Lorenzo Mazzeo (nella foto), commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana è un affermato avvocato con   studio legale a Napoli, Roma, Milano, Avellino, Benevento, Caserta, Nola e Potenza. Con orgoglio dichiara di avere costruito la sua apprezzata, stimata e solida posizione sociale e professionale mattone su mattone, fondandola su quattro capisaldi: amore e dedizione al suo lavoro, attaccamento alla Basilicata, passione per la politica, rapporti con le banche. Viene da una famiglia lucana di Pescopagano, in provincia di Potenza, che arriva a Napoli per caso nel 1955.
«Mio padre aveva un’attività a Caracas e mia madre insegnava alla scuola dell’avviamento, all’epoca da noi non esisteva la scuola media. I miei genitori non amavano che io e mia sorella frequentassimo i collegi e per questo mamma decise di partecipare al concorso a cattedra che a quei tempi durava quattro, cinque anni. Lo vinse nel 1955 e come sede ebbe la scuola di Casal di Principe, città di cui ha parlato sempre con fierezza e dove ha insegnato per venti anni. Venimmo a Napoli e prendemmo casa tra la Pignasecca e via Roma, oggi via Toledo. Mia sorella frequentò l’istituto di Largo San Marcellino, la scuola dell’aristocrazia napoletana dalla quale uscivano le ragazze di bon ton. Io invece fui iscritto al Convitto Nazionale a piazza Dante dove sono stato dalla quinta elementare al terzo liceo. Era l’unica scuola laica napoletana ed è stata per me una fucina e una fonte energetica di conoscenza che mi ha consentito di penetrare con immediatezza nella società partenopea che conoscevo poco. Mi sono laureato in giurisprudenza all’Università Federico II il 10 dicembre del 1970».
Napoletano da sempre, ma con un forte attaccamento alla sua terra d’origine...
«Ho sempre mantenuto una doppia anima e sono sempre rimasto legato al mio paese che peraltro è molto interessante. Aveva due banche: la Banca Popolare di Pescopagano con centoventi sportelli e la Banca Operaia con una decina di sportelli. Mio padre e mio nonno erano azionisti di entrambe e, trasferendo a me i loro diritti, mi hanno consentito di partecipare ogni anno alle assemblee. Poiché fin da ragazzo ho avuto l’intenzione di fare l’avvocato, non ho mai visto il mio paese natale come luogo di vacanze, ma come sede di frequentazione continua e questo mi ha consentito di entrare nel tessuto sociale delle banche sia come amministratore sia come legale degli istituti di credito». 
È stato anche impegnato in politica...
«Per dieci anni sono stato consigliere comunale per il Psi e per un periodo assessore con dieci deleghe. Sono stato eletto la prima volta nel 1987 con quattromila voti e poi nel 1992 con settemila voti. Ho vissuto l’esperienza Masullo, che cadde per un voto, e poi quella del sindaco Francesco Tagliamonte. È il momento storico più complesso di questa città e di tutta la Nazione. Sto parlando, infatti, degli inizi della tangentopoli nazionale, “Mani Pulite”, che segnò il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica e della successsiva fuga di Craxi ad Hammamet. Sono stato uno dei pochi ad uscire indenne da quell’inchiesta. Per un periodo ho ricoperto la carica di segretario regionale del mio partito e per nove anni quella di segretario regionale amministrativo con presenza anche nel Comitato Centrale. Il periodo più gratificante è rappresentato dai quattro anni in cui sono stato alla presidenza della commissione bilancio del Comune di Napoli».
Come Partito socialista avevate anche una quota in un quotidiano cittadino... 
«Nel “Giornale di Napoli” con Enrico Zambrotti ed ero consigliere nel Cda. Fu un momento molto interessante e il giornale mi consentì di aprire anche una sede in Basilicata. A Potenza vendevamo 1.500 copie al giorno. Il responsabile della redazione di Potenza lo sottrassi al “Tempo” ed era Donato Pace, l’attuale capo dell’Ufficio Stampa della Regione Basilicata. Quella esperienza bella e istruttiva mi ha fatto capire che l’informazione locale è molto importante e oggi lo è ancora di più in considerazione che la notizia nazionale è immediatamente acquisibile su internet. Credo nella pluralità dei quotidiani, soprattutto i locali, perché così si garantisce la democrazia e perciò sostengo con forza che i nostri giornali, a partire dal “Roma” che ha ben 154 anni di vita, vanno tutelati e  salvaguardati». 
E dopo l’esperienza politica?
«Ho smesso di fare politica nel 1993 quando decisi di non candidarmi perché mi ero reso conto che gli spazi erano diventati molto ridotti e mi sono dedicato in maniera più incisiva all’attività professionale. Ho costruito rapporti organici con le Asl, con le compagnie di assicurazione e le banche. Il mio studio è molto specializzato nelle “aree speciali” come le colpe professionali e le truffe assicurative. Per quanto riguarda la banche, rappresentiamo i primari istituti di credito della Campania e della Lucania. Naturalmente abbiamo tanti altri clienti. Uno per  tutti la Telecom».
Solo a Napoli ha 18 collaboratori di cui tre, oltre a lei, cassazionisti...
«Siamo una grande famiglia e ho costituito una task force formata da avvocati fedelissimi oltre che di qualità che stanno con me da tantissimi anni. Ora c’è l’immissione nel gruppo anche delle mie due figlie, Antonella e Lorenza. Nel team c’è una grossa mobilità perché siamo in grado di assistere il cliente praticamente in temporeale e su tutto il territorio dove operiamo. Ciononostante occorre apportare dei correttivi per essere sempre in pole position e al passo con i tempi».
In questa ottica ha esteso la sua attività professionale a livello internazionale...
«Ho creato una divisione internazionale con particolare riguardo alla Russia e alla Cina. Ho assunto un’avvocatessa russa e una laureata in cinese. Nei pulmini che fanno la navetta all’areoporto e negli alberghi c’è la nostra pubblicità scritta anche in russo e in cinese».
Il suo pensiero su Napoli...
«È una città inespressa che non ha ancora giocato le sue carte perché ha avuto e ha una classe dirigente e una imprenditoria non adeguate. La responsabilità principale è della borghesia che è superficiale e si accontenta facilmente. Io dico che ha le ipoteche di primo grado nel cervello. Si lavora poco e male. Sono controcorrente da sempre. Ad esempio nel mio studio la riunione degli avvocati la faccio alle 21».
Che cosa dice ai giovani per cancellare questa ipoteca?
«Devono imparare a studiare perché c’è la tendenza all’uso del “Bignami”. Poi viaggiare e parlare almeno l’inglese. Devono prendere coscienza che, dopo tangentopoli, ci sono più spazi nei concorsi pubblici e perciò  chi si prepara riesce a vincerli». 
Ai politici?
«Il politico non si improvvisa, ma si forma attraverso gavetta ed esperienza. Inoltre non deve essere chiuso, ma cosmico e rappresentare realmente il territorio. Questo sia a livello locale che nazionale».
Tanti impegni. Ma ha del tempo per se stesso?
«Mi dedico molto all’azienda di Taurasi che dirige mia figlia Antonella dove produciamo Taurasi doc. Sono anche presidente di due associazioni che abbiamo fondato in Basilicata. La prima è “Ofantiadi” con la quale organizziamo manifestazioni sportive multidisciplinari tra i comuni della Valle dell’Ofanto e manifestazioni inerenti tutte le attività sportive riconosciute dal Coni, compresa l’attività didattica. La seconda è “Ofanto Express” che persegue la finalità di diffondere la cultura del recupero delle reti ferroviarie in disuso e il loro riutilizzo collegandole a forme di mobilità dolce nel rispetto e salvaguardia dell’ambiente. Il primo obiettivo è rifondare la vecchia ferrovia di 110 chilometri Rocchetta-Sant’Antonio-Avellino. Vogliamo fare un programma operativo nazionale per portare in queste realtà un progetto di una Disneyland itinerante sull’idea del parco a tema che si voleva fare ad Afragola negli anni Novanta».
Lucano di nascita, napoletano di adozione, ma anche caprese...
«Da quarant’anni frequento Capri perché ritengo che quest’isola sia il simbolo della bellezza della Campania. Rappresenta un mondo di gaudenti che è sempre un fatto positivo. Non a caso ho accettato di essere anche il vice presidente dello Yacht Club Capri».