Il gioielliere artigiano è in mestiere in via d’estinzione, schiacciato dal mercato in cui domina la produzione di massa. Da due anni nel cuore del Vomero, in via Arenella 94, un giovane artigiano Flavio Toro (nella foto) ha aperto la sua bottega “Eres”. «Napoli è una città in cui cultura arte e folklore si respirano in ogni vicolo, in ogni strada, in ogni piazza. Credo che preservare il folklore, elemento distintivo della nostra città, sia una responsabilità di tutti noi. Attraverso il suo lavoro, l’artigiano tutela e conserva tradizione e cultura del popolo napoletano».

Nonostante il Made in Italy sia molto richiesto all’estero, Toro ha deciso di rimanere a Napoli. «Non me la sono sentita di abbandonare le mie radici, volevo assolvere a quella che sento come una mia responsabilità, ossia preservare la mia cultura con le sue meravigliose tradizioni. Ho deciso di restare, di rischiare, di mettermi totalmente in gioco e con sudore e sacrificio sto realizzando il mio sogno. Nel farlo, mi sento davvero fortunato perché ogni giorno posso godere della bellezza di questa città, che ha un enorme potenziale artistico e culturale e merita una possibilità».

A maggio presenterà una nuova collezione: «Sarà dedicata all’estate e alla natura, mentre a settembre invece presenterò un linea di gioielli che è un vero e proprio omaggio alla città di Napoli, alle sue credenze popolari, che non si sono mai estinte col passare del tempo, un omaggio ai sapori e alla cucina partenopea, agli straordinari panorami napoletani, e rientra  un progetto avviato già da un po’ di tempo, infatti nel corso degli anni ho proposto il ciondolo San Gennaro, la linea Vesuvio, e l’ultimo arrivato in casa Eres, l’anello Partenope; icone che i miei clienti hanno particolarmente apprezzato».

Tra le cose più importanti c’è il il contatto diretto con il cliente. «L’atto creativo mi consente di trasferire i miei stati d’animo e le mie emozioni in quelli che saranno i miei gioielli: per questo ogni mio oggetto per me è importante ed è collegato ad un determinato momento della mia vita. Vedere che questi oggetti vengono apprezzati sempre di più dai miei clienti, è una grandissima soddisfazione e proprio il rapporto diretto con la clientela è parte integrante del mio lavoro, una parte fondamentale, alla quale tengo talmente tanto che ho scelto di non distribuire i miei prodotti ad altre gioiellerie. Avere a che fare direttamente con i clienti è importante anche perché offre continuamente stimoli creativi, ma soprattutto perché in un’epoca in cui difficilmente ci si parla guardandosi negli occhi è bello conservare la genuinità di un’assistenza in tempo reale e soprattutto in carne ed ossa. Il pubblico mi regala delle grandi soddisfazioni: i clienti adorano l’idea del mio laboratorio a vista, sono incuriositi ed affascinati dal mio mestiere, si siedono accanto a me a guardarmi lavorare o a disegnare insieme i loro gioielli personalizzati. Tutte cose che, oltre a riempirmi il cuore di gioia, suggeriscono che c’è ancora spazio per gli antichi mestieri, che c’è ancora chi apprezza ed anzi preferisce l’oggetto artigianale perché ne apprezza l’unicità e attribuisce un certo valore al lavoro che c’è dietro; tutte cose che mi lasciano sperare in una ripresa del settore artigianale e che mi portano a consigliare ai miei colleghi o aspiranti tali di non mollare e a dare fiducia al proprio territorio, partecipando attivamente alla sua evoluzione».