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Miracolo sì, miracolo no

Opinionista: 

Una commozione incredibile, un boato nel Duomo: miracolo sì, miracolo no di San Gennaro; finalmente, dopo anni che questa città non riusciva più a “informare”, a “interessare” positivamente il nostro Paese, il dato più importante è che ieri lo ha fatto, come ribalta di un grande evento, costruttivo e fecondo, per il proprio futuro ma anche per il bene del mondo. Merito di Papa Francesco - protagonista di una testimonianza di fede di eccezionale fervore, di universali messaggi di promozione sociale, di una nuova evangelizzazione, accolta come manna dal cielo in una Napoli bisognosa di ritrovare fiducia, sentire parole di verità e di certezze. E quel che occorre rimarcare, in un clima di corale e totale sintonia, che il Pontefice, incurante di ogni più elementare misura di sicurezza, ha assecondato, ricercando la gente, il suo spontaneo calore, nel segno di un magistero di fratellanza, che “include e non esclude”, onorato da una intensa partecipazione. Da Pompei a Scampia, da piazza del Plebiscito a Poggioreale, dal Duomo a piazza del Gesù fino al Lungomare di via Caracciolo, ieri la città, nel suo insieme, ha dato vita a un’operazione verità, in cui nulla è stato nascosto. L’itinerario, percorso dal corteo papale, accolto dovunque da una folla entusiasta, comprensivo di periferie e di centro, non poteva meglio rappresentare i limiti endemici e problematici di una città complessa. Da una parte, di emarginazione e di diffuso degrado sociale; dall’altra di una conurbazione, causa di invivibilità e quindi fonte di crescenti devianze metropolitane. Questo ha consentito al Papa di potersi rendere meglio conto dei ritardi, accumulati nel tempo, motivo di una serie di patologie sociali, da curare con una vicinanza cristiana, “non solo consolatoria ma operativa”. Ha visto, ascoltato, intimamente anche molto sofferto, al cospetto di scenari inconcepibili in società che si dicono civili. Ha sorriso, ma, al momento giusto, ha saputo indicare, come solo lui riesce a dire, con serafico ed efficace linguaggio, ai vertici istituzionali di ogni livello, presenti e attenti come non mai, i principi della sua Chiesa: la strada maestra di un cristianesimo concreto e pratico. Nulla, insomma, potrà essere più come prima. La fede, secondo Papa Francesco, per potersi realizzare seriamente deve manifestarsi soprattutto nell’amore del prossimo, e in particolare, nell’impegno a favore dei poveri, degli emarginanti. Questo principio, una volta fondato sulla “sussidiarietà”, poi divenuto con il Concilio Vaticano II, “principio di solidarietà”- in cui fosse decisivo l’impegno attivo degli Stati, e in essi di tutte le forze sociali - oggi diventa la ragione fondante della nuova Chiesa. Che vuol dire vivere la testimonianza quotidiana del Vangelo, unica fonte di ogni promozione. Parole che a Napoli, nei discorsi itineranti del Papa, agli esclusi di Scampia, agli sfortunati commensali di Poggioreale, ai sofferenti, ai giovani, che lo hanno festeggiato, al popolo, hanno avuto il significato di un’anteprima mondiale del Giubileo annunciato della Misericordia. La risposta più rivoluzionaria e miracolosa alle pene del mondo: dal più piccolo borgo alle sconfinate metropoli.