I carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Bari hanno eseguito una misura cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal gip del tribunale del capoluogo pugliese, nei confronti di Francesco Bellomo, ex magistrato del Consiglio di Stato, docente e direttore scientifico dei corsi post-universitari per la preparazione al concorso in magistratura. Tra le accuse contestate quella di maltrattamenti nei confronti di numerose allieve del corso.

"CALUNNIÒ PREMIER CONTE" - Bellomo è accusato anche di calunnia nei confronti dell'attuale presidente del Consiglio Giuseppe Conte, all'epoca dei fatti vicepresidente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, e di Concetta Plantamura, componente dello stesso organismo. Con un atto di citazione, Bellomo chiedeva al Tribunale di Bari di condannarli al risarcimento dei danni, accusando falsamente gli stessi, secondo gli inquirenti, di esercitare in modo strumentale (e illegale) il potere disciplinare e di aver deliberatamente e sistematicamente svolto un’attività di oppressione mossi da un palese intento persecutorio.  

"COMPORTAMENTI SISTEMATICI DI SOPRAFFAZIONE VERSO ALLIEVE" - Secondo gli inquirenti, abusando dell’autorità che gli derivava dal ruolo di docente svolto nei corsi e dell’autorevolezza e del prestigio della sua funzione di magistrato amministrativo del Consiglio di Stato, e utilizzando l’artificio delle borse di studio offerte dalla società per selezionare ed avvicinare le allieve nei confronti delle quali nutriva interesse (anche al fine di esercitare nei loro confronti un potere di controllo personale e sessuale), avrebbe imposto una serie di obblighi e di divieti, tra cui l’obbligo di fedeltà nei confronti del direttore scientifico, il divieto di avviare o mantenere relazioni intime con persone che non raggiungessero un determinato punteggio attribuito secondo l’insindacabile giudizio dello stesso Bellomo.

Comportamenti sistematici di sopraffazione, controllo, denigrazione e intimidazione. E' quanto gli contesta il gip del tribunale di Bari. Secondo gli inquirenti, Bellomo avrebbe instaurato con le borsiste rapporti confidenziali e, in alcuni casi, sentimentali. Nell’ambito di questo tipo di rapporti, "facendo leva sul rispetto degli obblighi assunti, si sarebbe reso responsabile nei loro confronti di comportamenti sistematici di sopraffazione, controllo, denigrazione ed intimidazione offendendone in tal modo il decoro e la dignità personale, limitandone la libertà di autodeterminazione e riducendole in uno stato di prostrazione e soggezione psicologica". L'ex magistrato è accusato anche di estorsione poiché avrebbe costretto una allieva e borsista a rinunciare all’impiego di co-presentatrice, addetta alla postazione web in programmi televisivi, in quanto incompatibile con l’immagine di aspirante magistrato e di borsista, minacciando di revocarle la borsa di studio in caso di mancata rinuncia.

L'ex magistrato è accusato anche di estorsione poiché avrebbe costretto una allieva e borsista a rinunciare all’impiego di co-presentatrice, addetta alla postazione web in programmi televisivi, in quanto incompatibile con l’immagine di aspirante magistrato e di borsista, minacciando di revocarle la borsa di studio in caso di mancata rinuncia.

DIVIETI, DOVERI E DRESS CODE - Nell'ordinanza si legge che tra gli obblighi imposti alle allieve da Bellomo ci sarebbero stati anche "il divieto di avviare o mantenere relazioni intime con soggetti che non raggiungessero un determinato punteggio" attribuito secondo il suo insindacabile giudizio e "il divieto di contrarre matrimonio a pena di decadenza automatica dalla borsa". Tra i doveri "l'obbligo di fedeltà nei confronti del direttore scientifico, l'obbligo di rispettare le direttive dallo stesso impartite, l'obbligo di segretezza sul contenuto delle comunicazioni intercorse con il direttore scientifico, anche nei confronti degli altri borsisti e collaboratori. E poi ancora l'obbligo di “attenersi al dress code” suddiviso in “classico” per gli “eventi burocratici”, “intermedio” per “corsi e convegni” ed “estremo” per “eventi mondani” e di “curare la propria immagine anche dal punto di vista dinamico (gesti, conversazione, movimenti), onde assicurare il più possibile l’armonia, l’eleganza e la superiore trasgressività” al fine di pubblicizzare l’immagine della scuola e della società”. Nell'ordinanza è scritto poi che bastava che il comportamento delle allieve non corrispondesse ai desiderata di Bellomo per fare in modo che lui le umiliasse, offendesse e denigrasse, "anche attraverso la pubblicazione sulla rivista on line della scuola delle loro vicende personali, e minacciandole di ritorsioni sul piano personale e professionale".

In concorso con un'altra persona, inoltre, Bellomo avrebbe contribuito a selezionare le aspiranti borsiste e a sottoporle ai colloqui per l’assegnazione della borsa di studio sottoponendo loro il 'test del fidanzato sfigato'.

GLI SMS - Compaiono anche alcuni sms nell'ordinanza. "....Preferisco non parlarti. Direi cose molto pesanti e, purtroppo, vere. Rifletterò sul da farsi e ti farò sapere. Gli altri non ti stimano, né fisicamente né moralmente. Ti ho difeso, ti ho trattato da regina. Ma non è servito". E ancora: "Ho detto cosa ti accadrà. Ti sei rovinata vita e carriera. Esegui ciò che ho detto e trovati un buon avvocato per il procedimento disciplinare. Elimina le mie foto da fb" i testi di alcuni messaggi inviati a una ricercatrice con la quale l'ex magistrato avrebbe avuto una relazione. E poi: “…Questo significa avere a fianco un animale. Perché tu sei così…Gli animali non conoscono dispiacere…è l’ennesima riprova del tuo Dna malato…Agisci come un selvaggio, ignorando le regole…”.

LA BORSISTA RIBELLE - Una campagna denigratoria nei confronti della borsista che aveva interrotto qualsiasi contatto e che aveva cambiare numero di telefono e indirizzo e mail a seguito di minacce ripetute, messa in atto attraverso la pubblicazione su una rivista on line di settore di una rubrica che raccoglieva tutti gli articoli relativi alla ragazza (una trentina) nei quali si raccontavano aspetti della sua vita privata. Inoltre sulla stessa rivista venivano pubblicate e commentate fotografie relative a momenti della vita privata della vittima (attraverso la consultazione di social network anche da parte di altri corsisti espressamente coinvolti nella raccolta di qualsiasi informazione che potesse riguardarla) e veniva addirittura indetto un concorso tra i corsisti-lettori della rivista, promettendo dei premi (iscrizione gratuita al corso dell’anno successivo e messa a disposizione dei cd segreti industriali con riferimento alle imminenti prove scritte del concorso in magistratura) a chi avesse fornito la migliore spiegazione dei comportamenti della vittima alla luce delle teorie del direttore scientifico.

Queste le azioni che avrebbe escogitato e realizzato, secondo l'accusa della Procura della Repubblica di Bari, Francesco Bellomo da titolare di una società che organizzava corsi per la preparazione al concorso per l'ingresso in magistratura a Bari, Milano e Roma e pubblicava una rivista on line 'Diritto e Scienza'. Anche questa presunta vittima di Bellomo, avrebbe intrattenuto una relazione con l'ex giudice. I fatti contestati si riferiscono a un periodo che va da gennaio a novembre 2016.