I suoli vulcanici sono comunemente riconosciuti come suoli ottimali per le produzioni agricole e anche i vini vulcanici sono ammantati da un’aura di specialità. La verità è molto più complessa, in particolare per quanto riguarda i vini. Pedro Parro, un agronomo di fama internazionale, esperto e consulente di terroir, afferma che, per quanto riguarda la coltivazione della vite, i suoli magmatici sono affetti da bipolarità: si passa, cioè, da magnifici terreni di pietra ad argille nude e misere. E ciò che è peggio è che questa variabilità si dipana anche nello spazio di pochi metri. Da altro punto di vista, tuttavia, questa bipolarità è ricchezza se considerata in termini di diversità e biodiversità. Due settimane fa a New York si è svolta la prima conferenza sui vini vulcanici, cui ha preso parte anche Ciro Giordano, in qualità di Presidente del Consorzio Tutela Vini Vesuvio. «A New York - spiega Giordano - si è ragionato sul percorso da compiere per giungere a riconoscere i vini prodotti nelle regioni vulcaniche come produzioni di alta qualità. L’occasione è stata utile anche per toccare con mano il grande fascino esercitato dal nostro Vesuvio. La grande risorsa di biodiversità può essere forza trainante per poterci distinguere anche nel mondo vino». Alla 52esima edizione del Vinitaly, in programma a Verona da domani al 18 aprile, le aziende aderenti al Consorzio presenteranno le prime bottiglie monovarietali Caprettone, Piedirosso e Falanghina della denominazione di origine Vesuvio: una svolta adottata per puntare in maniera sempre più convinta sulle varietà meglio ambientatesi lungo i fianchi del vulcano. Il Lacryma Christi, poi, sarà protagonista nel pomeriggio del 16 aprile, nel padiglione B dell’area fiera veronese, della masterclass organizzata dal Consorzio in collaborazione con la Regione Campania, dal titolo “Campania Volcanic Wines: Lacryma Christi del Vesuvio”. «Questa edizione della rassegna internazionale di Verona - aggiunge Giordano - rappresenta per i nostri vini e i nostri territori un’autentica svolta, fortemente voluta, che passa per le tante novità previste nel disciplinare di produzione. A Verona si saluterà l’entrata in vigore dei contrassegni di Stato, la cosiddetta «fascetta », che i produttori hanno fortemente voluto tanto per proteggere le loro etichette, che per garantire la tracciabilità del prodotto, assicurando così maggiore tutela al consumatore. Saremo al Vinitaly fieri di rappresentare un territorio unico al mondo, una risorsa che può assumere un ruolo rilevante nell’ambito dell’enologia nazionale e mondiale, perché territorio che custodisce saperi e vitigni unici. Siamo consapevoli che la strada non sarà semplice e neppure breve. Sappiamo, però, di vivere e operare in un ecosistema unico al mondo, da cui si ottengono vini altrettanto unici. Sarà questa la nostra forza». Le aziende viticole del Vesuvio, insomma, iniziano a marciare unite e con una precisa strategia che mira a cogliere opportunità di mercato, valorizzando il territorio e le sue produzioni. In questo senso va inteso anche l’allargamento della denominazione ai vini spumanti che, emancipati dall’identificazione dallo stereotipo di vini delle feste, costituiscono una fetta di mercato in costante crescita tanto in Italia che a livello internazionale.