Morte di Danton: è grande spettacolo
Il dramma di Büchner in scena al Politeama per la regia di Mario Martone
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Ven 05 Mag 2017 19:32
La rivoluzione francese al teatro “Politeama” di Napoli
Amicizia, amore e rivoluzione. Questi sono i tre elementi più presenti che mai in “Morte di Danton” di Georg Büchner, tradotto da Anita Raja e diretto da Mario Martone e fino al 7 maggio al teatro “Politeama”, in via Monte di Dio. Tra i trenta attori in scena, anche Paolo Pierobon, nelle vesti di Robespierre, Giuseppe Battiston, con il suo Danton, e Fausto Cabra, che ha interpretato il violento Saint-Just.
Il Terrore, periodo di grande povertà e sacrifici per i francesi, subito dopo la rivoluzione francese, fa da sfondo all’antagonismo tra le due differenti idee di rivoluzione di Danton e di Robespierre. Il primo, deciso a lottare contro la violenza del Terrore, sostiene che la rivoluzione debba diventare strumento per l’emancipazione del popolo; il secondo giudica, invece, necessario mantenere il potere e dominare su tutti. Sarà proprio questo scontro di idee che porterà Robespierre e i suoi a scagliare la gente contro Danton e a condannarlo alla ghigliottina, insieme a tutti i suoi seguaci moderati.
Lo spettacolo, della durata di tre ore e suddiviso in due atti, è animato dalla particolare scenografia, composta da pochi oggetti e sipari rossi che definiscono li diversi ambienti - la casa di Danton, il tribunale, le strade di Parigi, la prigione - e talvolta seguono il mondo interiore del protagonista, incrementando l'enfasi della scena.
Lunghi monologhi e dialoghi complessi tra i protagonisti rivoluzionari sono intervallati da scene di vita quotidiana nelle strade, spesso svolte tra il pubblico. Sono proprio questi ritmi alti e bassi che catturano l'attenzione dello spettatore nonostante l'opera risulti complessa nei concetti e la vicenda proceda si sviluppi lentamente.
Eccellente l'interpretazione: ogni personaggio ha una propria caratterizzazione, perfettamente in armonia con tutti gli altri.
Malgrado la non eccellente acustica del teatro e l'eccessivo riverbero, soprattutto nelle scene tra il pubblico, i dialoghi risultano comprensibili, pur se difficoltosi da cogliere nelle scene a “fondo palco”.
Altro punto di merito è nei costumi, realizzati da Ursula Patzak e nelle luci di Pasquale Mari che hanno contribuito a realizzare diverse atmosfere, talvolta cupe, come nello studio di Robespierre, talvolta sensuali, come le scene iniziali, e talvolta inquietanti, come nella scena finale, in cui la micidiale ghigliottina diventa protagonista assoluta, nella sua solitudine e nel suo dondolio incessante e angoscioso.
Carla Pisani Massamormile
IV A Liceo Mazzini
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