Un referendum per rilanciare il Sud
In Europa, dopo le vicende catalane, soffia sempre più forte il vento delle autonomie e dell’identità. Può apparire paradossale, ma l’incalzare della globalizzazione ha favorito, e continuerà a favorire ancora per molto tempo, le istanze di chi reagisce all’abbattimento di confini e differenze, riscoprendo le radici più antiche del popolo di appartenenza. Radici che spesso e volentieri non coincidono con gli attuali Stati Nazionali. L’Italia è da ormai oltre vent’anni interessata al fenomeno, che nel Nord, attraverso la Lega, ha ormai radici politiche e culturali molto salde nel tessuto sociale, confermate dai recenti referendum consultivi tenuti in Veneto e Lombardia, i cui risultati a favore di una maggiore autonomia da Roma, confermano la volontà dei cittadini di questi territori di “essere padroni a casa propria”. Il paradosso, però, come ha fatto notare l’ex premier Silvio Berlusconi, è che istanze analoghe ancora non abbiano trovato una propria specifica formula politica nel Sud Italia, dove più forte dovrebbe essere il retaggio storico cui fare riferimento e dove più serie sono le ragioni oggettive che dovrebbero spingere la popolazione a manifestare con nettezza il proprio risentimento nei confronti delle politiche adottate dallo Stato centrale. Da almeno due decenni, infatti, l’opinione pubblica italiana ha fatto propria una narrazione che vede nelle regioni settentrionali, non solo le aree più efficienti e produttive del paese, ma anche quelle dalle quali viene drenata dalla leva fiscale la parte più consistente delle entrate statali che poi, immancabilmente, finiscono per essere indirizzate verso il Mezzogiorno spendaccione ed assistito. Una chiave di lettura delle dinamiche interne al Sistema- Italia oramai ampiamente superata e che pure continua a condizionare il discorso pubblico e le scelte politiche. Eppure da tempo i principali istituti di ricerca e, tra tutti, lo Svimez, segnalano uno squilibrio sempre più profondo tra Nord e Sud, che non riguarda solo il livello di crescita e di benessere economico, come da tradizione, ma anche e soprattutto il maggiore carico fiscale registrato da alcuni anni a danno dei contribuenti meridionali, a fronte di una sempre maggiore concentrazione degli investimenti pubblici nelle aree settentrionali. Il deficit di classe dirigente che da tempo è il maggiore gap che attanaglia il Mezzogiorno sembra rendere quasi impossibile scardinare questo paradigma. Sarebbe al contrario di fondamentale importanza una piena assunzione di consapevolezza in relazione alla propria situazione attuale da parte di tutti gli attori sociali, culturali e politici del Meridione, al fine di porre di nuovo con forza al centro dell’agenda politica il problema del rilancio del Mezzogiorno. Ciò è tanto più indispensabile in relazione al contesto europeo, che, dall’entrata in circolazione della moneta unica calibrata su un’economia come quella tedesca, ha finito per strozzare senza pietà il capitale e il lavoro dell’Italia meridionale, fortemente colpiti da una valuta “pesante” come l’euro. La proposta avanzata dall’ex governatore della Campania Stefano Caldoro, di indire un referendum analogo a quello celebrato in Veneto e Lombardia, ma con una diversa piattaforma rivendicativa e finalizzato alla costruzione della macroregione meridionale, potrebbe essere una prima piattaforma intorno alla quale aggregare le numerose forze politiche ed associative meridionaliste che da tempo cercano di dare consistenza politica alle legittime aspirazioni delle genti del Sud. Una piattaforma che sappia anche smentire le assurde aspirazioni autonomiste cittadine di una parte dei sostenitori del sindaco di Napoli Luigi de Magistris, che fingono di dimenticare che una metropoli grande e popolosa come quella partenopea, può sopravvivere alle sue dimensioni solo se assume le funzioni di “capitale” di un vasto territorio. In questa direzione vuole andare la mattinata di confronto e discussione organizzata dal Movimento Idea di Gaetano Quagliariello che si terrà sabato mattina prossimo a Palazzo Caracciolo, dove forze sociali, esponenti del mondo accademico e movimenti meridionalisti si confronteranno sul tema “Un referendum per l’autonomia e il rilancio del Sud”.