Nuova frontiera della fusione nucleare per produrre energia
di Michele Sanvitale
Lun 23 Gennaio 2017 01:35
L’approvvigionamento energetico è un tema dibattuto da anni, che ha dato luogo talvolta anche a tensioni internazionali. Di sicuro nel mondo moderno lo sviluppo, la ricchezza, il benessere ed il progresso di una nazione non possono essere avulsi da una solida, lungimirante e seria politica energetica. Per inciso, con “seria” in questa sede si fa riferimento a quella politica basato innanzitutto su aspetti scientifici e, quindi, non influenzati da condizionamenti faziosi, propagandistici e derivanti da interessi più o meno chiari. Quest’ultima circostanza, infatti, è stata quella che ci ha portato al voto referendario per abolire la produzione energetica grazie al nucleare. La propaganda fatta in quell’occasione fu certamente priva di alcun fondamento scientifico, oltre che logico e politico, atteso che continuiamo a comprare energia elettrica prodotta da centrali nucleari di paesi con noi confinanti. Tanto sarebbe valso, continuare a sviluppare un serio programma nucleare con regole nostre, senza l’ipocrisia italica di nasconderci dietro al paravento dei confini di stato. Ma tant’è: tutti sono scienziati in fieri e i veri scienziati, soprattutto quelli scevri da condizionamenti, non vengono ascoltati. Superando questo piccolo e desolante spaccato della politica italiana, conosceremo oggi uno studio basato proprio sul nucleare. Va premesso che ci sono due tipi di procedure per ottenere energia dal nucleare. Quella “tradizionale”, ovvero la fissione, utilizzata nei reattori e tristemente nota per ordigni di distruzione di massa, quali le bombe di Hiroshima e Nagasaki. Poi c’è la fusione, quel processo grazie al quale da circa 4,5 miliardi di anni il nostro sole emette energia sotto tutte le forme a noi note, calore e luce in primis, grazie alla quale è possibile la vita sulla Terra. Sintetizzando, nella fusione si ha l’unione di due o più atomi leggeri per dar luogo ad un atomo più pesante. Questo processo dà luogo ad un’enorme quantità di energia. Nel sole, ad esempio, due atomi di idrogeno si fondono per dar luogo ad un atomo di elio, rilasciando energia che si irradia all’esterno. Grandissimo vantaggio di tale processo è l’assenza di scorie radioattive. Paradossalmente, si può considerare come “scarto” l’energia prodotta. Ultimo passo lungo questa strada è stato compiuto recentemente in Germania presso il Max Plank Institute per la Fisica del Plasma. Qui, infatti, è stata realizzata una macchina chiamata “Wendelstein 7-X”. Si tratta di uno stellarator, ovvero un dispositivo in grado di contenere il plasma generatosi dalla fusione degli atomi. Questa, come accennato, dà luogo ad un enorme emissione di energia, con temperature oltre i 100 milioni di gradi: esattamente come avviene sulle stelle. È palese che non si sarebbe possibile la realizzazione di materiali idonei a tali temperature, da cui lo stellarator: un dispositivo costituito da potentissime bobine in grado di creare campi magnetici così potenti, da contenere il plasma e, quindi, sfruttarne l’energia, ottenendo una fusione controllata. Quella attuale è una seconda generazione di macchine per creare una fusione nucleare; la precedente era incentrata sui tokamak che funzionano in base allo stesso principio, ma hanno un grosso limite: riescono, infatti, a contenere solo per pochi minuti il plasma. In questo modo non si riesce ad andare molto oltre alla fusione, non riuscendo ad ottenere, quindi, una quantità di energia che non sia analoga a quella utilizzata per innescare la fusione stessa. Gli stellarator, invece, arrivano fino a 30 minuti di attività, fornendo dunque una quantità utile di energia, ma hanno grosse difficoltà di progettazione e realizzazione. Nel pubblicazione di presentazione del progetto, sulla rivista Nature Communications, gli studiosi coinvolti nel progetto danno un giudizio lusinghiero sul progetto: «Per quanto ne sappiamo, questa è un’accuratezza senza precedenti, sia in termini del lavoro ingegneristico dietro ad un dispositivo di fusione che nella misurazione della topologia magnetica». Si spera, dunque, in una nuova frontiera di approvvigionamento energetico, scaturita da seri studi scientifici e non da mode politicamente corrette. mi_sa@inwind.it