Il 4 aprile è arrivata in tutte le librerie italiane l’edizione 2019 della Guida alle Birre d’Italia di Slow Food. Giunta alla settima edizione, la Guida fotografa il meglio della produzione nazionale di birra e la sintetizza in 624 pagine. Continuando a parlare di numeri, il volume raccoglie le schede di 597 aziende e ben 2650 birre. Com’è facile immaginare, per arrivare a selezionare birrifici e birre da inserire in guida, è stato necessario il lavoro di diverse decine di collaboratori, che hanno assaggiato le produzioni nazionali, selezionando quelle che meglio rappresentavano lo spirito di Slow Food. Questa è la prima edizione pubblicata dopo l’entrata in vigore della norma che individua i parametri che definiscono la Birra Artigianale. Per rendere chiara questa distinzione, all’interno della guida sono state individuate sezioni diverse. Nello specifico, le categorie sono quattro: birrifici artigianali, birrifici non artigianali, affinatori e beer firm. Questo permette di fare chiarezza e dare gli strumenti giusti al lettore. I parametri per definire la birra artigianale sono semplici da individuare: indipendenza economica da altri birrifici, produzione annua non superiore ai 200.000 hl, birra non sottoposta a microfiltrazione e pastorizzazione. Gli affinatori sono una nuova generazione di produttori, specializzati nella realizzazione di birre maturate con l’utilizzo di lieviti inusuali, frutta, botti e altre materie prime caratterizzanti. Le loro sono delle vere e proprie cantine di birra. Le beer firm invece sono quelle aziende che commercializzano birra a marchio proprio senza avere un impianto di produzione, realizzando le proprie ricette in altri birrifici. La scelta delle beer firm da inserire in guida, dopo la valutazione dell’esame organolettico, prevede la verifica della segnalazione, in etichetta e sui canali di comunicazione, del birrificio presso cui è stata prodotta la birra. I birrifici posso avere anche dei riconoscimenti: la Chiocciola è conferita ai birrifici che hanno una elevata e costante qualità delle birre, oltre al ruolo che svolgono nel settore birrario e all’attenzione rivolta al territorio e all’ambiente; la Bottiglia è assegnata ai birrifici che esprimono una elevata qualità media delle birre, con particolare attenzione alle birre più complesse e articolate; il Fusto è destinato ai birrifici che hanno una elevata qualità media delle birre e che concentrano la loro attenzione sulle birre semplici e di grande diffusione, pur mantenendo una forte personalità. Anche le birre sono premiate con tre riconoscimenti: Birra Slow, Birra Quotidiana e Grande Birra. Le Birre Slow sono quelle dall’eccellente valore organolettico, che raccontano la storia del territorio, del birrificio e del birraio. Le Birre Quotidiane sono birre di grande qualità che esprimono grande equilibrio, semplicità e piacevolezza. Le Grandi Birre sono birre di assoluto valore organolettico, da non perdere. Il lavoro per realizzare la Guida è stato molto lungo e meticoloso. Ho avuto il piacere di coordinare le attività in Campania e mi sono avvalso della grande professionalità di chi ha collaborato alla stesura: Livio Barra, Vincenzo Coppola, Andrea Docimo, Giacomo Miola, Carlo Nardi, Eric Novielli, Gianluca Polini e Paola Vitale. Me vediamo quali sono stati i risultati nella nostra regione. I marchi presenti in Campania sono più di 70, tra birrifici e beer firm. Di questi sono stati inseriti in guida 30 birrifici: Karma (Alife), Lievito e Nuvole (Avella), Birrificio Irpino (Avellino), Rudeboy (Buonabitacolo), Birrificio di Paestum (Capaccio), Terre dei Greci (Capaccio), Stimalti (Carinola), Sud (Castellabate), Fiej (Castelnuovo Cilento), Amalfi Coast (Cava de’ Tirreni), Donjon (Cervinara), San Pietro (Chianche), Felix-Kbirr (Crispano), Saint John’s (Faicchio), Brew Inn (Fisciano), Birrificio del Sannio (Frasso Telesino), Ventitré (Grottaminarda), Gold Blond (Marcianise), Okorei (Mariglianella), Sorrento (Massa Lubrense), Borrillo (Molinara), Malerba (Montella), Serrocroce (Monteverde), Maneba Eccellenze Campane (Napoli), Aeffe (Nocera Inferiore), Bella ‘Mbriana (Nocera Inferiore), Mba (Piana di Monte Verna), Maltovivo (Ponte), Birrificio dell’Aspide (Roccadaspide) e Maneba (Striano). Le beer firm presenti in Guida sono 9: Acrobat (San Michele di Serino), Alkimia (Montesarchio), Birra Tramonti (Tramonti), Bug Beer (Mugnano del Cardinale), Campi Flegrei (Monte di Procida), Eikon Beer (San Nicola Manfredi), Maestri del Sannio (Cerreto Sannita), Venti15 (Ariano Irpino) e White Tree (Caserta). Cinque i birrifici campani che hanno ricevuto riconoscimenti. Al Birrificio dell’Aspide e al Birrificio Sorrento è stata assegnata la Chiocciola, Karma e Borrillo la Bottiglia e Maneba il Fusto. La Campania brassicola esce da questa guida con risultati incoraggianti. Il movimento è sicuramente in crescita, con nuovi birrifici che si affiancano a quelli presenti da anni. Il mio auspicio è di vedere tutti gli attori della birra artigianale campana lavorare insieme per la crescita dell’intera filiera, puntando a creare sinergie virtuose con tutti coloro che operano in questo settore, magari ispirandosi al motto di Unionbirrai: Uniti si Vince! Cheers.