NAPOLI. Aveva grandi progetti per fare sport in Campania e li racconta ancora tutti con rammarico. «Ormai Napoli la vivo da turista» dice. Eppure di impegno ce ne aveva messo per portare la sua esperienza di due volte campione olimpico in città. Niente da fare, l’olimpionico Davide Tizzano (nella foto) è stato costretto ad “emigrare” a Formia per poter insegnare sport. «La medaglia d’oro più importante andrebbe a Sandro Cuomo, Franco Porzio, Peppe Marmo perché loro continuano a lavorare con grande coraggio sul territorio nonostante gli ostacoli».

Tizzano, partiamo dalla domanda più banale. Perché ha lasciato Napoli?

«Io mi occupo di gestione di grandi impianti e a Napoli non ce ne sono. Mi sono specializzato nel controllo e nella gestione di modelli abbastanza avanzati e a Napoli perderei tempo. Torno a “casa” solo il sabato e la domenica, faccio il turista. In città ho lavorato da vicepresidente della Canottieri per l’aspetto sportivo, ma professionalmente ho sempre guardato fuori la città perché per quello che faccio io non c’erano i presupposti per lavorare a Napoli».

Nemmeno sul piano sportivo ha avuto modo di lavorare a Napoli?

«Fuori dalla Campania è tutto più facile. Io sono il direttore della scuola olimpica di Formia e sto aprendo qui una scuola di canottaggio. A Napoli troppo spesso le istituzioni sono assenti ed è difficile lavorare. La Regione si sta muovendo per fare qualcosa, ma sono sempre pochi dirigenti politici illuminati. Per il resto ci si affida solo alle rare iniziative private, altrimenti lo sport pubblico è inesistente. Io sono un disilluso, Napoli è una città così complessa che io preferisco farmi 100 chilometri al giorno e andare a Formia». 

Quali sono le “facilities” che ha trovato a Formia e quali, invece, gli ostacoli che hai rintracciato in Campania?

«La struttura di Formia stava chiudendo e avevamo l’obiettivo di pareggiare i conti in 5 anni. Quest’anno abbiamo raggiunto il pareggio di bilancio e dall’anno prossimo avremo degli utili. Perché fare questo a Formia è più semplice? Perché se devo avere un’interlocuzione con qualcuno, alzo il telefono e ricevo risposte. Se chiediamo uno spazio, nel giro di 2 settimane lo riceviamo. In Campania non funziona così». 

Parla per esperienza personale?

«Certo. Valerio Cuomo, il figlio di Sandro, che è una potenziale medaglia olimpica per Parigi 2024, ha fatto spesso il “giro delle tre chiese” per allenarsi, qualche volta è venuto da noi a Formia. Ma anche io ho avuto forme di “limitazione”. Io volevo fare una scuola di canottaggio alla Reggia come c’è a Versailles, non mi è stato concesso. Volevo realizzare una scuola per bambini e per diversamente abili, ma il comune di Caserta ha votato una delibera in cui ha spiegato che ha una funzione contemplativa e questo progetto non si poteva fare. Dopo questa delibera sono andato a Formia e l’ho realizzata qua. A me non dispiace per me, ma per i ragazzi che sono costretti ad andare via perché qui non possono fare sport come dovrebbero come Alessandro Velotto che si è dovuto trasferire a Recco ». 

Lei si era candidato alla presidenza del Circolo Canottieri. Era un ultimo tentativo per provare a lavorare a Napoli?

«Mi ero candidato non per una mia aspirazione personale ma perché mi era stato chiesto dai soci per risollevare la parte sportiva. L’anima sociale ha prevalso e non c’è stata quella ventata di novità e quella mentalità più aziendalista che avrei portato io, puntando sull’attivi sportiva».