NAPOLI. «Ci troviamo in uno dei luoghi più suggestivi della città. A sinistra il Castel dell’Ovo, i grandi alberghi, e quasi sotto i vostri piedi l’arco borbonico, foce di acque bianche del vecchio impianto Ottocentesco usato anche come approdo per le piccole barche che andavano a Santa Lucia». I ragazzi della classe proveniente da Cremona in gita scolstica annuivano sentendo la spiegazione della loro insegnante. Poi tra un selfie e un altro hanno chiesto di avvicinarsi al mare: «Si scende da lì» ha detto uno indicando la scalinata di Colonna Spezzata. Ovviamente quando la docente che li accompagnava ha visto in che stato era la scala e parte del muro ha invitato i suoi alunni a tornare indietro perchè era pericoloso.
In realtà non sanno che quella è una delle spiaggette più affollate della città e che in caso di matrimoni proprio quella scalinata e quell’angolo di mare diventano cornice ideale per un book fotografico nuziale. O meglio diventavano. Perchè da quando scalinata e muro sono a pezzi, in frantumi, nemmeno gli sposi più ostinati vogliono più quello scorcio come sfondo. 
Nel 2014 una violenta mareggiata abbettè e portò via parte del muro e della balaustra in piperno sottostanti il monumento della Colonna Spezzata, in piazza Vittoria. Da allora sono trascorsi cinque anni. La situazione si è aggravata semmai perchè anche parte delle scale sono state transennate e, ma solo in teoria, interdette all’accesso. 
In realtà su quelle scale si sale e si scende senza alcun problema. «La scorsa estate, e anche la prossima, così come da anni, questo fazzoletto di spiaggia si riempirà di bagnanti, di persone che non potendosi permettere di pagare per entrare in un lido- ha ricordato Carla Borresi, presente al flash mob e residente a Chiaia - ricorrono alle spiagge libere. Questa è una di quelle. Il problema è che in queste condizioni è pericolosa. Io voglio passare anche sopra al recupero di un monumento, di un bene storico e architettonico della città, ma sul pericolo come si fa a sorvolare? Come si fa a far finta di niente? Perchè non penso proprio che al Comune siano convinti che basta un cartello di divieto per non far scendere più in spiaggia». In verità con la scolaresca di Cremona è stato così, con i napoletani a metterci la mano sul fuoco si rischiano ustioni di terzo grado.