NAPOLI. Tre sparatorie, una in aria e due contro alcuni negozi dell’Arenella, per marcare il territorio e indirizzare un messaggio di potenza a chi poteva e doveva capire.  L’avrebbero lanciato alla fine dell’anno scorso gli uomini del clan Polverino, originario di Marano ma capace nel tempo di espandersi ai Camaldoli e nel quartiere bene di Napoli sorto sulla collina del Vomero. In un’occasione invece, a sparare sarebbero stati affiliati agli Esposito del rione Sanità, interessati a un’opera di penetrazione nel territorio. Circostanza che non deve meravigliare più di tanto: la distanza tra i due quartieri è soltanto apparente perché in linea d’aria è di pochi chilometri.Si tratta molto più di ipotesi investigativa, quasi certezze per gli inquirenti e gli investigatori che le hanno messe nero su bianco nel corso delle indagini sul gruppo Cimmino fino all’emissione delle ordinanze di custodia cautelare del 20 luglio scorso. Un’inchiesta poi parzialmente smontata dal tribunale del Riesame, che ha annullato i provvedimenti restrittivi per il ras Luigi Cimmino e il genero Pasquale Palma. Il capo ora è libero, va sottolineato, senza alcuna misura a carico. E non c’è prova, da un punto di vista giudiziario, che diriga un’associazione camorristica. Gli atti intimidatori, l’ultimo dei quali il 10 novembre 2014, sono stati oggetto di minuziosi accertamenti da parte degli investigatori. I quali, oltre ad acquisire le immagini di telecamere pubbliche e private, hanno raccolto fonti confidenziali ritenute affidabili. PER APPROFONDIRE clicca qui