Nel nostro Paese diminuiscono le vittime da incidente stradale, ma aumentano i feriti, soprattutto quelli gravi. Secondo gli ultimi dati ufficiali Aci-Istat, nel 2016 si sono verificati in Italia 175.791 incidenti con lesioni a persone, con 3.283 morti e 249.175 infortunati. Dopo due anni di stagnazione, risulta in calo il numero dei decessi (-4,2%) rispetto al 2015, mentre gli incidenti e i feriti, per la prima volta dal 2001, registrano un incremento, rispettivamente dello 0,7% e 0,9%. In notevole crescita risulta, poi, il dato dei feriti gravi: 17.000 nel 2016, ben il 9% in più sull’anno precedente. Si tratta di una preoccupante escalation visto che erano circa 13.000 nel 2012 e 2013, 15.000 nel 2014 e quasi 16.000 nel 2015. Nel quinquennio 2012-2016 il rapporto tra feriti gravi e morti, indicatore calcolato anche a livello internazionale, è andato progressivamente aumentando, passando da 3,5 nel 2012 a 5,3 nel 2016. Allo stato, i feriti gravi rappresentano circa il 7% del totale di quelli comunicati dagli organi di rilevazione (circa 250.000 in totale). Tale percentuale, in continuo aumento negli ultimi cinque anni, è solo in parte attribuibile al graduale miglioramento della qualità e della copertura delle informazioni specifiche che consentono di individuare i ricoveri per incidente stradale. A livello territoriale persistono alcune differenze: nel 2016 i valori del rapporto tra feriti gravi e morti sono compresi tra 4,9 del Nord-Est e 5,8 del Centro. Al Sud questo indicatori è pari alla media nazionale: 5,3. Per consentire una definizione univoca di lesione grave riconosciuta a livello internazionale la Commissione europea ha emanato alcune linee guida proponendo l’utilizzo dell’esistente scala dei traumi Ais (Abbreviated Injury Scale) e, in particolare, della sua variante Mais (Maximum Abbreviated Injury Scale). L’Ais è una scala di misurazione basata su un sistema di punteggio da attribuire alla gravità globale della lesione, stabilita tenendo in considerazione l’entità delle ferite riportate per regione del corpo colpita. Le lesioni gravi sono individuate con il punteggio Mais3+, ossia il massimo valore AIS uguale o superiore a 3. Nell’Ue, secondo le stime diffuse dalla Commissione europea, i feriti gravi risultano 135.000 a fronte delle circa 26.000 vittime della strada: in pratica, un rapporto di circa 5 lesioni gravi per ogni decesso, valore in linea con quello rilevato in Italia. In particolare, prendendo in considerazione il Report annuale dell’Etsc (European Transport Safety Council), in cui sono pubblicati anche i dati sulle lesioni gravi di alcuni Paesi (Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Germania, Spagna, Finlandia, Francia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Svezia, Slovenia, Regno Unito e Italia), per gli anni 2012-2015, si registra che i livelli del rapporto di gravità variano tra un massimo di 12,6 dei Paesi Bassi ad un minimo di 0,7 feriti gravi per ogni vittima della Polonia. In ordine di graduatoria, dopo i Paesi Bassi troviamo Francia, Belgio, Italia, Germania, Spagna, Portogallo, Svezia, Bulgaria, Austria, Regno Unito, Slovenia, Cipro, Finlandia e, appunto, Polonia. «La condivisione di una definizione comune per la gravità delle lesioni riportate in un incidente è un requisito fondamentale per stimare il fenomeno e garantire un efficace confronto internazionale, spiega il Presidente dell’Aci Napoli, Antonio Coppola. Altrettanto fondamentale è l’accuratezza dei dati per adottare misure sempre più risolutive volte a ridurre le conseguenze dei sinistri stradali, le cui cause non sempre sono riconducibili al comportamento umano scorretto e pericoloso. Anche le condizioni delle infrastrutture e dei veicoli, infatti, rivestono un ruolo molto importante. Purtroppo, se per i secondi si stanno compiendo notevoli passi in avanti, grazie ai progressi della ricerca scientifica, non altrettanto si può dire per gli altri due fattori che determinano la sicurezza stradale, ovvero la strada e l’uomo, su cui bisogna investire di più».