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La tragedia, il dramma, la farsa e i pupi

Opinionista: 

Le cronache della settimana mi costringono a un certo strabismo, poiché occorre guardare sia lontano, alla tragedia nel mondo, sia vicino, alla realtà locale che è dramma ma anche farsa. La tragedia mondiale, ossia la Persecuzione dei cristiani, insanguina molte parti dell’Asia e dell’Africa, insinuandosi peraltro, in qualche misura, anche nel nostro continente: oltre le minacce dei tagliagole, crescono, subdole e silenziose, le discriminazioni degli uomini di potere, che vietano crocefissi e presepi e perseguitano quella che chiamano islamofobia. Ciò che io vado affermando da parecchio tempo, che cioè le grandi persecuzioni degli imperatori romani impallidiscono di fronte alla realtà dei giorni nostri, è ormai una realtà che la complice ipocrisia dei padroni del mondo e dei media loro asserviti non riesce più a nascondere. Le ripetute denunzie di Papa Francesco sono forti e chiare, anche se non guadagnano i titoli a tutta pagina e gli speciali Tg, riservati a eventi che, al confronto, appaiono di sconcertante banalità e irrilevanza. Il nostro Petrusiniéllo è andato a marciare, con i suoi simili che allignano al di là delle Alpi o su altre sponde del Mediterraneo, sia a Parigi sia a Tunisi. Marce che, ovviamente, lasciano il tempo che trovano. Nessuno dei marciatori, però, si è mai interessato alle stragi che Boko Haram, confluita di recente nel califfato, attua quotidianamente in Nigeria. Nessuno si è interessato alla strage pasquale perpetrata da Al Shabaab a Garissa, sconfinando dalla natia Somalia nel vicino Kenia. Si marcia, per quanto possa valere (è il pensiero che conta, come quello di chi offre all’amata, che si attendeva un gioiello, mazzolini di fiori di campo) per fatti che sono quantitativamente e qualitativamente minori. Quelli di Charlie, diciamolo pure brutalmente, erano pochi e se l’erano cercata; i turisti del museo erano pochi e si sono trovati per caso nel posto sbagliato al momento sbagliato. Gli studenti di Garissa sono molti; equivalgono, per numero, ai gruppi di militari iracheni periodicamente massacrati dai tagliagole del sedicente califfo. Gli studenti di Garissa sono stati scelti, uno a uno: tu sei musulmano, vivi, tu sei cristiano, muori. Non risulta che a essi sia stata offerta l’opportunità prevista dal Corano, l’apostasia in cambio della vita. Gli allievi, insomma, hanno superato in ferocia il maestro. Quell’opportunità venne offerta, alla metà d’agosto del 1480, dal turco Ahmed Pascià ai martiri d’Otranto, le cui ossa sono tuttora esposte nella cattedrale di quella città. Essi la rifiutarono. Rispose per tutti il vecchio cimatore Antonio Primaldo: “Fin qui ci siamo battuti per la patria e per salvare i nostri beni e la vita; ora bisogna battersi per Gesù Cristo e per salvare i nostri beni e le nostre anime”. Furono allora portati, a gruppi di cinquanta, sulla collina detta “della Minerva” e ivi decapitati. I martiri d’Otranto furono beatificati nel 1771 e santificati nel 1983. Anche cinquecentoventicinque anni fa furono i governanti cristiani a lasciar mano libera alla ferocia musulmana: Venezia, in odio al Regno Aragonese, fece sapere al Sultano che, con la conquista di Costantinopoli, aveva acquistato i diritti bizantini sulla terra d’Otranto. Allora, però, l’orrore ricompattò l’Europa e consentì la riconquista della città martire. Non vi furono marce ma fatti. Cambiamo argomento, allontanandoci dall’orrore, dopo aver considerato che, se la ferocia musulmana è peggiorata soltanto di poco nell’ultimo mezzo millennio, la vigliaccheria interessata dei governanti europei è anch’essa peggiorata, in maggior misura. È rimasto poco spazio per le vicende napoletane, che sono due: una seria e l’altra no. Cominciamo dalla prima. In questa città fatiscente, dopo le cadute di cornicioni arrivano gli smottamenti di terrapieni; due in pochi giorni segnalano l’esistenza di un marciume diffuso e il rischio di disastri annunciati. Il Comune tenta di scaricare la responsabilità sui privati, come già fece per il cornicione della Galleria. Tentativo penoso, che non escluderebbe la responsabilità dell’amministrazione cornicioni: io ricordo tempi in cui esisteva a Palazzo San Giacomo un Ufficio Sicurezza, così come esistevano uffici che curavano i giardini, la nettezza urbana, la viabilità e via dicendo. Quantum mutatum ab illo! Concludiamo, in fretta, con amare risate. Il sindaco di Napoli de Magistris è parte civile contro il vicesindaco Sodano, che però rimane in Giunta. Il gioco delle parti. Così è, se vi pare. Ma non è una cosa seria. Pensate che commedia avrebbe potuto tirar fuori Pirandello da questa storia. Ma Pirandello non c’è più e allora non c’è modo di nobilitare questa vicenda surreale. Resta, e mi pare sede assai appropriata, l’opera dei pupi.