Perché scrivere? Di poesia, narrativa, epica ... ma soprattutto perché descrivere la vita, i pensieri, i sentimenti con inchiostro su carta.

Probabilmente per un’innata vocazione che veste tanto la solida ragione quanto l’impalpabile sentire e che accompagna l’essere umano da sempre, come costola mai rimossa dal nostro petto e matrice generante delle nostre più profonde voci.

È così, con tale ostinata vocazione, un gruppo di letterati (e non solo) napoletani ha dato vita a un bimestrale di narrativa dal titolo “Raffaello” (presentata ufficialmente durante le II edizione del Salone del Libro e dell’Editoria di Napoli) con lo scopo di dare spazio al libero pensiero artistico delle tante giovani penne emergenti, che avranno la possibilità di pubblicare i loro scritti secondo l’antica tradizione del genere “feuilleton”.

“Il conte di Montecristo, I tre moschettieri, I miserabili, Madame Bovary, 20.000 leghe sotto i mari, Anna Karenina, L’isola del tesoro, La guerra dei mondi, Il fantasma dell’opera, Ulisse, Tenera è la notte, A sangue freddo -  spiega Gianni di Costanzo, editore e uno tra i fondatori della rivista - Cosa hanno in comune tra di loro alcuni dei più famosi romanzi della nostra storia? Quale è quel filo sottile, apparentemente invisibile, che lega Hugo a Flaubert a Joyce a Truman Capote? Sono tutti racconti nati come narrazioni a puntate, scritti periodici ubicati nella sezione bassa dei quotidiani dove venivano pubblicati: l’appendice. In Italia li chiamarono romanzi d’appendice. Storie avvincenti, dilatate nel tempo, destinate a suscitare nel lettore l’attesa per il prosieguo. Oggi, questo ruolo è svolto dalle serie tv. Una volta la fortuna di molte testate giornalistiche era proprio nell’opportunità di ospitare autori che sapessero avvincere i lettori. Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese. È così che, tra la fine del settecento e tutto l’ottocento, questa modalità narrativa ha avvicinato alla lettura quei ceti sociali che l’evoluzione tecnologica aveva reso dei “borghesi”. In altri termini fu, in modo imprevisto, il contributo della letteratura alla alfabetizzazione delle masse! La domanda è se, oggi, può avere ancora senso riproporre al vasto pubblico un feuilleton, una testata dove raccogliere narrazioni fitte di vicende, di personaggi, di colpi di scena, capaci di avvincere emotivamente un vasto pubblico attratto da situazioni forti, contrapposizioni nette, l’eterno scontro tra amore e morte, male e bene, buoni e cattivi, dolce e amaro. Da editore dico di si! Benché l’attuale panorama librario sia denso, eterogeneo, con un’offerta vastissima di opportunità narrative, le nostre librerie hanno più libri agli scaffali di quanti siano i potenziali lettori alle casse. Tranne pochi autori che si vendono da soli il mercato editoriale è, purtroppo. in profonda crisi. Tuttavia è mia modesta opinione che le cause siano da ricercare non tanto nella qualità delle proposte ma nella capacità comunicativa: siamo noi editori in primis che non riusciamo ad attrarre i nostri potenziali clienti. Vittime dei costi di stampa, di quelli della distribuzione, ma anche di una critica di settore narcisista ed autoreferenziale, condanniamo ad un limbo tanti autori che, altrimenti, potrebbero avere diversa fortuna. È dunque, su queste premesse, che nasce Raffaello. Il primo bimestrale di narrativa a puntate. Moderni romanzi d’appendice, a servizio sia degli scrittori che degli editori che dei lettori. È il tentativo di un gruppo di persone, innamorate dei libri e delle infinite sfumature che ciascuna storia può offrire, di dare luce e visibilità a tutte quelle case editrici, ai loro autori di valore e a quelli dalle grandi potenzialità, che aspettano solo il medium giusto per emergere e passare da una fase di autoproduzione o di nicchia ad una di meritato successo. Raffaello si pone allora da un lato come una casa comune dove ospitare uomini e donne meritevoli di una visibilità nazionale, dall’altra come il luogo materiale dove consentire a tutti i lettori, reali e potenziali, di conoscere questi autori e gli editori che ci sono alle spalle. Per fare quanto ci siamo prefissati abbiamo immaginato dunque questa forma comunicativa “romantica”. Per cui troverete nelle pagine di questo primo numero, Il numero zero, una serie di storie avvincenti in rampa di lancio. Narrazioni eterogene per forma e contenuti, che toccano tutti i colori della narrativa: il giallo (le indagini più intriganti), il nero (i crimini più subdoli), il rosa (gli amori più sofferti), il rosso (il sesso tra sensualità ed erotismo). Da qui il sottotitolo di questo giornale: tutti i colori della narrazione. Accanto a queste forme narrative troverete poi, nelle pagine interne di questo giornale, altre modalità narrative al momento prive di una retorica cromatica: la poesia, il teatro, l’arte e la comunicazione visiva, la gastronomia. Siccome Raffello è un giornale inclusivo, che nasce con l’obbiettivo di fare magari cultura con la C maiuscola, senza mediazioni, senza prevaricazioni, premiando solo la qualità ed il successo che il pubblico vorrà riservare, uscire in contemporanea con questa seconda edizione del Salone del Libro e dell’editoria di Napoli rappresenta solo uno sprone ulteriore”.

Una scommessa, dunque, quella della rivista “Raffaello” che ha il sapore e il valore di una promessa di rilancio e rinascita, non solo del genere letterario “d’appendice”, ma di tutto il panorama legato alla “letteratura” e alla relativa editoria.