Vorrei che il mio male fosse tutta una finzione
Quattro interventi chirurgici mutilanti in 8 anni per asportazione di tumore primario e metastasi in varie parti del corpo. Una montagna di cartelle cliniche, certificati e prescrizioni mediche tutti rigorosamente di strutture pubbliche. una vita stravolta a 36 anni per un cancro maligno ad un rene eppure costretto continuamente a lottare con la burocrazia di Asl e Inps per vedere riconosciuto un mio diritto: l’invalidità civile al 100% e la legge 104 con connotazione di gravità. Il tutto senza che io debba percepire pensione perché, per grazia di Dio, ho un lavoro. La richiesta è solo per avere l’esenzione per i mille esami medici da fare ogni tre mesi e per le decine di pillole che ogni giorno devo assumere, oltre che per avere diritto ai tre giorni al mese di permessi lavorativi retribuiti previsti dalla legge 104. Questa è la mia storia, ma è quella di ogni ammalato, vero, oncologico che faccia richiesta di invalidità civile e legge 104: visite (prima all’Asl di appartenenza e poi all’Inps), produzione di carte, ore di attesa e veri e propri interrogatori da parte di burocrati che ti guardano con sospetto. Eppure i finti invalidi, quelli che falsificano certificati, cartelle ciniche e timbri, continuano a godere di diritti che vengono sottratti a chi veramente ne ha bisogno. A 6 anni dal passaggio di competenza all’Inps in materia di invalidità civile, le cose non sono cambiate nonostante i controlli serrati a cui sono sottoposti solo i veri invalidi. Anzi, basta avere la conoscenza giusta, pagare, e il gioco e fatto, anche se si è sani come un pesce. E paradossalmente, con l’informatizzazione del sistema è ancora più semplice “diventare invalido”: basta qualcuno (come è già successo sia all’Inps che in alcune Asl di Napoli) che dalla tastiera di un computer accede ai documenti e cambia nominativi e diagnosi. Così, con la scusa dei controlli sui falsi invalidi, chi come il sottoscritto ha una patologia seria ma soprattutto vera, è costretto periodicamente a rifare tutta la trafila, con i disagi che si possono immaginare. È giusto tutto questo? Non è che è sbagliato il sistema? Può regredire una grave patologia oncologica ampiamente documentata senza un miracolo? Può un organo asportato chirurgicamente ricrescere? E chi guarisce le ferite sul corpo e nell’anima di un ammalato di cancro? Qualcuno dovrebbe chiederlo ai funzionari delle varie commissioni Inps. Io ho provato a farlo e la risposta, laconica e sgarbata, è stata perentoria: «Lo facciamo per scovare i falsi invalidi». Ebbene, dei 400 e oltre falsi invalidi stanati dal 2009 a oggi a Napoli e provincia, neanche uno è stato scovato attraverso i controlli dell’Inps. Sono stati i carabinieri che, imboccando la strada giusta, hanno scoperchiato il calderone prendendo con le mani nel sacco anche qualche “controllore”. Spero, come ammalato, come cittadino e come giornalista, che le normative cambino al più presto e che il macchinoso iter venga semplificato, con i dovuti controlli, è ovvio, almeno per chi è costretto a lottare tra la vita e la morte per un tumore».