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Una sanità costosa e sempre più malata

Opinionista: 

La malattia e la sanità cominciano dalla strada. Non basta avere la fortuna che si chiami il 118, lo si trovi libero e arrivi subito il soccorso dell’ambulanza. Se la strada è intasata e la corsia preferenziale piena come non mai, che succede? L’ambulanza ha voglia di lacerare l’aria col suo sibilo angosciante. Non resta che attendere che si faccia un po’ di largo per raggiungere, finalmente, l’ospedale. E qui l’ansia è finita? Per niente. Il pronto soccorso è pieno zeppo. Si ha voglia di invocare l’urgenza. C’è un turno da rispettare, anzi da “digerire”. Il medico di turno ti guarda con benevolenza e cogli occhi ti chiede di pazientare. Intanto, quello che ti procura sofferenza te lo devi tenere stretto in corpo. *** UN MIRAGGIO. Il reparto e la corsia di assegnazione per le cure necessarie, vengono visti da lontano (anche se da pochi metri) come una conquista, come un’oasi nel deserto dopo un lungo viaggio a piedi nelle sabbie roventi. L’ambulanza ti ha scaricato e va via. Ora bisogna vedere se ci sono barelle e lettighe mobili sufficienti per continuare il percorso di ammalato. Troppo spesso capita che i postiletto siano insufficienti e quelli disponibili occupati da tempo! Allora, per una sosta che si spera breve, va bene anche una sedia o una poltrona sgangherata. *** EMERGENZA CONTINUA. La normalità si pensa e si invoca, ma non si vede mai. Per fortuna si pratica bene l’arte di arrangiarsi. Così se non ci sono letti disponibili, va bene anche un materasso per terra (come è accaduto a Nola, al San Giovanni Bosco della Doganella, al Loreto mare di Napoli). Ma i pazienti possono essere visitati anche in piedi o appoggiati su una sedia a rotelle come si fa per i disabili. Se tutto deve essere fatto in fretta e si incorre in sviste clamorose, pazienza. Nel conto bisogna mettere sempre tutto (come è accaduto al povero cardiopatico di 63 anni: ha un infarto e nessuno se ne accorge; ora i familiari debbono avere 800 mila euro di risarcimento). *** UN PIANETA DOLORANTE. La mala sanità è un dato reale, non una scandalistica invenzione mediatica. Maurizio Cotrufo ce ne dà una significativa e responsabile testimonianza dopo “cinquant’anni vissuti nei panni del docente-chirurgo impegnato in istituzioni sanitarie, accademiche e scientifiche”. Cardiochirurgo famoso, a lui si debbono oltre 700 trapianti e più di 40 interventi a cuore aperto (si è sempre definito “un meccanico dei cuori”). Quello che doveva dire, e trasmettere dopo una lunga e prestigiosa attività, lo ha raccolto nel libro “La sanità malata” pubblicato della Editoriale scientifica. È una preziosa “summa”. Descrive bene, rendendolo evidente ai nostri occhi, “un servizio sanitario denso di carenze che i Governi delle ultime decadi hanno tentato di sanare senza successo perché le terapie adottate sono state improprie”. *** GRANDI PROBLEMI. “È tutto sbagliato, è tutto da rifare”, diceva Gino Bartali. Il grande ciclista si lamentava così, ma vinceva giri d’Italia, di Francia e gare internazionali. Ora, leggendo le “confessioni” di Maurizio Cotrufo, si capisce bene che, seppure non tutto è sbagliato, molto sì: a cominciare dall’accesso alla professione medica (ancora proponibili i test d’ingresso che non valutano adeguatamente capacità e vocazioni?) per toccare altri punti deficitari come il funzionamento della tabella 18 (ci si laurea in medicina o in tecnicismi universitari?); l’operatività del 118 (vittima a sua volta dei tagli lineari imposti dal Ministero); i risultati del Servizio pubblico nei suoi quarant’anni di esistenza; la babele della medicina intra-moenia ed extra-muraria; la sovrapposizione di ruoli fra medico privato e pubblico. *** POSSIBILI VIE D’USCITA. L’esperienza di Maurizio Cotrufo fa riflettere su alcune soluzioni praticabili: la sanità territoriale, i policlinici inclusi nella rete delle emergenze e dei pronto soccorso, la contaminazione dei saperi che consenta ai giovani medici di conoscere le malattie dal vivo e non attraverso manichini di legno. A questo realismo dà forza il rettore dell’università Luigi Vanvitelli (ex Sun) Giuseppe Paolisso: “Da giovane ho calcato le corsie di un reparto di emergenza e so quanto conta il rapporto tra formazione e pronto soccorso per le nuove leve di medici”. *** LA SALUTE COSTA. È vero. Senza soldi non si cantano messe. Ma non è solo un problema di costi, bensì come vengono spesi quelli (non pochi) di cui si dispone. Il bilancio della Regione Campania, ad esempio, è assorbito per quasi il settanta per cento dalla sanità. Tuttavia i buchi neri e le insufficienze non si contano. Troppa politica “campa” sulle spalle dei malati. Capita spesso che medici di base usino la sanità pubblica per fare elettoralismo e occupare posti di consiglieri, assessori o consulenti ben remunerati nei vari enti rappresentativi. *** SANITÀ ROSA. Dalla presentazione del libro di Maurizio Cotrufo viene fuori una previsione: nel giro di qualche anno la medicina sarà “rosa”, sempre più donne, sempre meno uomini. Sarà una medicina più efficiente, attenta e premurosa? È un auspicio ben accolto. Forse così verrà esaudito anche l’augurio che Ennio Flaiano, grande intellettuale, faceva per sé: quello di morire da vivo…