Somministrazione cutanea, vaccini più accessibili
di Michele Sanvitale
Lun 18 Mag 2015 23:53
Come spesso ricordato da queste colonne, per contrastare molte malattie la miglior arma è la prevenzione. In molti casi la prevenzione per eccellenza è il vaccino: questo ci aiuta a sviluppare difese immunitarie contro molteplici malattie gravi, ma anche quelle più “banali” come l’influenza, che in alcune parti del mondo possono essere letali. Non a caso il riferimento ad “alcune parti del mondo”. In paesi meno fortunati del nostro, infatti, ancora oggi muoiono bambini per il morbillo, la malattia che ognuno di noi in adolescenza ha contratto, senza che vi fossero conseguenze particolarmente gravi nella quasi totalità dei casi. Altrove, invece, passa altrettanto in silenzio il numero di vittime provocate da quelle che per noi sono banali malattie infantili. Tutto perché troppo spesso mancano semplici precauzioni: l’igiene minima, acqua pulita, disinfettanti, ma anche semplicemente una persona in grado di praticare una siringa proprio per somministrare un vaccino. Ebbene, contro queste evenienze, un gruppo di ricercatori statunitensi del Georgia Institute of Technology e del Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), hanno messo a punto un metodo di somministrazione di farmaci che potrebbe richiamare a film di fantascienza, ma che piano piano sta prendendo corpo. Si tratta di una assunzione transcutanea grazie ad un particolare tipo di cerotto che non richiede particolari abilità infermieristiche. Questo cerotto, non più grande di un centimetro quadrato, è munito di cento aghi minuscoli imbevuti di vaccino ed è di facilissima applicazione. Dopo l’applicazione gli stessi aghi, composti da un polimero assorbibile dall’epidermide, in pochi minuti rilasciano il vaccino ed il cerotto può essere rimosso e buttato. La tecnica, finora testata con grande successo solo sulle scimmie, potrebbe essere testata su cavie umane già dal 2017. «Ogni giorno al mondo 400 bambini muoiono per le complicanze del morbillo – ha tristemente ricordato James Goodson, epidemiologo del Centers for Disease Control and Prevention in Georgia, Usa –. Senza aghi, siringhe e acqua il dispositivo che abbiamo sviluppato ha la possibilità di raggiungere nella maniera più veloce possibile i piccoli che vivono nelle zone più remote del mondo». Nel frattempo un riscontro incrociato giunge dall’Australia dove un dispositivo analogo, un cerotto composto da nanoparticelle, è in fase di sperimentazione grazie a un’equipe dell’Istituto di Bioingegneria e Nanotecnologia dell’Università del Queensland che ha riscontrato ulteriori vantaggi oltre a quelli valutati dallo staff americano, come descritto dal dott. Kendle, coordinatore della ricerca: «Con un centesimo della dose di vaccino di un’iniezione tradizionale, abbiamo ottenuto una resa equivalente e migliore. Crediamo che abbia il potenziale di rimpiazzare, o almeno di minimizzare il ricorso ad aghi e siringhe. I benefici saranno sia fisici che mentali. Innanzitutto vi è la fobia degli aghi, di cui soffre il 10% della popolazione; e poi le ferite o le contaminazioni da siringhe: basti pensare che in Africa vengono eseguite circa un miliardo di vaccinazioni ogni anno, e l’Organizzazione mondiale della sanità stima che circa il 30% di esse non siano sicure a causa di contaminazione incrociata». mi_sa@inwind.it