 10 in più dei consigliere regionali della Sicilia, che si autodefinisco deputati con tanto di titolo di “onorevole”) e anche i sindaci, gli sceriffi e i procuratori distrettuali. In Italia abbiamo adottato in appena sessanta anni di Repubblica il proporzionale puro con voti di preferenze (inizialmente tre, poi due, poi uno solo e infine nessuno), il proporzionale corretto con una quota di maggioritario, il “mattarellum” (un maggioritario con una quota di proporzionale), il “calderollum” (maggioritario puro, definito chissà perché “porcellum” e dichiarato incostituzionale dalla Consulta dopo nove anni, a dispetto del fatto che è stato adottato nel 2006, nel 2008 e nel 2011 senza che i Supremi Giudici manifestassero il loro dissenso, probabilmente per il fatto che nessun articolo della Costituzione si occupa di leggi elettorali). Dopo anni di polemiche, di discussioni e di denunce contro “un Parlamento di nominati” pare che i maggiori partiti siano orientati ad approvare una legge elettorale abbastanza simile a quella tedesca. Perciò definita da Grillo “il tedescum”. Per essere gradita dalla stragrande maggioranza degli italiani questa nuova legge deve prevedere: a) l’elezione dei parlamentari per uno o due mandati al massimo perché deve esserci un continuo ricambio della classe politica; b) un compenso con gettoni di presenza e con una liquidazione di fine mandato (niente più stipendi e privilegi esagerati e niente vitalizi d’oro); c) la proibizione di esercitare altre attività professionali (avvocati, medici, giornalisti, architetti, ingegneri, docenti, attori…) e amministrative (non possono fare contemporaneamente i sindaci e i presidenti di provincia); d) l’abolizione dell’art. 67 della Costituzione perché sia loro impedito di praticare il vergognoso “trasformismo”, di passare cioè da un gruppo parlamentare all’altro (il parlamentare che cambia opinione deve solo dimettersi; come avviene in tutti i Parlamenti del mondo); e) l’abolizione del titolo di “onorevole” sostituito da quello di “signore”, come usano in tutto il mondo (in Germania ci si rivolge alla “signora” Merkel e in Inghilterra alla “signora” May mentre in Italia ci si rivolge alla “onorevole” Finocchiaro e alla “onorevole” Boschi, un titolo peraltro abolito dal fascismo nel 1939 ); f) la drastica riduzione del numero dei parlamentare più volte promesso da tutti i partiti e mai mantenuto: non più 630 ma 200 deputati e non più 315 ma 100 senatori. Trecento parlamentari sono più che sufficienti per risolvere i problemi del paese. Visto che 535 sono sufficienti in un grande paese come gli Usa, con una popolazione cinque volte superiore alla nostra. Infine, questa legge deve evitare la elezione di incompetenti, corrotti, ignoranti (stupidi, li ha definiti il deputato Antonio Martino), e collusi con mafia, ’ndragheta e camorra. In una parola, deve evitare il rischio di eleggere “persone impresentabili”. È appena il caso di evidenziare che, essendo il “tedescum” condiviso da Pd, Fi, M5S e Lega, le modifiche costituzionali proposte sarebbero approvate dalla maggioranza dei componenti il Parlamento e sarebbero immediatamente esecutive (art. 138). Ma dubito fortemente che la nuova legge elettorale conterrà queste novità. Dobbiamo solo sperare in un paese irrequieto nel senso masulliano