di Bruno Pavone

NAPOLI. «Noi siamo una squadra, se sono buoni me ne prendo quanti ne vuoi”. Così dicevano al telefono alcuni degli indagati. C’era il procacciatore di ‘danni’, ovvero di sinistri stradali. Quello che si occupava di reclutare i testimoniche avrebbero dovuto raccontare al giudice di essere stati presenti al momento dell’incidente. Chi invece era in contatto con chi poteva reperire false perizie di danni arrecati alle vetture. E così, nel giro di poche ore la truffa era bella e confezionata. Un sistema che appariva quasi perfetto se non fosse stato che le compagnie assicurative che versavano migliaia e migliaia di euro non hanno studiato perbene quei fascicoli e hanno scoperto con i loro ‘007’ che mol-ti dei testimoni erano sempre gli stessi, che gli avvocati erano sempre gli stessi, che le richieste di danni erano uguali ad altre richieste e sempre di 3.035 euro e 33 centesimi. C’era uno scooter Sh che aveva subito non meno di otto incidenti. Poi come se non bastasse anche l’Ordine degli Avvocati di Napoli aveva avuto segnalazioni da altri professionisti di come lavoravano alcuni dei loro colleghi. 

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