MARANO. "I fratelli Cesaro fecero un patto con la camorra, risalente al periodo in cui si discuteva del Pip di Marano. Me lo rivelò in carcere il cognato del boss Giuseppe Polverino". E' quanto dichiarato dal collaboratore di giustizia del clan dei Casalesi Tammaro Diana nel processo in corso al Tribunale di Napoli Nord, in cui sono imputati per concorso esterno in camorra gli imprenditori Raffaele e Aniello Cesaro, entrambi detenuti, fratelli del neo-senatore di Forza Italia Luigi Cesaro. I due imprenditori, nella prima udienza del dicembre scorso, fecero delle dichiarazioni spontanee, nelle quale affermarono di non aver "mai avuto rapporti con i Polverino", "né di aver accettato i loro finanziamenti".

I LEGALI DEI CESARO. "Le dichiarazioni goffamente enfatizzate del collaboratore Diana sono la rappresentazione plastica dell'inconsistenza delle accuse mosse ai nostri assistiti: i sentito dire, i non ricordo, la genericità e l'assenza di fatti concreti definiscono la struttura del vuoto delle prove d'accusa". Cosi', in una nota, l'avvocato Vincenzo Maiello, legale insieme con gli avvocati Paolo Trofino e Raffaele Quaranta degli imprenditori Raffaele e Aniello Cesaro.