Dei campani si può dire, e si dice, di tutto. Ma di certo non si può nascondere che si tratti di un popolo passionale. Ora a certificarlo è anche uno studio di Datanalysis (istituto di ricerche demoscopiche specializzato nell'area Salute) dal quale viene fuori che il 60 per cento delle coppie che vivono all’ombra del Vesuvio fanno l’amore almeno 3 volte a settimana. Un bel record se si considera che la media nazionale si attesta a 9 rapporti al mese. Farlo spesso, però, non significa farlo bene. E spesso, nel segreto delle camere da letto, si nascondono problemi che restano a lungo veri e propri tabù. È il caso di una malattia conosciuta come “morbo di Peyronie”, patologia in «costante evoluzione» spiega Fabrizio Iacono, professore di ruolo di Urologia alla Federico II e responsabile Unità operativa di chirurgia genitale maschile. «Solo in questo periodo - rivela lo specialista - ho in cura tra Napoli e Roma circa cinquanta pazienti colpiti da questo morbo». La cosa sorprendente è che in qualche misura anche le posizioni dell’amore possono procurare qualche danno. Iacono spiega che «non si conoscono le cause dell’insorgenza di questa patologia. L'incurvamento acquisito del pene, probabilmente, può essere provocato da microtraumi subiti durante i rapporti. Colpi dovuti ad una eccessiva foga ripetuti nel tempo, e di cui il paziente non ha un ricordo preciso ». Fino a oggi questo imbarazzante e doloroso problema è stato curato con terapie di moda che danno dei miglioramenti, ma non risolvono in maniera definitiva. La verità è che per la cura de morbo di Peyronie non esistono farmaci specifici, anche se alcune persone sono predisposte: i dati statistici confermano che il 40 per cento circa dei diabetici insulino dipendenti risultano soggetti a questa malattia. E sono diversi i protocolli utilizzati per risolvere l'induratio penis plastica. C'è chi, per scopi soprattutto preventivi, sponsorizza l'uso della vitamina E. «Il morbo di Peyronie è una patologia che ha un tempo di stabilizzazione che oscilla tra gli otto ed i dieci mesi e, come tutte le patologie, dà risposte migliori in quei soggetti che si rivolgono allo specialista appena notano che il pene, quando è in erezione, comincia a deformarsi. Tra i tanti protocolli utilizzati – aggiunge l’andrologo - io prediligo l'uso di onde d'urto a bassa intensità con integratori naturali a base di tradamixina che danno risultati validi come quelli della ionoforesi. Se l'intervento farmacologico non dà i risultati attesi e il morbo di Peyronie persiste si procede chirurgicamente, con interventi che coinvolgono un paziente ogni dieci. Nelle sale operatorie del Policlinico federiciano ogni mese eseguo almeno tre corporoplastiche di raddrizzamento per ridurre la placca fibrotica della tunica albuginea del pene, ovvero della guaina che riveste i corpi cavernosi». Lo specialista chiarisce anche che il silenzio non è mai la soluzione giusta, perché oggi è possibile fare molto per recuperare una funzionalità soddisfacente e tornare a vivere serenamente i momenti di intimità con la propria partner.